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26.03.04

E-mail "certificata"

Il Consiglio dei Ministri, su proposta di Lucio Stanca - Ministro per l'Innovazione - e Luigi Mazzella - Ministro per la Funziona Pubblica - ha varato una norma che permette l'invio di messaggi di posta elettronica equivalenti, in termini di valore legale, alla tradizionale lettera raccomandata A/R.
L'iniziativa è nata pensando alla Pubblica Amministrazione, ed in particolare alla necessità di ridurre i costi di comunicazione tra enti pubblici diversi e tra enti pubblici e cittadino, ma promette di estendersi anche alle comunicazioni tra privati; il ministro Stanca stima il costo medio del sistema tradizionale in 20 euro per ogni lettera inviata, contro i 2 euro dell'e-mail.

La posta certificata è un servizio che può essere fornito solo dagli ISP, od altri enti pubblici/privati, autorizzati dal Cnipa (Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione), il quale ha anche il compito di sorvegliare sull'attività degli iscritti (non si capisce in che modo, ed a che scopo, si spera comunque nei limiti della privacy). I fornitori del servizio di posta elettronica certificata si occupano di certificare i due momenti principali dell'invio di documenti informatici: l'invio (notifica, avente valore legale, dell'avvenuta spedizione del messaggio) e la ricezione (notifica della avvenuta o mancata consegna).
Un'ente che ha già attivato un servizio di posta elettronica certificata è Infocamere, che con Legalmail propone una soluzione per l'invio di posta elettronica certificata secondo le indicazione del Consiglio dei Ministri.

E' naturale pensare che questo servizio ha la sua utilità soprattutto per la PA, e per le realtà aziendali pubbliche e private, ma non è da escludere una evoluzione futura anche per i privati cittadini, almeno per quanto riguarda la certificazione dell'identità del mittente e del ricevente.
Il mio parere, e per alcuni motivi il mio timore, è che un giorno si possa giungere ad una certificazione obbligatoria delle e-mail, non più con lo scopo di soddisfare la domanda di comunicazione elettronica avente valore legale, ma con lo scopo di abolire una forma di comunicazione anonima e non tracciabile; scommetto che più di uno ci ha pensato, tra gli esponenti del governo, perché la direzioni conclamata dai governi "occidentali" è proprio quella di sorvegliare le comunicazioni elettroniche il più possibile. Basta citare il decreto del governo italiano che voleva imporre agli ISP la conservazione delle intestazione di e-mail private per 30 mesi (estendibili a 60 mesi su richieste delle autorità), per motivi di sicurezza interna (sostanzialmente per fare dell'intelligence spicciola, con la possibilità, come per la visione dei tabulati telefonici, di individuare con quali persone si è in contatto "telematico", ovviamente su mandato delle autorità competenti).
Questo decreto, oltre ad aver richiamato l'attenzione del Garante della Privacy (che in una nota l'ha sostanzialmente bollato come potenzialmente incostituzionale), è stato ridimensionato in seguito alle proteste di ISP ed utenza privata (i primi preoccupati dai costi da sostenere per conservare una tale mole di dati, i secondi dall'invasione della privacy e dal principio, lesivo dei diritti individuali, della sorveglianza preventiva estesa a tutti i cittadini), sembra che in parte stia venendo fatta rientrare dalla finestra; infatti il servizio di posta elettronica certificata prevede che le informazioni sui messaggi inviati e sulle ricevute vengano conservati dal "certificatore" per un periodo di 24 mesi, ufficialmente per garantire agli utenti, anche in caso di smarrimento delle ricevute elettroniche, di poter dimostrare l'avvenuta trasmissione dei messaggi.

Se un giorno diventerà obbligatoria per tutti la e-mail certificata, almeno per quanto riguarda la certificazione dell'identità del mittente (forse sto diventando paranoico, ma non mi sembra un'ipotesi così remota), con lo scopo di abolire l'anonimato e l'intracciabilità delle e-mail, gli utenti verranno costretti a sottostare alla registrazione di tutti i propri messaggi per 24 mesi, ed alla tracciabilità di ogni loro comunicazione elettronica?
Mi auguro che un servizio utile per le imprese, e per la PA, non venga esteso anche laddove non se ne sente l'esigenza, trasformandolo nell'ennesima deriva dei nostri sistemi "democratici".

@ 26.03.04 16:30