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23.01.07

Il commercio elettronico seduce, ma non rassicura (abbastanza)

online_shopping.gifL'e-commerce è divenuto credibile, ma tarda a manifestare ai consumatori quelle caratteristiche necessarie per decretarne una sorta di trionfo: la sicurezza delle transazioni commerciali e la tutela del cliente.

Nel 2000, circa, gli interrogativi su quando si sarebbe affermato l'e-commerce preferivano affrontare argomenti come il contratto di natura telematica e la riservatezza dei dati necessari a descrivere le operazioni di pagamento sul canale internet. In quel periodo l'attenzione era più rivolta agli approfondimenti legali, forse perché la confidenza sulla tecnologia era notevole, oppure perché si reputava di semplice adozione all'interno di processi business ordinati e, soprattutto, controllati.

Oggigiorno diverse indagini di mercato, nazionali ed internazionali, attestano la crescente diffusione dei marketplace B2C, segno che la fiducia da parte dell'opinione pubblica ha premiato il mondo delle imprese. In Italia, in particolare, cito come fonti considerevoli il Consorzio Netcomm (di cui siete stati informati su IMlog proprio in un post precedente a cura di Andrea Boscaro) e la società Nielsen-NetRatings.

Il punto critico, affrontato più dai media che dalle società che intervengono ed operano nel contesto B2C, rimane quello della sicurezza delle transazioni: è indiscutibile la convenienza per il consumatore ad utilizzare le varie piattaforme di commercio elettronico, certamente l'e-commerce seduce i più.

Ma in Italia come all'estero, si registrano casi quali il phishing ed il keylogging. Il primo consiste nella richiesta di informazioni riservate, per scopi criminosi, tramite e-mail che apparentemente possono sembrare provenienti da società bancarie e finanziarie. Il secondo è l’operazione abusiva, da remoto, di data retrieval delle digitazioni dell’operatore sulla tastiera del proprio pc.

Purtroppo l'opinione pubblica conserva più facilmente il ricordo di casi negativi, è comprensibile l'atteggiamento di prudenza nelle persone che si vorrebbero avvicinare liberamente ai servizi della rete. Quindi la maggior parte della gente tende a considerare "insidioso" il mondo dell'e-commerce, con il rischio di generalizzazioni che possono includere anche particolari piattaforme B2C attente alla protezione dei dati confidenziali e delle transazioni commerciali.

Una risposta alle paure dei consumatori, in particolare proprio di quelli che già partecipano ai progressi della rete, dovrebbe provenire, e presto, dalle società che offrono i servizi di pagamento: se si considera, ed a ragione, il successo della rete internet come canale di informazioni e "vetrina virtuale", non si può trascurare l’importanza della comunicazione diretta ai consumatori che spieghi loro le garanzie organizzative e tecnologiche a protezione delle loro operazioni B2C.

Sarebbe importante abbinare al messaggio che la vetrina offre articoli reali, e vantaggiosi, il messaggio che la "cassa" utilizza strumenti di pagamento sicuri: a volte il successo della tecnologia, e della sua applicazione corretta, dipende più dalla comunicazione che la promuove rispetto all'"ntelligenza di base".

@ 23.01.07 09:28