------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- Subject: Re: IMLI: comunicazione uno-a-uno... From: Marco Deveglia >From: Fabio Metitieri > Chi frequenta Internet e' [...] molto >piu' attento alla possibilita' di essere schedato "a gratis" [...] > al supermercato che ho sotto casa, il cliente medio >non ha problemi ad usare il tesserino che registra ogni volta la >composizione della sua spesa, anche se quasi mai riceve qualcosa >in cambio. Io il tesserino lo uso, e con dati falsi, solo quando >compero un prodotto sul quale la tessera garantisce lo sconto. >Non so se ci sono studi in merito, ma a me la cosa sembra lapalissiana. Non mi sembra lapalissiano che una persona usi un tesserino di sconto con dati falsi: e se dovessi ricevere qualche premio a casa come fai? Mi pare che ti sfugga (non e' un tuo problema, ma di chi gestisce le promozioni!) l'obiettivo di chiedere dati: non per schedare (e a che pro? Schedare costa), ma per avere informazioni in modo da servire meglio. Che poi i supermercati attualmente non lo facciano, e' un problema di arretratezza del sistema GDO italiano: all'estero le informazioni registrate nelle loyalty card vengono usate. Comunque non e' affatto vero che i clienti dei supermercati danno i dati "a gratis" senza ricevere niente. Cosi' possono raccogliere dei punti e avere in cambio dei premi oppure sconti "riservati". >L'awareness degli utenti Internet sul valore (valore economico) dei propri >dati personali, anyway, e' ben descritta in "Net Gain" (libro peraltro >molto criticabile). >Le ultime dichiarazioni di Ira Magaziner, che sostiene che gli utenti >Internet devono autotutelarsi, indicano che il governo Clinton seguira' >la stessa impostazione. A parte le pippe degli americani sulla privacy (indubbiamente meglio tutelata li' di qua) di nuovo non cogli il punto della faccenda: dare informazioni su di se e i propri consumi, permette di avere un servizio migliore, quindi e' un vantaggio. Se non la pensi cosi', basta che non dai i tuoi dati, e otterrai il solito trattamento indifferenziato di sempre. > >E' su questo che non concordo. >Prova a rovesciare l'ottica: non sei tu che devi tracciare i profili >degli utenti, ma sono gli utenti che devono avere il tuo. Quindi, e' >essenziale descrivere quale "servizio" viene fornito dalla newsletter, >in modo che chi e' interessato possa scegliere di riceverla. Le attivita' di marketing devono essere targettizzate, quindi serve proprio tracciare il profilo del tuo utente, in modo da: - non spendere soldi su persone che non saranno mai clienti o buoni clienti - migliorare prodotti e offerte a partire dai bisogni dei potenziali clienti Lo so che quest'ottica sembra rovesciata per un utente, ma e' l'ottica corretta che deve avere chi fa marketing. Per l'utente la pubblicita' interrompe il film. Per il marketer il film e' solo l'intervallo tra una pubblicita' e l'altra. > >>Giustissimo, ma l'acquisizione di informazioni sui prospect (e sui >>clienti) e' la base per essere _rilevanti_ oltre che interattivi (nessuno >>ha voglia di ricevere messaggi che non lo interessano). > >Ripeto: descrivi tu la tua newsletter ai clienti, e rinuncia, almeno >in prima battuta, a chiedere loro dei dati. Oppure, per ogni dato >richiesto offri qualcosa in cambio. Come Amazon: se mi dici che ti >interessano solo i criceti e la vela d'altura, io ti tengo informato >solo sulle nuove pubblicazioni su questi argomenti, il che e' molto >comodo. Ma se ti chiedo il sesso o la fascia di eta' o la professione? >Perche' mai dovresti rispondermi? Se, per esempio, io posso personalizzare la mia newsletter per le donne, oppure per gli uomini. Oppure inserire contenuti differenziati per professione. Farlo con una newsletter via e-mail costa pochissimo, ma si fa da anni anche su newsletter e magazine stampati (in USA). > >Sono pessimista sulla possibilita' di richiedere agli utenti dei dati >"significativi" al momento dell'iscrizione o comunque senza offrire >loro nulla in cambio. Cosa che, in effetti, non fa nessuno, neppure tu, >mi pare. Hai perfettamente ragione: devi dare qualcosa in cambio. Ma quel qualcosa e': dammi i dati, in modo che posso darti un prodotto (in questo caso newsletter) personalizzato. Oppure un regalo personalizzato. O comunque posso servirti meglio che se non avessi i tuoi dati. Insomma, i tuoi dati li uso concretamente non per schedarti, ma per servirti meglio (chemmifrega di sapere cose su di te, se non per venderti meglio i miei prodotti?). Marco Deveglia O P E N M I N D S Marketing in the Digital World Address: via Bullona 10 - 20154 Milan, Italy Phone: 39-2-31.15.70 - 39-2-34.47.08 [fax] Email: mail@open-minds.com ------------------------------------------------ GoldMine Authorized Partner - www.goldminesw.com * Partecipate al seminario "Internet e il Marketing" - Padova 27/4/98 * ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Fabio Metitieri Subject: Re: IMLI: comunicazione uno-a-uno... Ciao a tutti, Marco Deveglia: >Non mi sembra lapalissiano che una persona usi un tesserino di sconto con >dati falsi: In un supermercato no, hai ragione, ma in rete la filosofia e' quella. E se ce l'hai in rete, te la porti dietro anche al supermarket... per me sarebbe inconcepibile usare un tesserino con dati veri, a meno che un'offerta molto vantaggiosa non mi costringa a farlo. Ma finora non ne ho mai vista manco una (problema dei promozionisti, hai ragione, non mio ;-) >e se dovessi ricevere qualche premio a casa come fai? Appunto. O mi dai qualcosa in cambio, o io i miei dati non te li dico. Mi pareva di essere stato chiaro. Anyway, se vuoi mandarmi qualcosa a casa (grazie ;-) potrei dirti il mio indirizzo ma falsificare ad esempio il sesso e l'eta', o raccontarti palle su che cosa leggo. >Mi pare che ti sfugga (non e' un tuo problema, ma di chi gestisce le >promozioni!) l'obiettivo di chiedere dati: non per schedare (e a che pro? >Schedare costa), Eddaiii.... Sara' anche vero che costa, ma uno schedario ben fatto ha un valore (commerciale) non indifferente. E questo e' ancora piu' vero in rete che al supermercato. Il punto e' proprio questo: al supermercato puoi contare su acquirenti che non capiscono il valore (economico) dei loro dati, e quasi sempre te li regalano. In rete se vuoi i dati di un utente li devi "comperare" (in senso molto lato, naturalmente). >Comunque non e' affatto vero che i clienti >dei supermercati danno i dati "a gratis" senza ricevere niente. Cosi' >possono raccogliere dei punti e avere in cambio dei premi oppure sconti >"riservati". Be', spesso i "premi" si pagano (incredibile ma vero), e quindi sono poco interessanti, e gli sconti sono molto rari, solo su qualche prodotto. Se aggiungi che a casa, a parte qualche noiosissimo "depilant", non ti spediscono nulla, perche' mai dovrei raccontargli quali quotidiani leggo e permettere che questo dato venga incrociato con quale e quanta pasta consumo alla settimana, per sapere come funziona la pubblicita' che vedo sul giornale? (E quanto vale questa informazione? Quanto costa un'analisi di questo tipo? Ma credi davvero che i potenziali consumatori, almeno in rete, queste cose non le sappiano?) >A parte le pippe degli americani sulla privacy (indubbiamente meglio >tutelata li' di qua) Di pippe sulla privacy, mi pare, ce ne stiamo facendo molto piu' in Italia che negli USA (e non emetto giudizi in merito, non dico che sia meglio o peggio). Ripeto: gli usa stanno decidendo, pare, che i consumatori, almeno in Internet, si devono tutelare da soli. >di nuovo non cogli il punto della faccenda: dare >informazioni su di se e i propri consumi, permette di avere un servizio >migliore, quindi e' un vantaggio. Se non la pensi cosi', basta che non >dai i tuoi dati, e otterrai il solito trattamento indifferenziato di >sempre. Non ci capiamo. Avevo appunto scritto che o mi offri qualcosa, o io non ti do i miei dati. E non e' un problema di privacy, e' solo che io so che i miei dati possono procurare a te un vantaggio, e quindi voglio anch'io qualcosa. Un servizio migliore? Va bene, purche' sia vero. Quanti lo fanno in Italia? Nei supermercati, di certo nessuno. E in rete? Chi in Italia? Secondo me nessuno. >Le attivita' di marketing devono essere targettizzate, quindi serve >proprio tracciare il profilo del tuo utente, in modo da: >- non spendere soldi su persone che non saranno mai clienti o buoni >clienti >- migliorare prodotti e offerte a partire dai bisogni dei potenziali >clienti >Lo so che quest'ottica sembra rovesciata per un utente, ma e' l'ottica >corretta che deve avere chi fa marketing. Tua opinione. Io ti sto dicendo che in rete questo non funziona. Ai posteri l'ardua sentenza, ma pensavo che almeno fosse chiaro, anche ai markettari piu' tradizionali e piu' incalliti, che Internet non ha il telecomando e non e' paragonabile alla televisione come fai tu: >Per l'utente la pubblicita' >interrompe il film. Per il marketer il film e' solo l'intervallo tra una >pubblicita' e l'altra. Scusate se sono stato noioso e ripetitivo, ma mi pare che proprio non ci si capisca. Passo. Ciao a tutti, Fabio. -- Fabio Metitieri Email: yukali@tin.it "Incontri virtuali": http://space.tin.it/computer/fmetitie ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Salvaggio Subject: Comunicazione one-to-one Credo che i questionari siano un po' noiosi per l'utente a causa delle perdite di tempo nella compilazione, o anche per la privacy; ritengo invece che le newsletters e le mailing lists "aziendali" siano molto piu' utili e funzionali per l'utente e per l'azienda; sono convinto che rappresentino una sorta di "comunita' virtuale" che spingono ad avere un contatto pluridirezionale. Prendiamo il caso dei siti che oramai tutte le aziende (medie e grandi) attivano in rete in modo costante. Vediamo che ad ogni grande marca corrisponde un sito "ufficiale" o "istituzionale". Questi siti, perlopiu' dedicati alla comunicazione di marca sembrano delle brochure o delle monografie dell'azienda che si presenta in rete, sia sul piano dei contenuti che sulla struttura comunicativa; troviamo la storia dell'azienda, la struttura, l'organizzazione, la filosofia o la mission aziendale e anche la descrizione dei prodotti stessi. Ma quanti creano all'interno dei forum di discussione sui prodotti e/o sull'assistenza? Secondo me, occorre sviluppare, la strategia di marca e di prodotto, pianificando quella che io definisco "la nuova retorica comunicativa". Antonino Salvaggio salvaggio@iol.it ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Giorgio Rosa Salva Subject: Re: IMLI: comunicazione uno-a-uno... Marco Deveglia risponde a Fabio Metitieri: >Lo so che quest'ottica sembra rovesciata per un utente, ma e' l'ottica >corretta che deve avere chi fa marketing. Per l'utente la pubblicita' >interrompe il film. Per il marketer il film e' solo l'intervallo tra una >pubblicita' e l'altra. Forse un punto di equilibro tra la sensibilita' di Fabio Metitieri e l'impostazione marketing -senz'altro piu' corretta - di Marco Deveglia puo' essere trovato a partire da un'osservazione: Puo' essere che - sulla rete - per il marketing il film non sia piu' l'intervallo tra una pubblicita' e l'altra; probabilmente il film e' diventato anche potenziale pubblicita'. La metafora puo' essere agevolmente estesa: tutto quello che facciamo sulla rete e' contemporaneamente film e pubblicita'. Il livello di tolleranza alle "interruzioni" e' molto piu' basso - meglio: tende a zero - e la nuova abilita' potrebbe essere quella di orchestrare attivita' e comunicazioni che *siano* e non solo sembrino interessanti per tutti gli attori. Piu' facile a dirsi che a farsi, ma temo che punti, premi e sconti possano non bastare piu'; d'altro canto, continuo a pensare che ci siano molte altre esigenze delle aziende che possono essere soddisfatte, oltre alla vendita immediata. La gente effettivamente puo' non desiderare di lasciarci i dati di cui in realta' abbiamo bisogno, ma sicuramente ama far parte di una comunita' (un po' come facciamo noi, qui in questa lista?). Saluti, Giorgio Rosa Salva ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Marco Parmigiani Subject: La cultura della Rete Leggo questa lista da tempo ma ancora, tranne qualche raro caso, non ho sentito nessuno dire chiaramente come *deve* essere inteso il marketing sulla rete. Credo che se non ribaltiamo completamente la logica di mercato, quella per intenderci dei grandi numeri e del risultato fine a se stesso, non si arrivera' a nulla. E' chiaro a tutti che manca ancora la ''cultura della rete'', e che quando si cerca di vendere siti web alle aziende si passa per ''venditori di pubblicita''', perche' purtroppo la pubblicita' e' l'unica cosa su cui le aziende riescono a ragionare. Non bisogna assolutamente scendere a compromessi mettenedosi a discutere in questi termini, so per esperienza che e' difficile ma e' certo solo cosi' che possiamo far comprendere lo spirito della rete. Il marketing uno-a-molti non ha nessun senso su internet, la cui peculiarita' e' proprio quella di essere uno strumento ''inter-creativo'', cioe' fatto di interazione e creativita'. E non parlo solo di cura e fidelizzazione del cliente, ma di contatto ''umano'' diretto che mira sia alle esigenze pratiche del cliente, sia al bisogno di capire e comprendere meglio cio' che gli offriamo e, anche, *chi* glielo offre. Si parla spesso di statistiche senza rendersi conto che in questa ottica non hanno nessun senso; certo migliaia di ''impressions'' danno un ritorno commerciale, ma non potevamo realizzare questo scopo con qualsiasi altro media? Magari gia' collaudato con risposte ''sicure''. Perche' scomodare la rete? Possiamo invece *sapere e soprattutto capire* chi e' il nostro interlocutore ed instaurare un dialogo e un rapporto ''personale''; e' questo che la rete ci consente di fare; e' questa la ''rivoluzione marketing'' che tutti, spero, ci attendiamo. E invece di inventarci un nuovo linguaggio della rete con termini come banner, hit, impression, jump page, etc... facciamo un passo indietro, usiamo il linguaggio *proprio* della rete, quello che parla di rapporti umani, scambio di informazioni, crescita culturale. Ri-inventiamoci il mercato del ''dare per avere'', quello dello ''scambio'' che, per intenderci, apparteneva e appartiene ancora alle culture definite ''primitive''; primitive non certo per i contenuti umani di cui abbiamo tutto da imparare. Insomma la tecnologia al servizio dei processi umani e non viceversa; certo bisogna proprio ricominciare da capo, soprattutto nella nostra cultura occidentale in cui domina la fretta e il ritorno commerciale e' valutato esclusivamente in termini monetari e quasi mai in termini di ricchezza di rapporti, di scambio, di crescita, di voglia di far bene il proprio lavoro. E' cosi' che io intendo *la rete*. Buon lavoro! -- Marco Parmigiani (Direttore Commerciale) tel 0331/480636-504185 fax 0331/480636 e-mail: promo@interweb.it http://www.interweb.it INTERWEB-Via Adua,4 21053 Castellanza (VA)-ITALY ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Alessandro Ghezzer Subject: Posizione del server Una domanda agli "espertoni": ai fini della *visibilita'* nel mondo, quanto e' importante la posizione fisica del server sul quale e' stato realizzato il nostro sito? Ovverossia: e' piu' "visibile" un sito su un server americano o uno italiano, o la cosa e' inifluente? Se non lo e', quali sono le ragioni di questa differenza? Altra domanda: avendo necessita' di trasmettere in "RealVideo" ed essendo le linee telefoniche italiane non propriamente velocissime, e' il caso di pensare di realizzare il sito all'estero o no, e se si dove??? Grazie per l'attenzione! Ciao, Alex. * A&R - ANDATA & RITORNO rivista dedicata ai viaggi http://www.asteria.it/ar.htm * VIDEOCORSO RAPIDO PER ASPIRANTI CAMERAMEN http://www.asteria.it/ar/cam/cam.htm * JAZZ PORTRAITS - RITRATTI JAZZ http://www.asteria.it/ghezzer.htm * MY HOME PAGE http://www.asteria.it/ghezzer/home/alex.htm ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Marco Deveglia >From: Fabio Metitieri >Non ci capiamo. Avevo appunto scritto che o mi offri qualcosa, o io non >ti do i miei dati. E non e' un problema di privacy, e' solo che io so >che i miei dati possono procurare a te un vantaggio, e quindi voglio >anch'io qualcosa. Un servizio migliore? Va bene, purche' sia vero. >Quanti lo fanno in Italia? Nei supermercati, di certo nessuno. >E in rete? Chi in Italia? Secondo me nessuno. >Scusate se sono stato noioso e ripetitivo, ma mi pare che proprio non ci >si capisca. No, no, ci capiamo perfettamente, invece. Se non ricevi niente in cambio, perche' dovresti dare i tuoi dati? Hai ragione, come hai ragione sul fatto che in Italia supermarket o rete, poco importa, spesso si raccolgono dati senza dare del valore reale in cambio, ma, ancora peggio, senza usarli neanche per dare valoro all'azienda. Insomma, perdite di tempo e denaro per tutti. Pero' non dovrebbe andare cosi': il nuovo "marketing personalizzato", one-to-one, parte dal presupposto che solo conoscendo - singolarmente - ogni cliente possiamo soddisfarlo a tal punto da fidelizzarlo. Morale: chiedete i dati su Internet solo se sapete come usarli per soddisfare meglio i vostri clienti attuali o potenziali. L'obiettivo non e' raccogliere dati, e' soddisfare i clienti. >Credo che i questionari siano un po' noiosi per l'utente a causa delle >perdite di tempo nella compilazione, o anche per la privacy; ritengo invece >che le newsletters e le mailing lists "aziendali" siano molto piu' utili e >funzionali per l'utente e per l'azienda Lo possono essere molto di piu' se, grazie a un semplice "e un po' noioso" questionario, raccogliamo informazioni dai potenziali lettori per realizzare strumenti di comunicazione (newsletter a anche mailing list) piu' mirati e rilevanti per il pubblico che le legge. >La gente effettivamente puo' non desiderare di lasciarci i dati di cui in >realta' abbiamo bisogno, ma sicuramente ama far parte di una comunita' (un >po' come facciamo noi, qui in questa lista?). Attualmente sto interessandomi ai Recommendation System tipo WiseWire, NetPerceptions e FireFly. Sono quei sistemi software che suggeriscono prodotti, servizi, siti o documenti che possono essere interessanti per uno specifico utente, partendo dalle sue preferenze (esplicitate, ma anche "inferite" dai suoi comportamenti sul sito) messe a confronto con quelle di altri utenti. Questi sistemi usano informazioni date da noi, sulle nostre preferenze, ma le usano per dare concretamente un servizio migliore (e quindi per fidelizzare al sito). Provate il servizio di Recommendation di Amazon: funziona veramente, vi proporra' libri che magari stavate pensando di comprare (come e' successo a me). Questo settore del software per Internet marketing permette di realizzare concretamente i sistemi di marketing one-to-one di cui si parla da qualche anno e mostrano, a mio avviso, come sara' l'interazione venditore-compratore del futuro, con agenti intelligenti che imparano i nostri gusti e ci danno suggerimenti validi. Come, del resto, gia' aveva scritto Negroponte "ben" tre anni fa. Il futuro del marketing e' certamente lontano dal mass marketing (stessa offerta per tutti) e va - grazie all'informatica e a Internet che e' un canale efficiente di comunicazione - verso la personalizzazione delle offerte, dei prodotti, della pubblicita'. "Grande Fratello"? No, piuttosto, basta con la pubblicita' irrilevante, indesiderata, invadente. Io credo che tra quindici anni ci sembrera' strano vedere pubblicita' che non ci interessano. Marco O P E N M I N D S Marketing in the Digital World Address: via Bullona 10 - 20154 Milan, Italy Phone: 39-2-31.15.70 - 39-2-34.47.08 [fax] Email: mail@open-minds.com ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Fabio Metitieri Subject: comunicazione sensibile Ciao a tutti, Giorgio: >Forse un punto di equilibro tra la sensibilita' di Fabio Metitieri ;-))) Scusate la risata.... io, almeno in rete, sono noto come flamer incallito, molto aggressivo e tutt'altro che sensibile. Di solito mi si accusa (a torto, giuro...) di essere uno schiacciasassi. Come ben sa Luca Sambucci, con cui litigo in rete da almeno quattro anni (da quando lui ha iniziato ad usare Internet... ;-) Ma non c'e' bisogno di essere sensibili per capire che in Internet le logiche da supermercato o da telecomando non funzionano... Gli esperti pubblicitari, evidentemente, navigano poco e hanno qualche difficolta' a cogliere i toni di una discussione. >e l'impostazione marketing -senz'altro piu' corretta - di Marco Deveglia Piu' corretta? Si', fuori rete, forse. Scusate se mi ripeto, ma o si capisce che Internet e la televisione richiedono modelli e progetti diversi, o la pubblicita' in rete non avra' grandi successi, non in Italia. Negli USA (mi dispiace parlare bene degli USA, ma...) un mix - di successo anche se a volte un po' pasticciato - tra governo, ricerca pubblica, grandi corporation e "libero" mercato sta cambiando, non senza errori e ripensamenti, la comunicazione aziendale in rete, e qualche "piccolo" risultato inizia a vedersi. In Italia su questo siamo ancora un po' indietro; evidentemente molto piu' di quanto pensassi >Puo' essere che - sulla rete - per il marketing il film non sia piu' >l'intervallo tra una pubblicita' e l'altra; probabilmente il film e' >diventato anche potenziale pubblicita'. Si', questo e' un buon esempio. Ma il passo da compiere e' ancora un altro: ragionare solo in termini di offerta e di interazione con il "consumatore", lasciando da parte la muffa degli spot. Ma insomma: se hai bisogno di uno spot, perche' non usi la televisione? Funziona benissimo. Internet, invece, con gli spot non va. >e la nuova abilita' potrebbe essere quella di orchestrare attivita' e >comunicazioni che *siano* e non solo sembrino interessanti per tutti gli >attori. Su questo siamo perfettamente d'accordo. >Piu' facile a dirsi che a farsi, ma temo che punti, premi e sconti possano >non bastare piu'; E anche su questo concordo in pieno, se eliminiamo dalla tua frase il "temo", e se specifichiamo, ad esempio, che gli sconti sono la principale ragione del successo di Amazon. >d'altro canto, continuo a pensare che ci siano molte >altre esigenze delle aziende che possono essere soddisfatte, oltre alla >vendita immediata. Un altro punto molto vero e molto interessante. Qui il discorso e' ancora tutto da inventare, e trovare le tante piccole formule che, in un'ottica aziendale tutta da rifare, possono trasformare Internet da esperimento a medium strategico, richiedera' molto lavoro e una creativita' che ancora non si vede, non in Italia. Peccato. Ciao a tutti, Fabio. -- Fabio Metitieri Email: yukali@tin.it "Incontri virtuali": http://space.tin.it/computer/fmetitie ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: chiara zaltron Subject: Brand awareness on the Web Ciao a tutti, mi chiamo Chiara e sono una studentessa di Economia e Commercio. E' da un po' di tempo che sono iscritta alla lista anche se questo è il mio primo intervento. Ho letto l'intervento di Salvaggio riguardo la possibilità di incrementare il valore della marca in Internet e devo dire di essere molto interessata all'argomento visto che stò preparando una tesi su questo. Volevo fare una domanda. Non cambia un pò il ruolo della marca in Internet rispetto a quello che può avere nei media tradizionali? Questo grazie alla possibilità di utilizzare le comunità virtuali come mezzo per sviluppare nei consumatori un senso di appartenenza alla stessa e grazie alle innumerevoli informazioni che si possono avere. Un secondo punto. E' vero che allo stato attuale può essere più semplice incrementare il valore di una marca già esistente piuttosto che crearne una nuova, ma penso che per determinati prodotti o servizi sia ugualmente possibile. Spero in qualche risposta che mi sarebbe molto utile. Ringrazio tutti per l'attenzione Chiara Zaltron _________________________________________________________ DO YOU YAHOO!? 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Chiaramente deve garantire al venditore che molte persone vedranno il suo annuncio, e, possibilmente, persone che siano potenziali clienti. Cosi' funzionano i giornali e la tv, cosi' funziona anche Internet. Certo, Internet e' diversa dalla tv o dai giornali perche': a) raggiunge un numero minore di persone (tutte quelle senza un computer sono escluse) b) puo' segmentare molto meglio il target, fino ad arrivare a un messaggio specifico per ogni persona (a costi ragionevoli) c) puo' trasmettere un messaggio molto piu' ricco di informazioni e di "motivazioni d'acquisto", che permette un'interazione che gli altri mezzi non offrono, fino ad arrivare a distribuire materialmente il prodotto Pero' anche un sito Internet, come un giornale, come la tv, si finanzia fornendo "contatti" agli investitori pubblicitari. Saranno contatti selezionati, pieni di informazioni, interattivi, ma sempre contatti sono. Non confondiamo la forma (Internet permette di comunicare in modo effettivamente nuovo) con la sostanza (Internet viene usata per vendere prodotti come qualsiasi altro mezzo di comunicazione). Marco Deveglia O P E N M I N D S Marketing in the Digital World Address: via Bullona 10 - 20154 Milan, Italy Phone: 39-2-31.15.70 - 39-2-34.47.08 [fax] Email: mail@open-minds.com