trust.gifRiprendo il post di Elisabetta e lo scambio di opinioni relativo ai concetti antitetici di fiducia e di stealth marketing.
Le pratiche poco etiche legate al modo con cui le aziende portano sul mercato i loro prodotti credo che si perdano nella notte dei tempi, evolvendosi fino ai giorni nostri.
Ma nel frattempo si sono evoluti anche i consumatori e ritengo più velocemente.
Il “barometro della fiducia”, autorevole ricerca condotta annualmente da Edelman e presentata pochi giorni addietro ci viene in aiuto, confermando anche nel nostro paese la sfiducia totale nella Pubblicità (cioè per la “product and corporate advertising”) e nella credibilità di messaggi che da essa derivano.

Il 56% degli intervistati ritiene maggiormente credibili le informazioni - riguardo ad un prodotto e ad un’azienda - quando esse provengono da articoli letti su riviste autorevoli (ndr. proprio come Imli ?), mentre più di un italiano su due attribuisce maggiore credibilità alle informazioni ed ai messaggi provenienti da conversazioni con un amici.
Insomma ci lasciamo influenzare maggiormente da accademici, dottori e da quelli come noi, piuttosto che da personaggi sportivi, da atleti, avvocati e…. udite udite dal mondo delle Public Relations.

A parte quindi la non eticità di attività di comunicazione - che siano esse convenzionali o non convenzionali poco importa - il punto è che le aziende oggi credono che sia possibile acquistare la fiducia, piuttosto che cercare di costruirla assieme agli utenti, ed il fraintendimento che ne deriva da luogo ad operazioni come quelle citate … that’s all.

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