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Corporate Blog Noia? No grazie!
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Web Marketing | Data: Mercoledì, 1 Marzo 2006 

Quando uno strumento, ancora giovanissimo come il blog, diventa di moda si rischia di assistere ad usi impropri o a vuoti formalismi stilistici; un caso emblematico è quello dei corporate blog che rischiano, inevitabilmente, di essere noiosi o di rappresentare, con poche eccezioni, solo un variazione sul tema delle più classiche PR.

Ma può un blog uscire dalla mera istituzionalità e rappresentare invece la "cultura" di un brand o di una azienda? Ci sta provando Benetton che ha recentemente lanciato un blog all'interno del sito benettontalk.com.

Si tratta di un area collaborativa dove è possibile non solo commentare, ma anche postare le proprie "storie" su temi come ambiente, diritti, diversità, comunità locali, sviluppo: si tratta di temi che, come si può leggere dal comunicato stampa, "l'attualità propone ogni giorno, ma che rischierebbero di annegare nella marea informativa."

"Sponsorizzato da Benetton, tradizionalmente sensibile ai temi sociali come all'evoluzione dei media, il blog non ne riflette necessariamente la corporate view."

Ok, forse non rifletterà la corporate view, ma la corporate colture è tutta qui! :) Insomma, esperimento decisamente interessante.

Commenti

roby la tua mancanza è stata molto tragica voglio ke tt il mondo sappia ke la tua anima rimarra' impressa nei nostri cuori x sempre...ro' ti ricordi quando ci truccavamo di streghe o quando mi hai insegnata a pulirmi il nasino...beh!!ti voglio bene ma ti chiedo di proteggere la tua famiglia e dargli la forza di andare avanti!!!proteggi tutti xkè tu sei L'ANGELO NOSTRO E SOPRATUTTO IL PIU' BELLO KE DIO ABBIA AVUTO!!da valeria cn tanto amore...

Inviato da: valeria @ 15.07.07 19:26

Matteo, prendi l'aereo come metafora, quando dico che la pubblicità sta decollando, vuol dire che siamo ancora molto vicini alla pista, ma almeno ci stiamo muovendo verso l'alto, anche se molto lentamente. Per quanto concerne le competenze delle concessionarie, sono molto migliorate, anche se i centri media (che tra l'altro conosco bene) non hanno ancora capito, che in futuro tutte le pianificazioni anche off line, assomiglieranno a quelle dell'online ovvero tanto lavoro e meno profitti rispetto ai tempi d'oro della pubblicità. Vale la pena rimboccarsi le maniche, la musica non cambiera. Per quanto riguarda i banner, devo dire che la cosa va solo a mio vantaggio, visto che sto facendo consulenza sui nuovi formati dell'advertising on line :) spot)Almeno avrò un po' di lavoro quest'anno. (Fine dello spot).

Inviato da: Maurizio Goetz @ 01.03.06 19:13

Parlavo qualche settimana fa con i responsabili di una importante agenzia pubblicitaria; una delle frasi venute fuori è "si, ormai i clienti ci chiedono sempre qualcosa su internet e un banner non si nega a nessuno".

Credo che aspettarsi di più, cioè una comprensione del mezzo, delle sue dinamiche, delle sue opportunità sia francamente troppo; se i numeri, come sembrano confermare i dati IAB, iniziano a valorizzare più seriamente l'utenza disponibile, beh, mi sembra già un ottimo risultato.

Non dimentichiamoci, come fa notare giustamente Maurizio, che rispetto ai media tradizionali siamo ancora sotto il livello "peanuts" e, temo, considerata la struttura economica del nostro sistema media, sarà così ancora a lungo (ah, l'inghilterra ...)

ps. Maurizio, in effetti una bella pizzeria....

Inviato da: Giuseppe Mayer @ 01.03.06 18:19

scusa Maurizio, ma il mio commento diceva esattamente: "Sul versante aziendale certamente è negativo, come lo era la corsa al sito web qualche anno fa, con risultati drammatici.
A livello privato non vedo controindicazioni."
:)
direi che su questo punto siamo d'accordo.
non sono invece affatto d'accordo sul fatto che l'advertising online in Italia stia decollando. Anzi, c'è un utilizzo della pubblicità online che, paradossalmente, ha ben poco a che fare con Internet. Forse sta decollando come numeri (ed è comunque un bene) ma non certo come competenza e ottimizzazione nell'utilizzo

Inviato da: Matteo.Balzani @ 01.03.06 18:08

Matteo, tu hai ragione solo in parte, se parliamo di un blog per cittadino e parliamo di contenuti amatoriali non c'è problema, se invece parliamo di business allora è un altro film.
Il rischio è ripetere gli errori della fine degli anni 90 quando si vendevano le pagine web (ti ricordi?) a peso, un tanto al chilo e chi aveva un minimo di conoscenze informatiche si improvvisava competenze di comunicatore che non aveva, il resto è storia. Succederà con i blog, con il podcast ecc. Altro che snobismo, occorre affermare fin da subito che la comunicazione professionale richiede competenze specifiche. Questo è un blog di marketing e parliamo di business, non di blog amatoriali, mi dispiace ma queste distinzioni sono fondamentali, proprio nell'anno in cui ad esempio l'advertising on line sta finalmente decollando in Italia, grazie soprattutto alla professionalità di operatori che hanno fatto crescere questo settore, quando aprendo una pizzeria avrebbero avuto maggiori soddisfazioni economiche.

Inviato da: Maurizio Goetz @ 01.03.06 17:32

Giuseppe, per un autentico caso di blog-patia (ormai la telepatia l'ho superata..) ho postato stamattina sul mio bloggino alcuni pensieri sparsi esattamente su questi temi. Forse sembra addirittura paradossale a chi frequenta da tempo la blogosfera, ma non c'è dubbio che agenzie di PR, pubblicitari e consulenti vari (più o meno improvvisati sul tema) spingono spesso le aziende ad un utilizzo assolutamente becero del blog, quello che tu chiami giustamente "variazione sul tema delle più classiche PR" (delle PR classiche fatte male aggiungerei... ) I fake blog sono un altro lampante esempio di questo pessimo uso del blog. L'autorevolezza e la crediblità non si costruiscono certo a colpi di finte news e spocchiosi comunicati aziendali (farciti di frasi fatte) travestiti da conversazioni online; come ho già ribadito più volte, ci si condanna ad essere rapidamente "scoperti" e derisi da tutta la blogosfera. Eppure molte aziende intraprendono esattamente questa strada, e il perchè è a mio avviso di natura squisitamente culturale: se il cliente è nella sostanza visto come un pollo da spennare, privo di dignità e non meritevole di alcun rispetto, qualsiasi cosa venga messa in piedi sarà comunque lontana anni luce da quell'idea di "markets are conversation" che dovrebbe oggi ispirare i rapporti tra l'azienda e i suoi clienti.

Inviato da: Enrico Bianchessi @ 01.03.06 17:24

Qual è il problema del fatto che i blog diventino di moda? Sul versante aziendale certamente è negativo, come lo era la corsa al sito web qualche anno fa, con risultati drammatici.
A livello privato non vedo controindicazioni. Skype, eBay e Google non hanno avuto successo, da un certo punto in poi, proprio perchè erano e sono di moda? Tutti cercano su Google perchè ha l'algoritmo migliore?
Se anche dessero in omaggio user e pwd per creare il proprio blog con il venerdì di repubblica che male ci sarebbe?

Vogliamo mantenere le cose elitarie? questo è il motivo (o un dei motivi) per cui Internet in Italia è così indietro e la telefonia mobile è così diffusa

Inviato da: Matteo.Balzani @ 01.03.06 14:42

Giusto Massimo, certa ritrosia all'innovazione anche quando i benefici sono evidenti appare davvero imbarazzante.
Salvo poi seguire tutti le mode. Fra un po' i blog li venderanno in edicola come supplemento.

Inviato da: Maurizio Goetz @ 01.03.06 14:19

bravi loro e bravo tu. stavo giusto chiedendomi chi avrebbe fatto un post del genere. io ogni volta che sento i signori dall'ADV, anche bravissimi, per carità, chiudere i loro discorsi dicendo che le cose vanno bene (ed è anche vero) e poi cose come "e poi ci sono anche i blog che stanno andando bene" non capisco. Voglio dire, anche il vino novello è stato ottimo lo scorso novembre e adesso c'è tanta neve in montagna, ma che c'entra?

Inviato da: Massimo Moruzzi @ 01.03.06 10:19

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