Mi inserisco anche io nel filone dei “pensieri laterali” per introdurre una questione che mi sta molto a cuore.
Il professionista di marketing - questo strano animale che popola meeting, conferenze e sale riunioni - rischia di parlare in maniera troppo solipsistica (solipsismo è “ogni dottrina che concepisca l’Io come unica realtà esistente”); egli rischia, tra conferenze che parlano solo di casi aziendali fini a se stessi, tra ambienti di lavoro che non gli consentono di maturare, ma soprattutto tra corsi di formazione ipostatizzati su di una presunta “domanda di mercato”, di non godere della necessaria capacità di innovazione.


Se il DNA “biologico” trascrive se stesso, ed è normale che sia così, il DNA “culturale” (e delle conoscenze/competenze tecniche/manageriale) è invece ricombinante. Si lascia “inquinare” ben volentieri…basta volerlo!

Penso che nel campo dei media (che in questo periodo sto conoscendo da vicino) e in particolare quello dei media digitali, ci sia un forte bisogno di lavorare anche con spirito immaginativo.
Credo che sia questo ciò che è mancato alle aziende “dot.com” non sopravvissute al 2002. Non si è trattato solo di cattivi investimenti, sovradimensionamento aziendale, e così via. E’ mancata l’immaginazione e la capacità di lettura/governo degli eventi mentre stavano cambiando.
I manager miopi, quelli che non hanno superato le difficoltà…peraltro prevedibili, avranno fatto le loro scelte dopo aver letto i fondi di caffé della macchinetta a cialde? A volte penso che sia così.

I media digitali, fortunatamente, stanno ancora evolvendo.
E’ chiara la “convergenza” che alcuni centri-media (come già sottolineato in passato) stanno portando a compimento, unificando le divisioni che si occupano di attività “direct response” in senso ampio.
Questo supporta chi ha creduto alla crescita dei media digitali in quanto non più segmento di nicchia per imprese che soddisfano bisogni di nicchia (questa era la vulgata negli anni dell’Internet di fine XX secolo), ma come strumento versatile e da inventare al servizio di una molteplicità di esigenze: dal sondaggio del consumatore alla costruzione del brand (richiamo all’adesione ideologica) allo stimolo di un’azione materiale (richiamo all’acquisto, ma non solo).
A proposito dei sondaggi/ricerche on-line, in quanto blogger sto seguendo da vicino la ricerca di IULM, condotta on-line, sul mondo dei blog: per info andare qui.

Penso che in questa fase, ma in verità sempre, l’ideale non sia quello di affidarsi alle tecniche di marketing accademico; ciò che ognuno dovrebbe sperimentare è l’andar a cogliere gli stimoli in campi poco o per nulla collegati all’ambito professionale. Personalmente ho sperimentato che è così che nascono le idee.
Poi…bisogna ambire ad essere sempre più informati di colui che riteniamo sia il più informato nel suo campo. Imparare per superare, non per imitar modelli, e non finire mai di interrogarsi sul perché delle cose.

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