Premettendo che, purtroppo, io non credo che ci siano in giro molte persone disposte a pagare una somma in denaro, anche di piccola entità, per ricevere informazione di qualità, mi chiedevo se può comunque esistere uno spazio per un finanziamento dell’informazione on-line che non passi - solo - tramite la pubblicità (il cui ruolo “finanziatore” potrebbe in futuro anche ridursi).

La maggior quota di informazione prodotta - sufficientemente o discretamente approfondita da accontentare i più - richiede capacità in possesso di molte persone - più di quante il sistema “chiuso” degli old media porta a credere. Questo crea (esiste già) un significativo numero di fonti informative di qualità, gratuite.
Il genere di informazione “esclusiva”, per cui vale la pena pagare qualcosa, è invece un bene raro e più spesso focalizzato su temi specifici - i quali raramente riescono a diventare di interesse generale (come le inchieste, spesso poco digeribili - ahinoi - per un pubblico ampio) - o focalizzato su temi verticali (ad es. la tecnologia) anche in questo caso non di interesse generale.

E’ interessante stare a vedere se potrà nascere un marketplace simile all’Appstore per Iphone, dedicato però all’informazione, in grado di remunerare gli autori di informazione specialistica (quindi di interesse per pochi), o di alto valore e fortemente esclusiva (come le inchieste o le opinioni particolarmente qualificate). Il fatto critico rispetto a questa ipotesi è però che anche al’informazione di alto livello vede impegnati diversi “produttori” che la creano per il solo piacere di farlo e che godono di credibilità (forse anche per il loro impegno disinteressato nello scopo).

Una seconda soluzione parziale (perché non esiste secondo me una soluzione che salverà l’editoria - come industria - in blocco) può essere trovata nel ripensare l’informazione; renderla - più che una notizia o un’inchiesta - un oggetto narrativo dotato di un’impronta personale. In questo campo l’esempio migliore che mi viene in mente non è di un blogger o di un grande giornalista ma è ovviamente di uno scrittore: Roberto Saviano che, con Gomorra, ha chiarito più efficacemente (e con maggior penetrazione di pubblico) di qualunque inchiesta come si articola il legame tra il mondo arcaico della malavita violenta e quello “moderno” degli affari.
L’oggetto narrativo non è più quindi solo informazione: la nuova forma delle notizie racchiude l’esperienza di chi le ha vissute (eventualmente unita a un uso realistico di elementi di fiction, se si vuole far sconfinare l’informazione in territori di “ibridazione”), e ciò che il lettore acquista è il punto di vista del narratore insieme alla “notizia” stessa. In un periodo in cui la narrazione (anche epica, o retorica nella politica) entra in tutte le cose, questa può essere una strada da tentare…

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