Sottotitolo: perché agli altri sì e a noi no?

Il Wi-Fi, tecnologia per la creazione di reti senza fili approvata dall’IEEE nel 1997, è una tecnologia di cui in Italia si parla soprattutto a proposito dei modelli di business legati all’accesso a banda larga in aeroporti, hotel, ristoranti ed altri luoghi chiusi. Se ne parla molto meno come opportunità di sviluppo tecnologico e sociale (sì, perché in una società basata sulle informazioni, ogni opportunità di accesso è anche una opportunità di sviluppo sociale).


La normativa italiana riflette questo discorso, andando perciò a regolamentare soprattutto le applicazioni commerciali del Wi-fi(i casi citati in precedenza di aeroporti ecc…) ed ignorando quasi del tutto le altre possibilità di impiego. E’ un problema di scarsa conoscenza dell’argomento da parte del legislatore (ed in particolare del ministero competente), il quale dimostra, a scapito di quello che dovrebbe essere il suo ruolo, di non essere in grado di immaginare i possibili sviluppi del Wi-Fi e finendo così per non agevolarli…se non per ostacolarli: l’impianto normativo infatti ignora, se non ostacola, le potenzialità del Wi-fi per creare reti pubbliche ad accesso gratuito, soprattutto se a volerle costituire sono privati cittadini od associazioni no-profit (come vedremo più avanti, in Italia le reti Wi-Fi pubbliche possono essere create solo da operatori iscritti in un particolare registro, nel quale ci si può iscrivere solo a particolarissime condizioni).

In altri paesi più lungimiranti tecnologicamente (Usa) o con una tradizione importante in fatto di libertà nelle comunicazioni (Olanda, in particolare Amsterdam), le reti pubbliche Wi-Fi si stanno sviluppando come processo per:
- rilanciare lo sviluppo tecnologico;
- investire in tecnologie alternative al cavo;
- migliorare l’attrattività del suolo cittadino;
- migliorare le possibilità di accesso alle informazioni dei cittadini;

Facciamo una rapida panoramica su alcuni casi in giro per il mondo (con confronti rispetto allo scenario italiano).

- A St.Louis (Missouri-Usa) hanno pensato che una rete Wi-Fi cittadina e gratuita potesse essere una buona strada per lanciare un processo di sviluppo tecnologico e sociale, e per rendere la propria città tecnologicamente competitiva. L’idea è stata quindi quella di sviluppare una rete Wi-fi municipale accessibile a chiunque, cittadini, turisti, lavoratori. Il caso di St.Louis è l’emblema della rete Wi-Fi come metodo per aumentare l’attrattività (valore economico, valore sociale) del territorio cittadino.

- La Francia ha liberato l’uso delle frequenze da 2.4 a 5 Ghz (quelle del wi-Fi per intenderci) che quindi per uso privato non richiede il rilascio di una licenza. In Italia non è richiesta alcuna autorizzazione solo nel caso in cui la rete Wi-Fi è limitata alla propria proprietà, cioè abitazione+terreno circostante; ma il legislatore ignora che le onde radio non sono limitabili e una rete Wi-Fi casalinga può anche arrivare con le proprie onde in strada o nel terreno del proprio vicino, senza possibilità di impedire che questo avvenga.

- Per sottolineare l’atteggiamento delle imprese italiane del settore telecomunicazioni, un paio di anni fa Tim e Wind chiesero al legislatore di bloccare il Wi-Fi, perchè secondo loro costituisce una minaccia agli operatori che hanno acquistato (a caro prezzo) le licenza UMTS.

- Mentre in Italia E.Biscom (grazie anche a capitali della AEM) sta ancora scavando per depositare fibre ottiche, ad Amsterdam una società privata -HotSpot Amsterdam sta creando una rete Wi-Fi costituita da 250 hotspot che mira a coprire l’intera città rendendo il cavo non più necessario. E se lo fanno ad Amsterdam, dove il cavo TV (utilizzabile anche per l’accesso ad Internet) c’è già e raggiunge il 90% della popolazione, perché non farlo in Italia dove il cavo in gran parte del territorio non c’è (e l’ADSL non è ancora presente in molte zone)?.

- In Italia il Decreto Ministeriale di regolamentazione dei servizi Wi-fi ad uso pubblico (art. 3, comma 4) stabilisce che gli unici soggetti autorizzati a creare reti Wi-Fi pubbliche, previa autorizzazione generale, sono obbligati all’iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (Roc); dalle faq presenti sul sito Agcom si legge che solamente i soggetti che svolgono attività di radiodiffusione o che sono agenti del mondo pubblicitario od editoriale possono iscriversi al registro. E’ preclusa ogni possibilità di iscriversi al registro, e quindi di creare reti Wi-Fi pubbliche, ad ogni altro tipo soggetto, comprese realtà non imprenditoriali, no-profit o liberi cittadini.

Forse dirò una banalità: credo che lo sviluppo delle reti, Wi-Fi e non, sia per la società digitale come lo sviluppo dei mezzi pubblici nelle società industiali e post-industriali: un processo indispensabile.
Questo sviluppo può avvenire in due modi:
1- tramite una pianificazione dall’alto che, con l’apporto di persone competenti, studia i fabbisogni di una nazione/regione/città e ne pianifica le reti (Wi-Fi e non);
2- tramite uno sviluppo libero, dove chiunque può, entro un quadro normativo preciso ma non limitante, creare una rete Wi-fi pubblica;

Il primo modello, per quanto gestito da persone competenti, può produrre a lungo termine un imbrigliamento delle possibilità di sviluppo tecnologico ed una lontananza del risultato dai bisogni dei privati cittadini, in tutto favore di interessi particolari (che possono essere quelli di un gruppo di imprese o dello Stato stesso).
Il secondo invece può essere più adatto a soddisfare i bisogni di comunicazione e di accesso della maggior parte dei cittadini, e quindi secondo me più auspicabile ed in grado di creare un circolo virtuoso per quanto riguarda le possibilità di accesso alle informazioni in Rete.

Alcuni link utili

La normativa italiana:

- Decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2001, n.447
“Regolamento recante disposizioni in materia di licenze individuali e di autorizzazioni generali per i servizi di telecomunicazioni ad uso privato”;

- Decreto Ministeriale di regolamentazione dei servizi Wi-fi ad uso pubblico del 28 maggio 2003;

- Il registro degli operatori di comunicazione.

Alcuni articoli

- Wi-Fi: profili giuridici e opportunità di mercato

- Un’articolo di Beppe Caravita sulle possibilità di aprire il Wi-Fi al mondo pubblico e no-profit: Quel pasticcio del decreto Gasparri sul wi-fi….;

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