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13.01.06

Scommesse online: leggi made in China

cavalli.jpgNon scriverò di prodotti realizzati o copiati utilizzando manodopera a basso costo, ma di una legge che è stata approvata dal parlamento italiano, contenuta nella recente Legge Finanziaria. Si tratta di una legge che dovrebbe impedire a coloro che utilizzano un provider italiano (Alice, Tiscali, Fastweb, …) di connettersi con operatori di scommesse e di gioco d’azzardo privi della licenza per operare sul mercato italiano. Una legge che ha tutte le caratteristiche per essere ricondotta al regime di Pechino dove la censura di siti Web e di giornalisti poco allineati colpisce con una certa frequenza.

La nuova legge prevederebbe una sanzione per i provider che non dovessero bloccare l’accesso a questi siti; uso il condizionale perchè ad oggi nulla di tutto ciò è stato messo in pratica nonostante la norma sia entrata in vigore il 1 gennaio 2006. La multa per i provider inadempienti è abbastanza salata, arriva a 180.000 Euro. I clienti dei siti in questione non rischiano nulla: la Comunità Europea attraverso la sentenza Gambelli ha già sancito la liceità per i cittadini italiani di utilizzare i servizi presenti in altri paesi CEE utilizzando internet come canale di comunicazione.

Ovviamente gli operatori internazionali si sono coalizzati per chiedere un intervento della Comunità Europea in quanto la normativa è chiaramente in contrasto con una delle norme fondamentali su cui si regge la CEE ossia la libera circolazione di beni e servizi al suo interno.

Ma gli altri paesi cosa stanno facendo? Stanno detassando il settore! Ma come? Detassano i mercati delle scommesse sportive, per esempio, perchè l'aumento del valore delle scommesse generato dalla maggiore convenienza (una tassazione più bassa porta a delle quote più interessanti) compensa il minor introito diretto e rende il mercato ancora più interessante per il cliente finale.

In Italia invece un po’ per l’incapacità di chi governa questo settore (l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, AAMS) e un po’ per la pigrizia di rivoluzionare un settore che versa in condizioni pietose (l'ippica in particolare), qualcuno ha ben pensato di utilizzare la strada più semplice intervenendo sul mezzo anziché studiare alternative sensate dove è il mercato globale a stabilire l'offerta.

La scorsa settimana il Sole 24 Ore ha pubblicato una interessante ricerca secondo cui il mercato dei giochi in Italia rappresenti la quarta industria per valore dopo l’industria del petrolio, delle auto, dell’energia elettrica e delle telecomunicazioni con 27,7 miliardi di Euro di fatturato nel 2005, dove le scommesse sportive sono il comparto maggiormente in crescita. Che sia il caso finalmente di gestire questo mercato con professionalità?

@ 13.01.06 11:20