Vi ricordate un mio vecchio post in cui mi interrogavo sul ruolo di un blog di marketing? Sembra che questo interrogativo da me posto abbia suscitato un certo dibattito visto che recentemente diverse persone che ho incontrato mi hanno espresso la loro opinione in merito. Ho riscontrato grande convergenza di pareri. Molti mi hanno detto e scritto che il ruolo di un blog di marketing dovrebbe essere quello di diffondere la cultura del marketing e soprattutto di permettere a tutti di esprimere opinioni indipendenti non condizionate da alcun interesse.
Tra gli argomenti molto caldi e di grande interesse, uno sembra prevalere: quello della fidelizzazione e delle strategie di loyalty. A tale riguardo ho già avuto modo di scrivere. In seguito alla pubblicazione del mio articolo e della sua ripubblicazione sul portale del marketing, ho ricevuto moltissimi messaggi da parte di colleghi che mi hanno espresso la loro difficoltà a spiegare ai loro diversi interlocutori che la fedeltà, non è un software o un programma di incentivi tramite premi, ma che questi sono solo diversi strumenti. Mi sento quindi in dovere di insistere segnalando un articolo ancora più duro del mio pubblicato da Fast Company sui loyalty program, progettati troppo spesso come scorciatoia e raramente inseriti in un preciso piano volto a costruire valore per i clienti. Così scrivono gli autori dell’articolo riportando una metafora di Spence Hapoieno, CEO di Out of Chaos: “A loyalty card,” says Spence, “is a piece of plastic. Most loyalty programs are plastic. They do nothing more than replace traditional paper coupons with electronic coupons. Why would that generate loyalty?”

Mi sono spesso interrogato e non ho ancora trovato una risposta. Perché è cosi difficile diffondere una cultura del servizio in Italia ancora più che in altri Paesi?

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