Forse lascia un po’ il tempo che trova che i pubblicitari, una volta nella vita o una volta all’anno, si sensibilizzino eticamente e poi tornino a fare il loro mestiere di sempre (e ovviamente parlo prima di tutto del sottoscritto); mi sento però di condividere l’opinione di Michele Ficara Manganelli a proposito del terremoto di ieri notte e dell’uso che qualcuno fa/farà dei prevedibili aumenti di traffico sui siti di informazione (a beneficio di inserzionisti, magari alcuni ingenuamente inconsapevoli di questi meccanismi un po’ macabri). Amara ironia: pensavo con un po’ di humour (anche se gli avvenimenti non fanno ridere) ai funzionari di concessionarie che il mese prossimo verranno a venderci incrementi di traffico sui loro siti.
Siamo un po’ delle figure ambigue e speculari e facciamo tutti lo stesso gioco: fare leva sui fenomeni - di qualunque genere - e volgerli a favore di qualcuno (in genere pagante). Non si può negare che anche questo costituisca l’essenza del nostro lavoro. In un sistema sano, ovviamente, nessun inserzionista ci chiederebbe di fare ciò che non vorrebbe venisse fatto a egli stesso (come persona) e noi ci rifiuteremmo di fare ciò che non vorremmo ci venisse fatto (sempre come persone). In un sistema sano ci sarebbero comportamenti esemplari e persone desiderose di testimoniare con esempi positivi, per l’utilità generale e il miglioramento di tutto il sistema (pubblicitario, ma non solo quello). Ovviamente siamo molto lontani da tutto ciò, il che però non mi scandalizza come manifestazione; mi inquieta però la naturalezza con cui questi meccanismi speculativi sono entrati nel DNA delle cose e della cultura che ci costituisce.
E questo pone l’accento anche e sempre sull’informazione (ultimamente un po’ presa di mira per il suo sostanziale progressivo vanificarsi come sistema di fare affari); prolungare il racconto di un evento, indugiare in dettagli e in apparentemente genuini report dal tono caldo e umano (sentimentale), può essere solo una forma di amplificazione del messaggio con secondi fini. Forse dovremmo cominciare a dire agli inserzionisti che associarsi a questi veicoli pubblicitari è controproducente.

Aggiornamento, sul tema, via Manteblog: il TG1 si auto-compiace degli ascolti che ha capitalizzato grazie ad un evento che, ad ora, conta 200 e passa morti e un migliaio di feriti; sentiti complimenti da tutta la blogosfera che, invidiosa, non potrà mai contare quanto il loro share a due cifre con tanto di decimali (vedere per credere, io ho sperato fino in fondo ad una gag di humor nero).

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