------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- Subject: Re: IMLI: comunicazione sensibile From: Marco Deveglia Evidentemente non sono stato chiaro nel mio intervento. Su Internet probabilmente non funzionano molte delle forme di pubblicita' che si usano oggi. Non funzionano gli spot, almeno finche' non ci sara' una larghezza di banda accettabile (ma se ci fosse uno spot personalizzato? C'e' un vecchio articolo di Wired a questo proposito).Attualmente funzionano gli annunci a risposta diretta che sono nati cento anni fa (su Internet si chiamano Banner). Certamente ci sono anche nuovi tipi di marketing communication che sostanzialmente usano il fatto che la rete e' gestita via software per creare comunicazione personalizzata e interattiva (in questo senso i Recommendation Systems sono lo sviluppo piu' interessante). Quello che non cambia e' perche' fare pubblicita', chi fa pubblicita' e che rapporto c'e' tra pubblicita' e spettacolo (e informazione). Mi sembra che discutere di questo argomento e con queste argomentazioni sia comunque un po' sterile e teorico. Siamo tutti utenti della rete, come funziona la rete lo sappiamo, la rete non e' la tv, quindi andiamo avanti. Marco O P E N M I N D S Marketing in the Digital World Address: via Bullona 10 - 20154 Milan, Italy Phone: 39-2-31.15.70 - 39-2-34.47.08 [fax] Email: mail@open-minds.com ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- Subject: Re: IMLI: comunicazione uno a uno From: Marco Deveglia >Penso che queste opportunita' tecniche, per quanto finora poco sfruttate >nel nostro paese, ci spingano a modificare l'ottica con cui affrontare >il problema: forse non ha piu' senso chiedersi se all'utente conviene >fornire i propri dati in cambio di qualcosa di vantaggioso, dal momento >che numerose informazioni sul suo conto sono raccolte ugualmente e, >nella maggior parte dei casi, a sua insaputa. Anche se si puo' fare, non e' detto che sia la cosa migliore da fare. Ha poco senso raccogliere dati "di nascosto" per creare una relazione con il visitatore. Arrivera' sempre il momento che questo domandera' "Scusi, come sa che mi piace questo?". Pero' il tuo intervento fa uscire un elemento che, io do' per scontato, ma forse in un'ottica di marketing tradizionale non lo e'. Il punto e' questo: le aziende devono cercare di avere rapporti solo con i loro *migliori* clienti attuali e potenziali. Non con tutti. E' verosimile che - quando l'azienda richiede i dati a fronte di un "qualcosa" - e l'utente dice "no", non sia particolramente interessato ai prodotti dell'azienda e quindi non sia il cliente giusto da avere nel database di marketing. Dire "non ti do' i dati" e' gia' informazione per l'azienda. Avrebbe poco senso che l'azienda catturasse dati "di nascosto" su clienti non interessati e quindi interessanti. D'altra parte e' invece corretto usare questi dati "nascosti" per integrare e completare il profilo dell'utente "disponibile" in modo da richiedergli uno sforzo ancora minore. Se i dati inferiti in questo modo rendono l'interazione ancora piu' piacevole sono ben raccolti, se invece cercano di sostituire la raccolta "volontari" falliscono l'obiettivo. Che non e' raccogliere dati, ma avere una relazione con i migliori clienti. Marco O P E N M I N D S Marketing in the Digital World Address: via Bullona 10 - 20154 Milan, Italy Phone: 39-2-31.15.70 - 39-2-34.47.08 [fax] Email: mail@open-minds.com ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: "Antonio Tombolini" Subject: R: IMLI: push e dati personali >From: Fabio Metitieri > >Ciao a tutti, > >Lara Martini: >>se ci sia una domanda per tali servizi - basta considerare le >>difficolta' in cui è oggi il push, che sembrava un'ottima soluzione. >>Probabilmente, ciò dipende anche dall'effettiva immaturità dell'offerta: >>le aziende italiane non hanno ancora capito l'uso di certi strumenti, ed >>in molti casi nemmeno come trarre indicazioni utili dai dati che raccolgono. > >Sospetto che tu abbia ragione. E' curioso come gente che vive e studia e si interessa di marketing attribuisca con disinvoltura l'insuccesso di questa o quella tecnica, di questo o quel mezzo, al cliente, e cioe' alle aziende. Internet non va a scopo business in Italia? Colpa delle aziende che non capiscono internet. La tecnologia push e' stata - finora - un flop? Colpa della immaturita' dell'offerta. Mi pare di sentire certi autori di certi libri che nessuno compra perche' sono "troppo avanti"! A quando un po' di umilta'? Forse le aziende non utilizzano internet al meglio solo perche' non c'e' una storia di utilizzo al meglio. Perche' nessuno mostra loro realizzazioni di successo, magari americane. Perche' tutti puntano sullo spennare il pollo con costi assurdi di housing e/o di hosting. Perche'.... Ma quello che volete: pero', in una list sul marketing, per favore, prima di dare la colpa al cliente, pensiamoci un po'! Ciao :-) Antonio Tombolini ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Mauro Lupi Subject: Re: IMLI: Costi per un buon servizio di Marketing on line >volevo chiedere a voi, (sicuramente piu' informati circa i >strumenti per eseguire una corretta pubblicita' su internet) dopo che >l'utente spende una cifra per la creazione di un sito, quali sono i costi da >sostenere per una efficace azione di marketing ? >Esiste qualcosa per rendere visibile il sito ? Se si', quanto potrebbe >costare all'utente finale ? >Esiste qualcuno che fa' servizi del genere ? Potete indicarmi qualche >indirizzo per poter chiedere delle informazioni ? E, in ultimo, credete che >l'azienda riesca ad apprezzare e capire questi tipi di servizi ? In merito ai costi: per progetti web medio-piccoli (< 20 milioni), il nostro metro e' in genere: 50% del budget tra hosting e realizzazione sito, 50% promozione e consulenza marketing. Cerchiamo di arrivare a questo mix in modo che il sito abbia degli obiettivi precisi e sia visitato da subito e quindi diventi immediatamente produttivo. In merito agli strumenti, ho quattro aree di intervento principali da suggerire: - inserimento "come si deve" nei motori di ricerca - banner pubblicitari "targettizzati" - comunicati stampa - comunicazione aziendale "Web oriented" Ovviamente sono molte altre le possibilita' di promozione del sito, anche in relazione al target di riferimento dell'azienda. Vorrei inoltre ribadire una cosa forse un po' ovvia: il problema di far visitare il sito bisogna porselo PRIMA di realizzarlo e don DOPO. Affinche' un sito "catturi" gli utenti e li inviti a tornare, deve essere progettato per raggiungere questo obiettivo. I servizi di promozione del sito si utilizeranno poi a sugellare il successo di un sito ben fatto. In merito a chi fa questi servizi: io sono un po' interessato a rispondere ;-) pero' mi sento di suggerire una valutazione accorta dei fornitori di servizi di promozione. Si tratta in parte di tecniche affinate solo di recente e comunque in continua evoluzione. E' sempre opportuno operare un mix di strumenti di promozione che e' difficile trovare da uno stesso fornitore. Buon lavoro e... buon marketing a tutti! Mauro Lupi ---------- Ad Maiora srl Una gamma completa di servizi per la promozione di siti Web http://www.admaiora.com/ Guida Completa ai Motori di Ricerca http://www.motoridiricerca.it/ ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Piero Intonti Subject: Re: IMLI: push e dati personali Ciao Fabio, At 03.14 24/04/98 +0200, you wrote: > >Si', ma l'autoidentificazione nelle comunita' di rete di solito e' tutta >interna alla comunita' stessa... >Quindi in genere non capita di mostrare dati e bollini all'esterno, >come dici tu: > Penso che tu stia confondendo le dinamiche interne di una comunita' con quelle generali. In realta', (non ho approfondito la cosa nel mio intervento precedente perche' sarebbe stato anche un po' noioso, ma la tua replica me ne da l'occasione ora) le dinamiche di gruppo di una qualsiasi comunita' danno vita ad una serie di azioni correlate, frutto di meccanismi appunto di "autoidentificazione" fra i componenti del gruppo stesso e fra i componenti del gruppo e l'esterno. Una delle dinamiche del gruppo verso l'interno e' ad esempio il desiderio di utilizzare un linguaggio comune (anche ermetico alle volte) per comunicare; alle volte ricorre a termini specifici per identificarsi, per esprimere concetti anche semplici, in modo da creare un filtro naturale fra coloro che sono della comunita' e coloro che non vi appartengono. Quando parlavo di "autofidelizzazione" e "autoriconoscimento" mi riferivo proprio a questo. C'e' pero' una dinamica ulteriore che si manifesta fra gli appartenenti ad un gruppo verso l'esterno. Coloro che ne fanno parte e che quindi hanno avuto il riconoscimento "interno" delle caratteristiche di appartenenza tendono a esporla. Potrai non essere d'accordo, ma il web (e non solo) e' pieno zeppo di casi di questo tipo. Cito alcuni esempi presi un po' a caso: - Microsoft si e' letteralmente "inventato" la qualifica di MCP (Microsoft Certified Professional). Avrai certamente notato che non esiste azienda "qualificata" che non inserisca il loghetto relativo su ogni cosa che stampa, pubblica o diffonde. Dando un'occhiata al sito relativo ti accorgerai di come Microsoft sfrutti questo banale meccanismo per fidelizzare a suoni di quattrini gruppi ristretti di sviluppatori sparsi per il mondo (tanto di cappello ai responsabili marketing di quella Azienda). - ci sono siti di natura piu' disparata che si sono messi a fare liste "top ten" di altri siti. Al di la' della serieta' o meno di come la cosa venga gestita, puoi star certo che chi e' nella top ten mettera' un bannerino nella propria home page per dimostrare qualcosa che sappiamo benissimo che dimostra ben poco. - la corel continua ad affermare la propria leadership di mercato sull'ultima release del prodotto Corel Draw affermando che vanta oltre 750 premi internazionali. Nessuno sa quali siano e come funzionino i sistemi di premiazione. - Web Marketing Tools, nuova ed interessante rivista del nostro settore (piccola pubblicita' progresso :o) ) non fa eccezione, e pubblica un modulo rivolto ad "aziende che condividono i nostri obiettivi". Il sistema funziona; mi sono fatto un giretto delle aziende "affiliate" e non ce n'e' una che non esponga il bollino relativo. >>Diamo tutta questa pappa al responsabile marketing di un'azienda e lo >>faremo felice. > >..la pappa gli verra' data solo se lui offre in cambio qualcosa. non e' detto... non e' detto...:) >Non sono d'accordo. Una cosa sono le comunita' che si creano >spontaneamente, mentre altra cosa, completamente diversa, sono i >tentativi di un'azienda di creare una comunita' di suoi utenti. >I problemi da affrontare con eventuali iniziative di marketing >sono molto differenti nei due casi. Giusto, ma tu (e rispondi onestamente senno' ti crescera' il naso) sei in grado di distinguerne "sempre e comunque" la differenza? Riusciresti davvero a capire il limite fra gli interessi personali e quelli economici? Sono curioso di sapere come... :) Buon lavoro. Piero Intonti Web design srl |Piero Intonti Via De Napoli 2/a |intonti@webdes.com 70121 - Bari |infodesk@webdes.com tel. 080/5576911 | ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Gianni Lombardi <100341.3647@compuserve.com> Subject: IMLI: Il fattore prezzo >Fabio Metitieri: >>E anche su questo concordo in pieno, se eliminiamo dalla tua frase >>il "temo", e se specifichiamo, ad esempio, che gli sconti sono la >>principale ragione del successo di Amazon. > > Davide Dellacasa >Ho spesso sentito dire che il successo di Amazon nasce principalmente >dallo sconto, [...] >Per chi come me ha cominciato ad acquistare su Amazon fin dagli albori lo >sconto e stato solo una molla: mi ha convinto a fare il primo acquisto >perche era competitivo con il comprare un libro in lingua in una libreria >italiana. Ho sentito dire anch'io diverse volte in questa e altre liste che il fattore chiave del successo di Amazon (e per estensione del commercio elettronico) sarebbe o dovrebbe essere il prezzo. SConcordo con l'intervento di Davie della Casa e aggiungo alcuni fatti che emrgono dall'eperienza. Se si va a guardare quel che succede nel mondo della vendita per corrispondenza (che negli Usa muove un giro d'affari di diverse centinaia di miliardi di dollari e nelle sue dinamiche e' assimilabile al commercio elettronico), il prezzo raramente e' il fattore chiave per l'acquisto. E raramente chi opera nella vendita a distanza offre i prezzi piu' bassi: non ci sono intermediari, e' vero, ma i costi logistici sono elevati (costi che nella vendita in negozio sono in parte invisibili e a carico del consumatore: i 45-90 minuti che servono per uscire di casa, prendere la macchina, andare, parcheggiare, caricare, scaricare, ecc non sono trascurabili -- solo che il consumatore non sempre se ne rende conto). Il fattore vincente di Amazon probabilmente e' il servizio che offre: non dimentichiamo che offre (*24 ore su 24*) informazioni su 2,5 milioni di libri (fra l'altro, in gran parte introvabili, per chi abita fuori dagli Usa); che negli Usa consegna in 48 ore; che offre un servizio di aggiornamento su specifici autori, titoli o argomenti. La politica dei prezzi bassi invece sara' quella che li mettera' in difficolta' se Amazon vorra' scontrarsi con giganti come Barnes & Nobles. Sento il bisogno di fare questa osservazione perche' il fatto che il costo debba essere il fattore competitivo e' un pregiudizio che emerge spesso anche quando si parla di vendita per corrispondenza e direct marketing. Nella realta' dei fatti il prezzo "basso", lo "sconto" raramente e' un fattore decisivo per l'acquisto a distanza: sono molto piu' importanti il risparmio di tempo, la celerita' della consegna, la disponibilita' di prodotti che non sono reperibili nelle immediate vicinanze, l'esclusivita'. Lo dimostrano due fatti: 1. I prezzi degli articoli venduti per catalogo raramente sono allineati ai minimi di mercato. 2. Salvo articoli ad alto prezzo e beni durevoli, in genere non si riesce a fare vendita a distanza con profitto se non e' possibile effettuare un ricarico dal 100 al 200%. (non dico che questo sia bello, giusto o edificante. E' semplicemente quel che succede). Amazon fa un ricarico intorno al 60-70%, stando ai dati che ho letto io, e questo probabilmente spiega in parte perche' non ha ancora raggiunto il pareggio e per quale motivo, nei prossimi anni, avra' grossi problemi se non riesce a raggiungere volumi divendita elevatissimi. Gianni -- Gianni Lombardi Direttore Creativo OgilvyOne Consulting Communications Connections via Torino 61, 20123 Milano tel 02-85031 fax 02-72022141 cell. 0348-2288110, tariffa business, segreteria telefonica. ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: S&G Giaretta Subject: comunicazione uno a uno Fabio Metitieri, sull'analisi dei log file e i sistemi di tracking in genere: > Tu credi di far di poter far di meglio? E cosa e, soprattutto, > perche'? Io non ho fatto altro che constatare una possibilita' che il WWW offre, e non credo certo di poter far meglio di nessuno (spero di non essere sembrato cosi' presuntuoso!). Quella di analizzare le caratteristiche del traffico web e' comunque una tendenza in atto da tempo: i maggiori editori degli Stati Uniti offrono spazi pubblicitari con informazioni molto precise sul pubblico utente raccolte attraverso queste tecniche, il che permette un targeting piu' efficace agli inserzionisti; anche in Italia esistono concessionarie che realizzano report sulle caratteristiche del audience esposta durante la campagna. > Quindi Simone corregge: > >Questi sistemi "non intrusivi" di raccolta delle informazioni, > inoltre, > >non consentono di associare una serie di dati ad una persona con una > >precisa identita', il che, per molti versi, porta a conseguenze > positive > >sul piano della tutela della privacy. > > Un po' contorto, come ragionamento. Raccogli dati di nascosto, ma non > cerchi di collegarli a delle identita' reali. E' poco credibile.... Forse mi sono espresso male: volevo dire che attraverso questi strumenti non e' possibile risalire all'identita' dell'utente, perche' sono strumenti "machine specific" (come i cookie), o perche' il dettaglio di analisi non lo consente (i log file danno al massimo l'indirizzo IP del server attraverso cui l'utente si collega). Se prendiamo come riferimento la tanto dibattuta legge 675/96, le informazioni raccolte attraverso le suddette tecniche non sono da considerarsi dati personali. Per te sara' poco credibile, ma e' cosi'. > Il problema, comunque, non cambia. Io non ti do' i miei dati non solo > perche' non voglio essere schedato (schedato personalmente, intendo). > Il fatto e' che io so che tu hai bisogno di quei dati, che anche se > anonimi ti forniscono informazioni che hanno un valore economico. Ed infatti i dati vengono usati per capire quanto successo ha ciascuna sezione del sito, o quali sono le caratteristiche delle visite di un determinato segmento di pubblico, ed in tal modo e' possibile realizzare un prodotto editoriale che puo' meglio soddisfare le esigenze del pubblico utente. E' nel tuo interesse di utente che io, editore elettronico, possa raccogliere queste informazioni sul tuo conto. > Ma se vuoi altre informazioni, devi cedere un po' di valore > economico (degli sconti, un servizio, quel che ti pare) agli utenti. > Rassegnati.... Mi sembra che tu non riesca a mettere a fuoco il punto fondamentale: il bene economico che ci si scambia in rete e' proprio *l'informazione*: se io faccio conoscere le mie attese a chi gestisce il sito, avro' maggior possibilita' di trovare informazioni *di valore* presso il sito stesso. Altrimenti che ce ne facciamo di Internet? Come hai ben sottolineato, possiamo benissimo fornire dati personali in cambio di anche nei supermercati, non abbiamo certo bisogno di un medium con queste potenzialita'. Marco Deveglia, sullo stesso argomento: >Dire "non ti do' i dati" e' gia' informazione per l'azienda. Avrebbe poco >senso che l'azienda catturasse dati "di nascosto" su clienti non >interessati e quindi interessanti. E' senza dubbio meglio capire quali pagine sono state consultate dal cliente non interessato, o sapere da quale sito proviene, o ancora di dove e', che non conoscerlo affatto. Il cliente non interessato di oggi puo' diventare il mio migliore cliente domani (un po' di flessibilita'!). Puo' darsi che, dopo avere raccolto delle informazioni sul suo conto, io decida di creare un'apposita sezione del mio sito per raggiungere proprio quell'utente non interessato, e questa decisione si riveli redditizia. Se mi fossi fermato al , senza aver indagato sulle caratteristiche di questo soggetto e sulle ragioni di questo rifiuto, avrei perso questa occasione di business. Anche questa volta mi scuso per la lunghezza dell'intervento. ________________ Simone Giaretta amigos@interplanet.it .. ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Fabio Metitieri Subject: Risposte varie Ciao a tutti, sperando di non aver sbagliato l'attribuzione delle citazioni: Davide Dellacasa: >E ho concluso che Amazon=20 >ha successo perch=E9 =E8 riuscita a creare una via alternativa al girare= tragli >scaffali di una libreria, Assolutamente no, secondo me, ne' in US ne' in Italia. Io, ad esempio, giro in Amazon e poi compero nella libreria sotto casa. Come i piu', in Italia. Gianni Lombardi: >Il fattore vincente di Amazon probabilmente e' il servizio che offre: non= =20 >dimentichiamo che offre (*24 ore su 24*) informazioni su 2,5 milioni di >libri (fra l'altro, in gran parte introvabili, per chi abita fuori dagli Scusa, ma la Library of Congress (o altri) offrono lo stesso servizio, gratuito, e con 9 o 10 milioni di titoli, non due... e allora? Sempre Gianni Lombardo: >sono molto piu' importanti il >risparmio di tempo, la celerita' della consegna, la disponibilita' di >prodotti che non sono reperibili nelle immediate vicinanze, l'esclusivita'. Se sostituisci il "molto piu'" con un "anche", in linea di max concordo. Direi che il successo di Amazon e' dovuto a molti fattori, dei quali, pero', uno dei piu' importanti e' il prezzo. >a fare vendita a distanza con profitto se non e' possibile effettuare un >ricarico dal 100 al 200%. (non dico che questo sia bello, giusto o Su questi argomenti, proprio non posso pronunciarmi. =20 Di nuovo Davide Dellacasa: >Mi pare strano che proprio nel momento in cui si sostiene la differenza=20 >tra Internet e il telecomando si continui a cadere in errore=20 >nell'individuare nel prezzo la ragione di un successo. _Uno_ dei motivi di successo, forse il piu' importante. Non _il_ motivo di successo, come spero di aver chiarito. Antonio Tombolini: >E' curioso come gente che vive e studia e si interessa di marketing >attribuisca con disinvoltura l'insuccesso di questa o quella tecnica, di >questo o quel mezzo, al cliente, e cioe' alle aziende. Perche', non e' cosi'? Resta inteso che la responsabilita' di quello che decidono di fare le aziende ricade in gran parte (non tutta) sui loro consulenti. Premesso che non "vivo e studio di marketing", ho l'impressione che gli esperti del settore siano in gran parte molto impreparati su Internet. Impreparazione che, ad esempio, pensano di poter superare fidando un po' troppo nei trucchetti tecnologici... dall'esame dei log file, ai cookies, ai tag "miracolosi" per scalare le classifiche dei motori. E la colpa e' anche del fatto che pur di fatturare qualche volta si avvallano soluzioni un po' stupide. Naturalmente, esistono molti altri problemi, primo fra tutti che in Italia la rete (diffusione ed infrastruttura) fa piangere. Sempre Antonio Tombolini: >La tecnologia push e' stata - finora - un flop? Colpa della immaturita' >dell'offerta. Guarda che Pointcast non piange miseria.... sta benissimo. Piangono miseria tutti quelli che l'hanno scimmiottata senza capire quale era il suo vero punto di forza. E questo come lo definiresti, se non immaturita' dell'offerta?=20 Ancora Antonio Tombolini: >Perche' tutti puntano sullo spennare il pollo >con costi assurdi di housing e/o di hosting. Concordo. Ma non sono certo io, che da un anno a questa parte non lavoro con "il" business e per il momento scrivo soltanto o quasi, a voler "spennare il pollo".... >Ma quello che volete: pero', in una list sul marketing, per >favore, prima di dare la colpa al cliente, pensiamoci un po'! E ti pare che io stia dando la colpa al cliente, qui o altrove? ;-)))))) Piero Intonti: >Penso che tu stia confondendo le dinamiche interne di una comunita' con >quelle generali. Non direi. Mi pare che si stia parlando di cose diverse, dato che tutti gli esempi che fai di comunita' sono riferite ad iniziative nate e viventi come marketing, dal bollino Microsoft a Corel a Web Marketing Tools. Avevo scritto: >>..la pappa gli verra' data solo se lui offre in cambio qualcosa. Intonti: >non e' detto... non e' detto...:) Be', e adesso ci spieghi... a me pare che lavorando "dietro le quinte" si corra il rischio, in Internet molto piu' che altrove, di fare brutti scivoloni, cascando all'improvviso sul palcoscenico. Vedi i cookies. Avevo scritto: >>Non sono d'accordo. Una cosa sono le comunita' che si creano >>spontaneamente, mentre altra cosa, completamente diversa, sono i >>tentativi di un'azienda di creare una comunita' di suoi utenti. >>I problemi da affrontare con eventuali iniziative di marketing >>sono molto differenti nei due casi. Intonti: >Giusto, ma tu (e rispondi onestamente senno' ti crescera' il naso) sei in >grado di distinguerne "sempre e comunque" la differenza? >Riusciresti davvero a capire il limite fra gli interessi personali e quelli >economici? Cos'e', una domanda filosofica? ;-) Se tu la riformulassi in modo piu' "terra terra", la mia risposta probabilmente sarebbe "si'". Come? Non lo so. D'altra parte, chi mi garantisce che io qui non stia discutendo con dei fake? Nessuno... Quanto all'ultimo intervento di Simone Giarreta. Dovremmo deciderci. Se si sta parlando di semplici statistiche sugli accessi Web, nessuno nega che siano fattibili e che siano utili. Ma se stiamo parlando di una raccolta mirata di dati riguardanti gli utenti, e fatta a loro insaputa (non era questo che avevi scritto? e non si era partiti dai questionari on line) il discorso cambia. Ciao a tutti, Fabio. -- Fabio Metitieri Email: yukali@tin.it ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- From: Roberto Bellini Subject: dati falsi Un "uomo di marketing" che va al supermercato con una fidelity card con dati falsi mi da una tristezza infinita. Se poi, visto che frequenta Internet e' anche piu' colto, piu' ricco e piu' politicizzato della media, il miglior augurio che gli si puo' fare e' che le banche dati in suo possesso siano zeppe di menzogne e di dati incongruenti. I supermercati non raccolgono dati sui clienti e sulle vendite per curiosita' o per vezzo (perche', come ha detto giustamente Marco Deveglia, schedare costa), ma per permettere di dividere i consumatori in cluster omogenei per profilo d'acquisto e poter fare delle offerte piu' personalizzate; operando con migliaia di clienti in un contesto tradizionale e' altamente improbabile poter fare delle proposte mirate ad ogni singolo consumatore. Non appena si e' costituita una banca dati significativa vengono fatte delle analisi e la casistica che si puo' costruire, conoscendo i clienti e le loro abitudini di acquisto, e' vastissima ed e' a totale beneficio del consumatore. Ad esempio, chi supera una certa soglia di spesa, proporzionale al suo nucleo famigliare, ricevera' a casa buoni spesa od omaggi, chi proviene costantemente da una certa distanza ricevera' dei buoni benzina, i nuclei famigliari con bambini avranno sconti sui prodotti della linea infanzia, i pensionati offerte speciali nei giorni centrali della settimana, e cosi' via. Il vantaggio per il supermercato e' quello di utilizzare meglio le risorse necessarie per fidelizzare la clientela, risorse che oggi vengono spese nella pressione promozionale indifferenziata che gratifica sia il consumatore fedele che l'occasionale che viene solo per comprare un certo prodotto in offerta speciale. Scusate l'escursione fuori tema ed un saluto a tutti. Roberto Bellini ------------------------------------------ SIDIS - Il piacere di fare la spesa. http://www.mtrade.com/sidis/welcome.html ------------------------------------------ ------------------------------------------------- Internet Marketing List Italiana ------------------------------------------------- Subject: Sistemi push via modem From: Marco Deveglia >Scusa, ma non mi risulta. Io Pointcast lo uso da parecchio, e >rigorosamente via modem, come la maggior parte degli utenti dei >servizi di push. Siccome non parlavo per esperienza diretta, ho detto una cosa sbagliata. Andavo a buonsenso: usare un sistema Pointcast via modem mi ricorda quelli che si mettono lo spoiler sulla 500. >Anche e soprattutto su Internet, forse, avete le idee un po' confuse.... Poiche' questo giudizio e la mia risposta non puo' interessare gli amici della IMLI e non aggiunge nulla alla discussione, ti rispondero' personalmente. Marco O P E N M I N D S Marketing in the Digital World Address: via Bullona 10 - 20154 Milan, Italy Phone: 39-2-31.15.70 - 39-2-34.47.08 [fax] Email: mail@open-minds.com ------------------------------------------------ GoldMine Authorized Partner - www.goldminesw.com