IMlog
Fineco: New Bank, Old Story?
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Marketing | Data: Mercoledì, 31 Marzo 2004 

Il conto corrente Fineco, come più di recente il conto Arancio, rappresenta per tipologia di offerta, ma ancora di più per target di riferimento, uno tra i fenomeni più rappresentativi dell'Internet italiana.

Con una comunicazione che raggiunge oggi la quasi totalità dei suoi correntisti, Fineco ha però deciso un netto cambio di strategia commerciale rispetto al passato.

Difatti, a partire dal 1° giugno 2004, verrà introdotto un costo mensile di 5,95€ che, come riporta la comunicazione, secondo una logica "tutto compreso" darà diritto all'uso di tutti i servizi di banking online, prelievi Bancomat da tutti gli sportelli senza commissioni, carte VISA, Bancomat, Pagobancomat ed interessi attivi lordi fino all'1,75%.

Non male come incremento costi; da 0,00€ a 5,95€. Va detto che per chi ha sottoscritto contratti per altri prodotti Fineco (ad esempio fondi pensione, etc.) le vecchie condizioni contrattuali restano valide ed in più per chi apre un conto ora è previsto un premio mensile pari all'importo di 5,95€ fino a gennaio 2005.

Ai correntisti "delusi" da questo repentino cambio di rotta, Fineco offre però la possibilità di guadagnare credito fino a ripagare i 5,95€ di costo del conto; come?

1€ ogni 300€ spesi con VISA e/o Pagobancomat
1€ con accredito stipendio o versamenti mensili superiori a 400€
1€ ogni 2.000€ di compravendita titoli.
1€ ogni 10.000€ di titoli + liquidità (asset complessivi)

In pratica, dicono da Fineco, il conto dovrebbe restare gratuito a patto di usarlo in modo intensivo e quindi ad esempio accreditando lo stipendio, pagando con carta di credito, etc.

In conclusione l'iniziativa mi sembra decisamente interessante; anche l'idea di utilizzare un pò di "basso" CRM per premiare i correntisti che generano maggiore valore è decisamente valida; resta da vedere se quelli di Fineco riusciranno a far percepire questo passaggio "a pagamento" come qualcosa di diverso da una semplice tassa.

In fondo non viene offerto un upgrade di servizio ed anzi si chiede al correntista di sborsare più di 71 euro l'anno per un servizio che già aveva ... gratuitamente.

Cresce il Local Web Advertising (negli USA)
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Media | Data: Mercoledì, 31 Marzo 2004 

E' questa la conclusione di uno studio fatto da Barrel Associeates i cui risultati, appena resi pubblici, hanno suscitato molto interesse.

Gli autori della ricerca prevedono infatti un incremento medio di spesa nel 2004 pari al 28,7%, più del doppio rispetto al web Advertising considerato nel suo insieme; sfortunatamente il WebAudit della Barrel non analizza questo aumento di spesa per tipologia di strumento (per intenderci, non sappiamo quale quota di spesa è riservata alle Pagine Gialle, quanto ai motori di ricerca ne quanto ai siti che richiamano realtà locali, etc).

La ricerca prevede anche un notevole incremento nei ricavi nel 2004 per giornali e Tv locali (tra 80% ed il 100%), ma da quello che leggo non si comprende se questa crescita è causa, effetto oppure è indipendente dalla corrispondente crescita di spesa pubblicitaria online.

Ed in Italia? Dopo il clamore suscitato ieri dalla notizia del raggiungimento di quota 21 milioni di navigatori, ripresa anche dai maggiori giornali e telegiornali nazionali, penso sarebbe opportuno iniziare ad indagare questi aspetti locali, ma in una prospettiva diversa rispetto a quello che è stato fatto in USA.

Negli Stati Uniti infatti la dimensione locale si realizza in macro-aree omogenee geograficamente, ma aventi come centro di influenza le maggiori metropoli (New York, Los Angeles, etc); in Italia la dimensione locale è molto più "diffusa", con pochissime macro-aree (Milano, Roma ad esempio) e difficilmente inquadrabile.

E tuttavia conoscere in che modo gli inserzionisti locali percepiscono il media potrebbe rappresentare davvero un ottimo punto di partenza per raggiungere l'obiettivo di una crescita stabile di investimenti pubblicitari online anche nel nostro paese.

Tempo di certificazioni
Autore: Gianluca.Demarchi | Categoria: Avvistamenti | Data: Mercoledì, 31 Marzo 2004 

Grazie a un accordo tra Adobe e Infocamere è nato il progetto denominato SmartSigner, una soluzione che permette di creare documenti in formato Adobe PDF con firma digitale.

L'accoppiata mail e PDF con valore di legalità e certificazione è senza dubbio un gran passo in avanti che agevola moltissime applicazioni sulla Rete.

La soluzione ha un costo di 375,00 Euro (Iva esclusa) e sarà disponibile dalla metà di aprile presso la rete di vendita e il sito di commercio elettronico di InfoCamere

...E alla fine arriva Bill!
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Marketing | Data: Martedì, 30 Marzo 2004 

Leggo su Zeus News che Microsoft ha intenzione di destinare gran parte degli investimenti del settore R&D a sviluppare servizi che facciano concorrenza a Google sul fronte delle news, della ricerca e dei blog.
Come spesso accade Bill arriva dopo, potendosi permettere investimenti enormi. Ho letto di recente che per ogni PC con sistema operativo il principe dei nerds percepisce ben 45 $, spendendone una cifra molto vicina allo zero. Lo ha fatto così con i browser, affossando Netscape; lo ha fatto con le console, ma ha aspettato troppo e l'Xbox non ha minimamente intaccato il dominio della Playstation, nemmeno puntando sul gaming online; ha tentato anche con gli smartphone, sfidando Palm/Handspring, ma non mi risulta che la diffusione di questi apparecchi sia ancora significativa.

A breve quindi ci troveremo di fronte Newsbot (già attivo in realtà), Answerbot (in diretta concorrenza con il mitico Askjeeves) e Blogbot (che sfiderà Blogger/Google).
Cosa può aggiungere Microsoft ai servizi attualmente esistenti?
Una diffusione più capillare? Forse per i blog e per le news è già tardi.
Interfacce più userfriendly? Difficile, i sistemi attualmente in uso sono quasi a prova di utonto.
Nuove funzionalità? Permettetemi di dubitarne.
Detto questo certamente una grossa fetta di utenti verrà comunque conquistata dalla comunicazione e probabilmente anche dall'integrazione con gli altri tools di MS, come Explorer o MSN Messenger.

Questa strategia ovviamente ha dei pro e dei contro: non si rischia di gettare soldi in ricerca e sviluppo per prodotti/servizi dei quali non è possibile stabilire la presa sul pubblico; si entra in un mercato già pronto e ricettivo, sia dal punto di vista della distribuzione sia da quello della conoscenza da parte degli utilizzatori; si parte da una base tecnologica esistente e non si deve "inventare" nulla, se non a livello di comunicazione. D'altro canto però se si perde il momento giusto si rischia di non riuscire a raggiungere la leadership; sono necessari ingentissimi investimenti pubblicitari; si deve trovare il modo di strappare i clienti al first mover.
Non sarebbe forse meglio investire nello sviluppo di nuovi servizi invece di affrettarsi per inseguire dopo? Con Netscape ha funzionato, è vero, ma erano altri tempi: Larry Page e Sergey Brin erano occupati nelle feste universitarie e non ancora nel progettare uno scarno motore di ricerca destinato ad avere un discreto successo...

Due proposte per un Digitale (Extra)Terrestre.
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Media | Data: Lunedì, 29 Marzo 2004 

Il 31-12-2006 cesseranno le trasmissioni televisive nella "ultra-cinquantennale" tecnologia analogica, se la legge attualmente in discussione sarà approvata e non subirà modifiche. La sperimentazione, come molti già sapranno, è già in corso e durerà ufficialmente (sempre secondo la legge in approvazione, salvo modifiche o proroghe) fino a Luglio 2005.
La tassativa cessazione delle trasmissioni analogiche sta costringendo gli attuali editori TV, alcuni con più fretta di altri, a convertirsi alla nuova tecnologia DTT (in breve), trasformandosi in operatori di rete (o "carrier"), e ad interrogarsi su cosa fare delle nuove caratteristiche offerte da questa tecnologia (audio e video in qualità digitale, supporto per audio Dolby, ecc.), e soprattutto dalla moltiplicazione dei canali trasmissibili; si calcola che, grazie alla compressione utilizzata nel sistema di trasmissione digitale, nelle frequenze attualmente necessarie per trasmettere un canale analogico, ce ne staranno 4 o 5 in qualità digitale.

L'eventualità, tutta da verificare, causata da questo incremento di capacità trasmissiva, è che gli editori che si sono "accaparrati", a caro prezzo, i Multiplex (le frequenze di trasmissione), vogliano affittare le frequenze che non utilizzano ad editori "terzi"; l'effetto di questa eventualità (che sto ipotizzando io, ma per ora non è stata ipotizzata dai carrier già attivi sul DTT; Mediaset, Rai, La7 e Dfree), sarebbe che un editore che vuole diffondere i propri contenuti potrebbe farlo senza investire in infrastrutture, ma pagando un consistente canone di affitto all'operatore di rete (che non so quantificare, ma visti i costi degli investimenti in infrastrutture, in qualche modo il costo d'affitto deve portare alla copertura di queste spese).
In ogni caso si spera che l'aumento di canali trasmissibili porti anche ad un aumento dell'offerta, anche se ad oggi, a parte Dfree, gli operatori di rete sono gli stessi editori che operano sulla "vecchia" tecnologia analogica (Rai, Mediaset, La7).

Il punto è che i capitali necessari ad entrare nel mercato del DTT, come operatore di rete, sono ingenti (stimati in 1,5 miliardi di Euro), quindi saranno quasi esclusivamente le aziende già attive nel campo delle trasmissioni TV a poter sostenere un tale livello di investimenti; questo perché l'editore già attivo sull'analogico ha un "cuscinetto" costituito dagli introiti pubblicitari, che va ad attutire gli investimenti nel DTT, ed anche perché l'editore che sostanzialmente si "trasferisce" dall'analogico al digitale, ha già un pubblico consistente di utenti fedeli. Qualunque altra azienda che volesse entrare nel mercato DTT avrebbe quindi dei problemi in più, oltre agli ingenti investimenti necessari, soprattutto sulla mancanza di fedeltà degli utenti TV.

Sono abbastanza convinto, oltretutto, che l'ingresso di nuovi editori che copiano, come modello, come contenuti e come target destinatario, il modello delle tv generaliste, è destinato a fallire. C'è qualche possibilità in più se si propongono canali tematici o canali di servizio; bisogna pensare qualcosa di nuovo insomma, ma mi sembra che la Rai per ora sia l'unica che lo sta facendo (Rai Doc e Rai Utile), anche se per giudicare aspetto di vedere cosa ne esce, dal momento che non c'è niente di definitivo, nemmeno il nome di queste due nuove reti.
Quindi, sul fronte dell'incremento dell'offerta, siamo di fronte ad una tecnologia che, pur permettendo più canali di quelli oggi possibili, molto probabilmente troverà nel mercato (in particolare nella domanda), il più grosso ostacolo all'aumento della "pluralità" di editori TV.

Come evitare quindi il rischio concreto di una "blindatura" del mercato, con pochi editori/operatori di rete che controllano la rete di trasmissione, ed eventualmente affittano le frequenze che loro non utilizzano ad altri editori che ne sono sprovvisti?
Sono possibili, secondo me, due strade per incrementare l'offerta e la possibilità di accesso alle trasmissioni TV per aziende private ed enti pubblici/no-profit. Nelle righe seguenti proverò ad essere propositivo, con una prima proposta più realistica, e con una seconda più "utopica".

Proposta 1 - Il finanziamento

Per favorire l'ingresso di nuovi editori, io destinerei gli incentivi ad imprese (o ad idee imprenditoriali) destinate a sfruttare le nuove caratteristiche introdotte dal DTT e ad accrescerne l'offerta in termini di contenuti, anzichè finanziare l'acquisto dei decoder (oltretutto con la politica scellerata di vendere dei decoder per un servizio in gran parte indisponibile, generando arrabbiature e delusioni negli utenti, nonché una sensazione di "fregatura").
Il finanziamento dei decoder a scapito, o comunque dimenticandosi totalmente dei contenuti che questi decoder dovranno permettere di fruire, è un errore enorme da parte del governo, perché senza contenuti non ci può essere una vera domanda, che per ora è una domanda resa artificiale dagli incentivi statali. Il miglior modo per incentivare la rapida adozione dei decoder DTT è quindi quello di favorire da subito l'incremento reale dell'offerta, finanziando i contenuti, spostando le somme stanziate per l'incentivo sull'acquisto dei decoder verso il finanziamento di produttori/editori che desiderano proporre nuovi servizi e contenuti per il DTT; non basta parlare di/promettere nuovi servizi e nuovi canali che ancora non ci sono (la parola giusta è propagandare, dal momento che l'incremento di offerta attualmente consiste in canali secondari e oltretutto già presenti sul satellite), bisogna farli! (o finanziare chi li vorrebbe fare).

Proposta 2 - Un Multiplex ad accesso pubblico

Per favorire l'ingresso di nuovi editori, o più propriamente, per favorire il pluralismo, propongo che si approfitti della abbondanza di canali che il DTT (rispetto all'analogico) sembra consentire, per creare un Multiplex ad accesso pubblico, sul modello dei canali ad accesso pubblico presenti in Olanda.
L'esperienza olandese ha visto la nascita di canali via cavo (l'Olanda è coperta al 90% dal cavo TV) liberamente accessibili per chiunque (editori, sviluppatori di contenuti) voglia trasmettere materiali o trasmissioni create in proprio. Ne risulta quindi un libero spazio dedicato alla creatività ed alla sperimentazione di "formati", senza controlli (e tanto meno censure) sui contenuti, nonché totale libertà anche dagli investitori commerciali e dall'obiettivo del profitto (che a mio avviso è una condizione importante per sviluppare la creatività, parecchio latente in Italia, nello sviluppo di nuovi contenuti e nuovi linguaggi televisivi).

Questi canali ad accesso pubblico, in Olanda, sono nati su iniziativa statale, ma su spinta "popolare"; negli anni '80 gruppi di "pirati" entravano illegalmente nelle trasmissioni TV, diffondendo i loro contenuti, principalmente di "video-art". Lo Stato olandese ha deciso (è stato in un certo senso costretto, per far terminare le attività di "hacking" della TV via cavo), di offrire canali ad accesso pubblico che rispondessero a questa volontà di comunicare; naturalmente negli anni la qualità di questi canali si è accresciuta, arrivando a proporre formati di tutti i generi, dall'informazione ai talk-show, alla copertura mediatica di eventi locali ed internazionali.
(per informazioni: Olon - Confederazione delle radio e televisioni pubbliche olandesi via cavo e via etere, e Salto - Consorzio dei canali radio-tv di Amsterdam). Esperienze analoghe sono presenti anche in Germania, nelle principali città (l'esperienza più interessante è a Berlino), in Austria ed in Svezia.

In Italia non c'è una spinta popolare all'accesso al broadcasting, almeno non forte come quella olandese degli anni '80, anche se non manca il fenomeno, ormai non più secondario, delle TV di strada che trasmettono nei coni d'ombra delle frequenze concesse agli altri editori, e che contano ormai qualche centinaia di "trasmettitori" diffusi su tutto il territorio nazionale, supportati nella loro attività da un network di creatori e distributori di contenuti (naturalmente a titolo totalmente gratuito), che fa capo a New Global Vision.
Credo quindi che se anche in Italia si dovessero replicare le esperienze nord-europee iniziate in Olanda, sarebbe necessario in ogni caso qualche anno perché si sviluppi un pieno utilizzo di questa possibilità da parte di editori privati, sviluppatori di contenuti, enti no-profit, eccetera, ma ciò accadrebbe inevitabilmente; il "fermento" in questo senso è già presente, e sono convinto che i canali ad accesso pubblico potrebbero anche costituire, in parte, un laboratorio spontaneo per la creazione di nuovi formati (con possibili sviluppi commerciali/profittevoli), grandemente più efficace (e non me ne vogliano) di qualsiasi Endemol, Magnolia, & co.

Come si dice in questi casi, "just my 2 cents", per cercare di avere un vero sviluppo del broadcast in Italia (a prescindere quindi dal DTT o meno, ma tentando di approfittare di questa innovazione), fin troppo asfissiato dall'oligopolio "bicefalo" (ma a me sembra "acefalo", almeno nella qualità del prodotto finale) che in molti vorrebbero mantenere invariato.

Yahoo e Kelkoo
Autore: M. Bancora | Categoria: E-commerce | Data: Lunedì, 29 Marzo 2004 

Notizia di oggi che Yahoo ha acquistato per 475 milioni di Euro, Kelkoo, una piattaforma di comparazione di prezzi, molto attiva in Italia e presente pressochè in tutta Europa.

Già da diverso tempo mi chiedevo dove stesse andando l'area shopping di Yahoo: pochi prodotti, impaginazioni a volte approssimative, perdita di contatti e di interesse per i partner o acquirenti di spazi pubblicitari che dir si voglia. Ecco la risposta.

Mi sembra anche una mossa strategica che risponde all'imminente lancio della versione definitiva di Froogle (ancora nella sua versione beta) che porterebbe in Europa un sistema di comparazione di prezzi che potrebbe essere l'ennesima killer application di quei geniacci di Google.

E-mail "certificata"
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Avvistamenti | Data: Venerdì, 26 Marzo 2004 

Il Consiglio dei Ministri, su proposta di Lucio Stanca - Ministro per l'Innovazione - e Luigi Mazzella - Ministro per la Funziona Pubblica - ha varato una norma che permette l'invio di messaggi di posta elettronica equivalenti, in termini di valore legale, alla tradizionale lettera raccomandata A/R.
L'iniziativa è nata pensando alla Pubblica Amministrazione, ed in particolare alla necessità di ridurre i costi di comunicazione tra enti pubblici diversi e tra enti pubblici e cittadino, ma promette di estendersi anche alle comunicazioni tra privati; il ministro Stanca stima il costo medio del sistema tradizionale in 20 euro per ogni lettera inviata, contro i 2 euro dell'e-mail.

La posta certificata è un servizio che può essere fornito solo dagli ISP, od altri enti pubblici/privati, autorizzati dal Cnipa (Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione), il quale ha anche il compito di sorvegliare sull'attività degli iscritti (non si capisce in che modo, ed a che scopo, si spera comunque nei limiti della privacy). I fornitori del servizio di posta elettronica certificata si occupano di certificare i due momenti principali dell'invio di documenti informatici: l'invio (notifica, avente valore legale, dell'avvenuta spedizione del messaggio) e la ricezione (notifica della avvenuta o mancata consegna).
Un'ente che ha già attivato un servizio di posta elettronica certificata è Infocamere, che con Legalmail propone una soluzione per l'invio di posta elettronica certificata secondo le indicazione del Consiglio dei Ministri.

E' naturale pensare che questo servizio ha la sua utilità soprattutto per la PA, e per le realtà aziendali pubbliche e private, ma non è da escludere una evoluzione futura anche per i privati cittadini, almeno per quanto riguarda la certificazione dell'identità del mittente e del ricevente.
Il mio parere, e per alcuni motivi il mio timore, è che un giorno si possa giungere ad una certificazione obbligatoria delle e-mail, non più con lo scopo di soddisfare la domanda di comunicazione elettronica avente valore legale, ma con lo scopo di abolire una forma di comunicazione anonima e non tracciabile; scommetto che più di uno ci ha pensato, tra gli esponenti del governo, perché la direzioni conclamata dai governi "occidentali" è proprio quella di sorvegliare le comunicazioni elettroniche il più possibile. Basta citare il decreto del governo italiano che voleva imporre agli ISP la conservazione delle intestazione di e-mail private per 30 mesi (estendibili a 60 mesi su richieste delle autorità), per motivi di sicurezza interna (sostanzialmente per fare dell'intelligence spicciola, con la possibilità, come per la visione dei tabulati telefonici, di individuare con quali persone si è in contatto "telematico", ovviamente su mandato delle autorità competenti).
Questo decreto, oltre ad aver richiamato l'attenzione del Garante della Privacy (che in una nota l'ha sostanzialmente bollato come potenzialmente incostituzionale), è stato ridimensionato in seguito alle proteste di ISP ed utenza privata (i primi preoccupati dai costi da sostenere per conservare una tale mole di dati, i secondi dall'invasione della privacy e dal principio, lesivo dei diritti individuali, della sorveglianza preventiva estesa a tutti i cittadini), sembra che in parte stia venendo fatta rientrare dalla finestra; infatti il servizio di posta elettronica certificata prevede che le informazioni sui messaggi inviati e sulle ricevute vengano conservati dal "certificatore" per un periodo di 24 mesi, ufficialmente per garantire agli utenti, anche in caso di smarrimento delle ricevute elettroniche, di poter dimostrare l'avvenuta trasmissione dei messaggi.

Se un giorno diventerà obbligatoria per tutti la e-mail certificata, almeno per quanto riguarda la certificazione dell'identità del mittente (forse sto diventando paranoico, ma non mi sembra un'ipotesi così remota), con lo scopo di abolire l'anonimato e l'intracciabilità delle e-mail, gli utenti verranno costretti a sottostare alla registrazione di tutti i propri messaggi per 24 mesi, ed alla tracciabilità di ogni loro comunicazione elettronica?
Mi auguro che un servizio utile per le imprese, e per la PA, non venga esteso anche laddove non se ne sente l'esigenza, trasformandolo nell'ennesima deriva dei nostri sistemi "democratici".

Ristoclub.it
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Web Marketing | Data: Giovedì, 25 Marzo 2004 

Ristoclub.it.gifRistoclub.it è una iniziativa nata, come si legge sul sito, dalla passione di quattro ragazzi per la buona cucina e per Internet, il cui connubio ha fatto pensare all'idea di creare un database dei locali e ristoranti italiani, inseriti tramite un sistema di affiliazione, ed accompagnato da un sistema di prenotazione on-line. Fin qui, starete pensando, niente di strabiliante; eppure in questa iniziativa ci sono i "semi" per lo sviluppo di un utile servizio di prenotazione a distanza.

Il lay-out del sito si presenta in maniera, a mio parere, fin troppo scarna ed anonima, con la classica impostazione a due colonne, una colonna più sottile a sinistra con la funzione di menù guida verso i contenuti principali del sito, e quella centrale destinata a contenere un motore di ricerca ed i contenuti che i content manager del sito hanno deciso di posizionare in evidenza.
Il fatto che mi è sembrato evidente sin dal primo sguardo evidente, è l'onnipresenza di banner pubblicitari: se ne contano ben 6 per pagina (due banner "classici", due button/mini-banner, due in formato "sky-scraper"), senza differenza tra home page e pagine interne, a volte collegati alla natura del sito (banner di Costa Crociere, di Lastminute.com - partner di Ristoclub.it), a volte scollegati da qualsiasi associazione con il "tema" del sito (banner di We@bank e di Renault). Personalmente sono sempre stato dell'idea che troppi banner, soprattutto se fuorvianti rispetto al tema del sito, distraggono l'utente che è entrato nel sito senza troppa convinzione, portandolo ad abbandonarlo prematuramente. Credo che vi debba essere una limitazione della pubblicità (in forma di banner) sui siti web (soprattutto se di e-commerce), per dare maggior spazio a strategie di partnership, co-marketing, e scambio di contenuti.

Il contenuto "forte" di Ristoclub.it è il DB dei locali pubblici (circa 1.500 affiliati), comprensivo del territorio italiano, che include ristoranti, agriturismo, wine bar, trattorie e pizzerie; è su questo DB che Ristoclub.it sviluppa il suo business, nonché il suo ventaglio di servizi.
Per i ristoratori, Ristoclub.it offre un servizio di affiliazione a pagamento, di durata annuale e suddiviso in due pacchetti (Basic e Plus), che danno diritto all'inserimento nel DB e nel sistema di prenotazione on-line.
Per gli utenti (coloro che cercano un locale), sono presenti dei basilari contenuti di supporto al servizio principale: la prenotazione on-line. Tra questi contenuti abbiamo il classico motore di ricerca, che presenta, oltre alla ricerca testuale per nome del locale e per città, la possibilità di discriminare la propria ricerca secondo tipi di cucina (etnica, regionale, vegetariana, ecc...), secondo tipo di locale (ristorante, wine bar, ecc...), e (nota positiva) per fascia di prezzo. Oltre a questo sono presenti delle vetrine, quali quella del "ristorante del mese" e dei locali "consigliati dallo staff".

La prenotazione on-line è l'unico motivo (ed è giusto così) per cui vale la pena entrare in questo sito; il sistema di prenotazione è molto classico, senza funzionalità superflue, ma dotato di tutto quello che serve. Il funzionamento prevede, dopo aver scelto il locale al quale si è interessati, la specifica del giorno, dell'orario e del numero di persone per le quali si desidera riservare un posto; la prenotazione, se giunta a buon fine, deve comunque ricevere una conferma ulteriore, che viene trasmessa tramite e-mail o SMS (a scelta dell'utente). Dopo la ricezione di questa conferma la prenotazione diventa effettiva. Come già detto per altri aspetti di questo sito, anche in questo caso è tutto minimale, ma funzionale.
Il punto di forza del sistema di prenotazione on-line è il suo funzionamento in tempo reale, che lo assimila al funzionamento dei siti di offerta di viaggi "last-minute"; anche la ricchezza, in termini di varietà, del database di locali pubblici prenotabili, è un punto di forza in quanto permette, all'utente, di effettuare una scelta più consapevole (rispetto all'off-line), perché basata su delle informazioni su una maggior quantità (ma non solo, anche profondità, infatti le schede descrittive dei locali prevedono anche, ad esempio, la carta dei vini), e quindi libertà, di scelta.
Il lato negativo che posso rilevare a carico di questa iniziativa è il senso di incompletezza che si rileva all'interno del sito. Al di là di alcune aree che sono ancora, comprensibilmente, in costruzione (ed al di là del lay-out molto anonimo), le schede stesse dei locali sono a volte incomplete; presumo che sia responsabilità dei ristoratori compilarle, e che quindi questi, pur pagando per ottenere il loro spazio, per qualche motivo non ritengono di dover sfruttare appieno il loro investimento, fornendo la maggior quantità di dati possibili. Devo dire che la desolazione di alcune schede è tutt'altro che invogliante!
Se mi è permesso quindi un piccolo suggerimento, sarebbe auspicabile rendere obbligatorio l'inserimento di tutte le informazioni necessarie, che peraltro sono informazioni che normalmente i ristoratori dovrebbero fornire su richiesta di un potenziale cliente; penso in particolare alla carta dei vini, che personalmente riterrei interessante poter conoscere prima di prenotare. Accrescere il numero di informazioni disponibili porterebbe all'accrescimento del valore di Ristoclub.it, nonché ad un maggior numero di prenotazioni per i locali affiliati, che fornendo informazioni complete potrebbero puntare ad accrescere il loro "appeal".

Marketing di frontiera
Autore: Gianluca.Demarchi | Categoria: Internet per le aziende | Data: Giovedì, 25 Marzo 2004 

Il protocollo TCP/IP deve andare a braccetto con la flessibilità.

Questa considerazione deriva dall’insindacabile esigenza di poter sullo stesso utilizzare applicazioni e far transitare dati estremamente differenti tra loro senza per questo dover superare valli adrianeschi: e ciò va inevitabilmente a scapito della sicurezza.

Pensare e sperare che qualcuno possa modificare il mondo esterno all’azienda per garantire la sicurezza dei dati di quest'ultima è un grosso errore di valutazione.

Ne conseguirebbe che, nell’attesa, l’unico computer sicuro potrebbe essere quello riposto in una stanza chiusa dotata di porta blindata, scollegato dalla Rete, spento; e a patto che vi fossero due guardie armate a vigilare il suo stato.

Quel computer sarebbe sicuro, ma evidentemente incapace di dialogare con chicchessia.

Nella realtà non messianica, la stragrande maggioranza dei dati elaborati hanno esigenza di essere trasmessi, per avere un motivo di esistere nei conti economici dell’azienda.

Ognuno deve essere in grado di difendere le proprie frontiere senza per questo limitare grandemente l’operatività.

Investire nella sicurezza significa non solo effettuare un efficace setup del sistema, ma soprattutto prevederne massiccia manutenzione e aggiornamento.

Infatti se si può strutturare il sistema di protezione al meglio nel momento della sua realizzazione è impossibile precedere ciò che accadrà nell’immediato futuro: l’evoluzione della Rete è continua ed incredibile e mentre sto scrivendo nuove falle del sistema vengono scovate e nuovi virus vedono la luce.

Trasmettere ai clienti questi concetti di base è assai importante per poter poi proporre delle soluzioni riguardanti la sicurezza e la protezione dei dati.

Spesso le soluzioni pacchettizzate non si dimostrano le migliori. Per chi voglia davvero proporre dei sistemi di sicurezza efficaci ed in grado di stare al passo con i cambiamenti continui della Rete, consiglio di affidarsi spassionatamente e senza remore all’open source puro e scevro da traghettamenti e masticazioni di sorta. (non starò qui naturalmente a descrivere soluzioni dettagliate, le quali delego invece a quel tecnico che ogni buon fornitore e venditore della sicurezza deve saper trovare, valorizzare e inserire all’interno della propria struttura)

Inoltre l’open-source ha il vantaggio di essere praticamente gratuito e, appunto, open-source; ossia i sorgenti sono disponibili e liberamente modificabili dal sistemista che dispone in questo modo di un controllo totale su qualunque aspetto del sistema e di tutta l'infrastruttura di comunicazione. La granularità con la quale si può intervenire su questo tipo di sistemi è davvero appagante.

Il cliente potrà così trovare in voi e in quello che rappresentate innanzi tutto un consulente e poi anche, contestualmente, un fornitore di vitali servizi: e vi pagherà molto bene. Investirà su di voi e non su licenze software o su costosissimi hardware.

La sicurezza è consulenza, la consulenza è sicurezza: far diffidare delle imitazioni!

Ottima idea, ma servizio Minimum...
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: E-commerce | Data: Mercoledì, 24 Marzo 2004 

La Minimum Fax è una gran bella casa editrice, non fosse altro per la pubblicazione di tutte le opere Raymond Carver.
Anche il sito non è affatto male (a parte le immagini bordate...), sia come impostazione grafica sia come contenuti, con alcune cose davvero interessanti, come ad esempio la sezione "Assaggi", che permette di visualizzare in Pdf pagine estratte da un considerevole numero di titoli.

In occasione delle feste natalizie ha inaugurato il servizio minimum cards, ovvero delle carte prepagate, acquistabili online, con degli sconti anche molto cospicui (35% per il taglio da 200 euro).

Ok, l'idea non è straoriginale, ma considerando la scarsa vitalità delle case editrici online anche il solo fatto di avere una sezione e-commerce costituisce un merito. Purtroppo però, nonostante l'idea sia valida e comunicata in modo efficace, il servizio è degno del nome dell'azienda: minimum.
Nonostante la carta sia acquistabile online, non è però utilizzabile per acquistare libri e gadget direttamente dal sito! Non vale nemmeno per l'acquisto nei negozi, cosa però molto più comprensibile.
Infine non è cumulabile con gli altri sconti e promozioni.

E' possibile ordinare per telefono, via fax (...), via e-mail e presso la sede a Roma.
Ma sarebbe così difficile inserire un checkbox "usa la minimum card" nel carrello che annulli gli altri sconti? Forse stanno solo aspettando di vedere come va l'iniziativa prima di mettere mano ai codici, ma l'effetto sarebbe stato molto migliore se fossero partiti subito con il servizio "maximum".

Comunque probabilmente io comprerò lo stesso la card, per acquistare tutti i libri di David Foster Wallace, quindi in ogni caso hanno guadagnato un cliente nonostante tutto. Sarà anche una buona occasione per testare il loro servizio di acquisto via e-mail (sinceramente non ho mai acquistato nulla via e-mail prima d'ora), come funziona, quali dati chiedono, che tempi di consegna hanno e tutto il resto.
Vi terrò informati!

(e)-lezioni americane
Autore: Gianluca.Diegoli | Categoria: Comunicazione | Data: Martedì, 23 Marzo 2004 

Dopo la campagna presidenziale 2004, decisamente il rapporto tra web e politica non sarà più lo stesso. Se usiamo la macchina del tempo per un raffronto tra il sito, per esempio, di Forza Italia del 96 (che in quanto partito "virtuale" era allora all'avanguardia sulla Rete) e il sito di John Kerry del 2004, notiamo immediatamente come se nel 1996 avere un sito era un dippiù, qualcosa tanto per dire "siamo moderni, abbiamo anche il sito", nel 2004 l'intera campagna elettorale si compenetra ed anzi viene guidata, anche a livello organizzativo, dall'online.

Kerry si presenta dunque con un web perfetto, e che inevitabilmente rappresentera' per chi verrà dopo (già a partire dalle Europee) un paradigma completo di come comunicare, a livello di contenuti e di grafica (leggera e contaminata di blog, e quindi vicina alla grafica abituale del visitatore) ad un target preciso; un sito che prima buca il video con la sezione news (foto d'impatto fresca di giornata); poi subito a fianco incita all'iscrizione alla mailing list, per non rischiare di perdere il contatto fugace con il visitatore; infine espone la mercanzia, con i vari argomenti di discussione, ben elencati. Eppoi, perchè negli USA raccogliere soldi è importante come raccogliere voti, ecco apparire la richiesta di azione (contribuisci, contribuisci!).

Non ha ovviamente dimenticato che creare una community (reale e virtuale) è fondamentale: et voila'! forum per gli incontri online, calendario degli incontri offline, blog del candidato, che non può non avere un blog. E sa che la comunicazione coordinata è importante, ma anche costosa, e non è quindi una sorpresa la quantità di gadget cartacei da scaricare in formato PDF (e quindi uguali per tutti!) e da stampare a spese del sostenitore (dal cartello da sventolare alla convention al flyer per il porta a porta, dal modello di raccolta firme alla cartolina da ritagliare seguendo bene i trattini); ovviamente i capi di abbigliamento con il brand (perchè di brand si puo' parlare a questo punto) sono a pagamento ed al servizio della causa, organizzati in un vero e proprio shop online.

Non manca il sito in lingua spagnola, ne' la ricerca locale per stato (comunicate global, act local!). Anche il marketing "virale" online non è stato trascurato: dall'icona del MS Messenger da esibire ai propri contatti, al logo piu' link per sponsorizzare il sito web. Se poi volete essere dei veri supporter sul web, la liste delle cose da fare è inclusa.

Insomma, in USA con il www non si scherza più. E i dati confermano: il 39% dei votanti in Iowa prima di partecipare alle primarie ha consultato i siti dei candidati [fonte: Des Moines Register], e il 50% (circa 20 milioni di dollari) dei fondi elettorali di Dean è stato raccolto online [fonte: G. Graff, portavoce di Dean].

Per le informazioni elettorali e il fund raising, la Rete ha dimostrato di essere il killer media avanti su tutti gli altri, e probabilmente individuando per sè stessa un altro percorso di sviluppo, molto diverso dall'e-commerce omnicomprensivo che tutti, anni fa, profetizzavano.

MSN cambia interfaccia per i paid listings
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Web Marketing | Data: Lunedì, 22 Marzo 2004 

Dopo le polemiche degli ultimi tempi sulla presenza nei risultati di ricerca di listings a pagamento non chiaramente separati da quelli free, quelli di MSN hanno realizzato una serie di test sulla soddisfazione degli utenti e proprio sulla base dei risultati di questi sondaggi ha annunciato di voler cambiare interfaccia al proprio motore a partire dal 1 luglio 2004.

Obiettivo principale di questo restyling sarà proprio la netta separazione dei risultati a pagamento, che saranno anche cromaticamente evidenziati, dai normali risultati del motore di ricerca; le prevedibili reazioni negative degli inserzionisti non spaventano quelli di MSN che si dicono conviniti, nel lungo termine, del successo di questa scelta ... staremo a vedere.

Alice nel paese della musica
Autore: M. Bancora | Categoria: E-commerce | Data: Lunedì, 22 Marzo 2004 

Leggo che anche qualcun altro è rimasto perplesso dopo aver letto l'intervista ad Andrea Casalini, CEO di Buongiorno Vitaminic. Certo Turani (il giornalista autore dell'intervista) non si è mai dimostrato tenero con le web company, se non con quelle che gravitano attorno al gruppo Espresso. Casalini presenta l'accordo con Telecom Italia per portare brani musicali a pagamento sul nuovo portale RossoAlice, in cui gli utenti trovano contenuti multimediali da scaricare a pagamento.

Sono d'accordo con quanto scritto da Mantellini circa l'utilità dell'accordo Telecom Italia - Buongiorno/Vitaminic. Non capisco il motivo per cui Telecom Italia debba allungare la catena distributiva, anzichè cercare di accorciarla. Mi pare sia ormai chiaro per tutti che per vendere su internet con prezzi competitivi si devono eliminare tutti gli intermediari inutili alla costruzione dell'offerta. Buongiorno Vitaminic avrà pure i migliori agganci nel mercato della musica, ma non credo che Telecom Italia avesse bisogno di un partner per stringere accordi con le major discografiche.

Mi sono anche sorpreso di una considerazione di Casalini, molto new economy, per giustificare la capacità del management di gestire il nuovo accordo:

Il vertice della sua società ha fatto una specie di festa a Parma e Del Rio (presidente di Buongiorno) e Dettori (inventore di Vitaminic) hanno fatto i dj tutta la sera servendosi solo di due piccolissimi I-pod, collegati all'impianto hi-fi del ristorante, sui quali avevano scaricato sa il cielo quanta musica.

Non sapevo che l'aver organizzato una festa MP3 cinque anni fa, mi desse una tale qualifica :-)

Non sono invece d'accordo circa la validità dell'operazione RossoAlice. La ritengo una iniziativa da tenere d'occhio, le premesse ci sono tutte: contenuti, traffico/visibilità, banda e sitema di pagamento.

Considerando che Telecom sta puntando ad esportare la propria offerta, il progetto potrebbe diventare un ottimo sistema di distruzione di contenuti. Gli accordi diretti con i fornitori di contenuti potranno essere utilizzati in tutti i mercati in cui l'offerta di Telecom Italia sarà presente. Senza scordare che i pagamenti dei clienti di Alice avvengono attraverso la bolletta del telefono, nessun bisogno di carte di credito o carte prepagate, un bel passo in avanti.

Google tips & tricks
Autore: M. Bancora | Categoria: Eventi | Data: Venerdì, 19 Marzo 2004 

Poiché le discussioni tornare spesso sull'argomento Google, mi pare utile segnalare che a Milano giovedì 25 marzo alle ore 18, si terrà un incontro dal titolo "Google trucchi e segreti per hacker" organizzato da Hopslibri. Dove? Presso la Libreria Hoepli - Via Ulrico Hoepli, 5 (MM Duomo, San Babila).

Magari ci si vede là :-)

@ 18:32 | Versione stampabile
Alcune osservazioni sui sistemi di "Paid Inclusion" e sui motori di ricerca.
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Advertising | Data: Giovedì, 18 Marzo 2004 

I sistemi di inclusione a pagamento all'interno dei motori di ricerca, del tipo "Keyword Advertising" (pubblicità contestuale alle keyword, quindi non si tratta di una vera e propria inclusione nel DB dei siti "cercabili") o "CPC", fino a che livello di numero di investitori non cominciano a soffrire di eccessivo affollamento, e quindi di una perdita complessiva di efficacia degli investimenti?

Qualche settimana fa Clickz.com ha pubblicato un articolo dove viene trattato questo problema, riferito alla pubblicità on-line; riassumendo l'articolo viene detto che gli investimenti in on-line advertising, in USA, sono aumentati grazie ad un incremento delle performance che ha indotto gli investitori a credere un po' di più nel mezzo, ma la crescita del numero di investitori potrebbe causare un calo delle performance, e quindi il venir meno del presunto motivo principale dell'aumento di investitori. C'è qualcosa di sbagliato in questo tipo di ragionamento circolare?
Intendiamoci, in Italia soprattutto gli investitori sono "cresciuti" pensando alla comunicazione = pubblicità TV, nella quale è più difficile calcolare l'impatto dell'affollamento di spot e di investitori sulle performance. Con il web invece i risultati delle campagne, i click, sono sempre sotto il naso di tutti. Esiste o potrebbe esistere in futuro un problema di affollamento tale da far pensare ai motori di ricerca di vendere, e penso soprattutto al Keyword Advertising, dei posizionamenti in esclusiva?

Un'altra questione che mi sembra interessante è l'importanza del posizionamento nelle prime posizioni all'interno dei motori di ricerca. E' noto che i SEO utilizzano il posizionamento in testa ai motori come indice centrale della loro abilità, nonché come obiettivo da centrare assolutamente per garantirsi la visibilità e la felicità del cliente. Ma, da conoscitore teorico della registrazione all'interno dei motori di ricerca (non è mai stata al centro del mio lavoro), mi chiedo se anche il posizionamento ha una sua importanza relativa, in particolare rispetto al numero di visitatori provenienti dal motore di ricerca X. Se da X mi arriva sempre lo stesso numero di visitatori, perché io, azienda con un sito web sul quale sviluppo business, mi devo preoccupare se (a causa di uno spider ballerino) ho perso dieci posizioni in un mese?


La credibilità di un sito web
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Ricerche | Data: Giovedì, 18 Marzo 2004 

Come si misura la credibilità di un sito web? Navigando sono venuto a conoscenza di una interessante ricerca di Consumer Web Watch secondo la quale i parametri di giudizio degli utenti sono i seguenti:

1. Design Look — 46.1%
2. Information Design/Structure — 28.5%
3. Information Focus — 25.1%
4. Company Motive — 15.5%
5. Information Usefulness — 14.8%

6. Information Accuracy — 14.3%
7. Name Recognition and Reputation — 14.1%
8. Advertising — 13.8%
9. Information Bias — 11.6%
10. Writing Tone — 9.0%
11. Identity of Site Operator — 8.8%
12. Site Functionality — 8.6%
13. Customer Service — 6.4%
14. Past Experience with Site — 4.6%
15. Information Clarity — 3.7%
16. Performance on Test by User — 3.6%
17. Readability — 3.6%
18. Affiliations — 3.4%

Quindi inutile affannarsi per i contenuti perchè tanto gli utenti si basano solo sul look&feel del sito? Ovviamente no, ma ammetto che queste cifre fanno riflettere e ribadiscono, se mai ce ne fosse stato bisogno, che anche i contenuti migliori e più interessanti se confezionati ed assemblati in modo inadeguato non servono a nulla.
E' curioso il fatto che la cosa sia maggiormente accentuata nei siti di finanza (54,6%) e addirittura nei motori di ricerca (52,6%), mentre per l'e-commerce il dato è nella media (46,2%) e, molto più comprensibilmente, per le news il dato è molto meno significativo, anche se comunque abbastanza alto (39,6%).

Altro dato assolutamente inaspettato, almeno per me: la notorietà del nome e la reputazione sono solo al 7 posto! E il branding?
La funzionalità del sito (usabilità?) addirittura all'undicesimo posto, non ditelo a Nielsen! Il dato è maggiore per i motori di ricerca (e ci mancherebbe), ma molto basso per l'e-commerce: quello che conta è solo il prezzo?

Consiglio comunque la lettura di tutta la ricerca, sarà certamente un ottimo spunto per utili riflessioni sul proprio sito web e/o su quelli dei propri clienti.
Buona lettura!

NOKIA, integrazione fra weblog, fotografia e telefonia
Autore: Thomas.Grones | Categoria: Web Marketing | Data: Giovedì, 18 Marzo 2004 

lifeblog.jpgNokia si era già dimostrata sensibile in merito alle piattaforme weblog per le proprie azioni di marketing. I blog erano già entrati nel mirino di casa Nokia che aveva visto in questo fenomeno una buona fonte per attingere a potenziali Influential a cui far testare per primi i suoi nuovi prodotti. Era il caso del primo foto-fonino 3650, lanciato sul mercato americano attingendo anche ai weblogger. In che modo? Facendolo testare a dieci influential blogger focalizzati sul fenomeno dei fotoblog. Nokia non ha aspettato che si parlasse del suo nuovo telefonino, ma ha anticipato i tempi promuovendo il prodotto tramite weblog che lo utilizzassero e ne parlassero. Questo è stato il primo step. Forse legati alle filosofie di Seth Godin o di De Bono (Pensiero Laterale), hanno voluto ribaltare la situazione. Se ne sono accorti coloro che sono andati a dare un’occhiata al CeBit. Cosa è successo?

È successo che nokia ha ribaltato la situazione. Non più solo fonte di nuovi prodotti, ma ora anche di servizi legati al fenomeno weblog, creando e utilizzando una piattaforma weblog studiata apposta per i possessori dei suoi telefonini, e puntando alla convergenza di alcuni fenomeni che sono trend puri: fotografia digitale, weblog, stampe digitali.. tramite telefonini.

Nokia al CeBit ha annunciato e presentato il 7610, il suo primo telefonino che promette qualità fotografica che ci si aspetterebbe da fotocamere digitali entry level. Telefonino sottile il 7610 con una scocca bicolore e un monitor a 65.000 colori, con una fotocamera che scatta con una risoluzione dignitosa di 1152x864, ottica di qualità e zoom digitale 4x. Fin qui solo novità di prodotto, ma la novità vera che capovolge l’approccio marketing della casa finlandese al mondo dei weblog è una nuova applicazione presente nella confezione e nel telefonino chiamata Lifeblog.

Lifeblog di Nokia è un'applicazione non troppo differente dalle altre piattaforme di weblog, ma è ottimizzata per il mobile blogging. Christian Lindholm, responsabile delle interfaccia Nokia e ora responsabile del progetto lifeblog ha intuito l’importanza di sviluppare un software che permettesse di organizzare le informazioni degli utilizzatori dei telefonini, che si tratti di suono, foto, video questi ora non solo possono essere spediti come email o mms, ma possono essere organizzati e pubblicati su weblo tramite lifeblog! Lifeblog si basa sul recepimento di tutte le informazioni multimediali raccolte dall’utente con il suo telefonino durante il tempo e organizzate in una timeline (linea temporale) nel momento in cui il telefonino viene collegato al proprio pc (ma non necessariamente). Da qui l’utente può decidere cosa pubblicare.

Sarà un fotoblog? Sarà solo un weblog? Sarà un lifeblog (termine coniato da Lindholm), non lo so. So solo che è un approccio di push market alla scelta dei suoi prodotti e allo spread virale degli stessi decisamente ben costruito. Photoblogger come uomonero ed il suo progetto di photoblogger.org, piattaforme weblog come splinder o blogger potranno essere tra coloro che accoglieranno il segnale di proposizione del servizio al proprio pubblico. E la nicchia verticale di convergenza di nokia con il mondo online sarà ancora più stretta, e dettata anche da accordi con case per la stampa digitale delle foto scattate.

Pas mal.. n’est pas? ;)

Fiat online
Autore: M. Bancora | Categoria: Web Marketing | Data: Mercoledì, 17 Marzo 2004 

È notizia di oggi che Fiat ha pubblicato il nuovo sito nella veste internazionale (fiat.com) e nazionale (fiat.it). Il risultato mi pare buono. L'immagine del sito raccoglie i dettami dell'off-line, colori, linguaggio e immagini sono perfettamente in linea. Ho appreso dal comunicato che è online anche il nuovo servizio per costruirsi un preventivo online. Tempo fa provai ad utilizzare il servizio messo a disposizione dal sito di Alfa Romeo, ma mi bloccai ad un certo punto perchè il sistema non mi fece progredire. Questa volta tutto è andato per il meglio. Sono giunto alla fine del preventivo con la possibilità di contattare un concessionario o richiedere un preventivo. Per la cronaca ho costruito un preventivo per una Barchetta, spinto dai 25 gradi che si respirano oggi :-) Un buon passo in avanti.
Un piccolo appunto. Ho dovuto aprire la finestra di Internet Explorer fino ad una risoluzione di 1024 punti per poter accedere a tutti i menu. Siamo sicuri che la maggior parte dei potenziali clienti Fiat possono permetterselo?

Paid Inclusion or not Paid Inclusion?
Autore: Gianluca.Demarchi | Categoria: Web Marketing | Data: Martedì, 16 Marzo 2004 

C'era da aspettarselo: dopo che Askjeeves ha recentemente interrotto una parte dei suoi servizi a pagamento, ecco i concorrenti scalpitare ed entrare nel merito della discussione. Yahoo! e Google sono divisi su una questione fondamentale che riguarda la collocazione dei risultati del paid inclusion nel contesto dei risultati complessivi. Il nuovo servizio di Yahoo! infatti non distingue visivamente i risultati che sono frutto di un'inserzione a pagamento da tutti gli altri. Yahoo! sostiene che questo non falsi la bontà del servizio offerto ai navigatori, mentre Google è di altro avviso: i risultati devono essere rigorosamente separati.

Ora, mi sembra che la questione sia: il software che gestisce il sistema di posizionamento, riesce davvero a garantire la qualità dei risultati e quindi del servizio? Se è così, non vedo problematiche di sorta. A pagamento o non a pagamento, l'utente troverà comunque link che rispondono alla sua interrogazione al motore e quindi verrà soddisfatto. Ma se per mera logica di business il software porterà in alto anche link che sono per il navigatore meno interessanti o addirittura estranei rispetto ad altri nel contesto della ricerca, certo questo sarebbe assai poco corretto e controproducente.

Dall'off-line all'on-line e ritorno
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Internet per le aziende | Data: Martedì, 16 Marzo 2004 

Si sa che il libro è sempre meglio del film, e troppo spesso questo non vale solo per il rapporto letteratura-cinema.
Nella maggior parte dei casi i siti web che nascono come corrispettivo on-line di un'iniziativa off-line sono decisamente fatti male. Di solito tendono all'estremo, quindi o rappresentano una semplice trasposizione intersemiotica (tra due diversi media) senza nulla aggiungere al prodotto originale e senza soprattutto sfruttare le peculiarità del mezzo Internet, oppure sostituiscono la versione off-line in tutto e per tutto, creando un pericoloso conflitto di canale, soprattutto per le iniziative a carattere commerciale.

In alcuni casi la grafica è trascuratissima e pesante, semplicemente perchè non è grafica per il web, viceversa in altri tutto è incentrato sulla grafica senza offrire contentuti o servizi che giustifichino l'esistenza di un sito web.

In questo post vorrei però parlare di due esempi positivi, due siti cioè che integrano e completano i rispettivi "originali" e offrono una web experience valida e significativa: www.internazionale.it, sito della rivista settimanale omonima, e www.cameracafe.it, sito della sit-com di Italia1.

-> Internazionale
www.internazionale.it già al primo impatto con la home page si presenta come un sito chiaro e ben organizzato. La grafica non riprende quella della rivista cartacea ma mantiene un'impostazione chiara e semplice, alla quale sono abituati i lettori.
On-line viene offerta una parte dei contenuti, ma non certo una quantità tale da rendere ingiustificato l'acquisto della rivista. Ci sono articoli, segnalazioni, l'agenda, e in più l'elenco delle firme con relativo profilo, cosa che ovviamente sarebbe impossibile pubblicare in ogni numero di Internazionale in edicola.
Ma veniamo allo specifico del web, che rende il sito complementare ma anche uno strumento informativo e comunicativo diverso e per certi versi superiore alla pagina scritta:
- blog: sono disponibili 5 diversi blog, gestiti in maniera non istituzionale, ma semplicemente come aggregazione di opinioni e pareri di alcuni autori, divisi per temi. A giudicare dal numero di commenti i blog hanno un discreto successo.
- e-commerce: sono acquistabili online i DVD presentati e allegati alla rivista, i libri e i gadget speciali (ad esempio la bellissima cartina geografica down-under). Non ho completato l'acquisto, ma la modalità di acquisto mi sembra semplice e intuitiva. Per quanto riguarda il servizio vi saprò dire più avanti, quando avrò potuto effettivamente testarlo.
- abbonamenti: uso il plurale perchè oltre alla possibilità di sottoscrivere on-line l'abbonamento alla rivista cartacea, su Internazionale.it è possibile anche effettuare un abbonamento alla versione digitale della rivista.
Alla luce di queste osservazioni e dei servizi disponibili devo dire che a mio parere il sito rappresenta una vera e propria integrazione della rivista e un incentivo all'acquisto, quindi un mezzo per aumentare il numero di lettori e di conseguenza il business della rivista.

-> Camera Cafè
L'home page del sito rimanda immediatamente all'atmosfera della versione televisiva. Stesso logo, stessi colori, stesso font utilizzati in TV. Disponibili online e scaricabili gli episodi ma anche wallpaper, cartoline, immagini dei protagonisti.
Ottima iniziativa poi quella di dare la possibilità ai navigatori di suggerire nuove trame per gli episodi, che potranno poi esseere effettivamente realizzati e mandati in onda.
Sono presenti inoltre altre possibilità di contatto con gli attori: ognuno ha un proprio "forum" tramite il quale rispondere. Che poi siano loro stessi a rispondere o il webmaster del sito è abbastanza irrilevante, l'importante è la percezione degli utenti e il loro senrtirsi ascoltati.
Anche in questo caso il sito non sostituisce l'originale televiso, ma anzi lo completa e lo esalta, rimandando alla visione dei futuri episodi e integrando gli stessi rendendo attiva la partecipazione alla sit-com, cosa che ovviamente il mezzo TV non può, per sua natura, rendere possibile.

Questi due siti a mio parere rappresentano un ottimo modo di utilizzare il web per rafforzare e completare un prodotto off-line, sia esso una rivista, una trasmissione televisiva, ma anche un brand, un servizio, una campagna pubblicitaria.
Gli esempi negativi si sprecano e non ne vorrei fare. Mi permetto di segnalarne uno solo perchè sono un grande fan del prodotto originale e sono rimasto delusissimo dalla versione on-line. Sto parlando di Blob, che a mio avviso è la migliore trasmissione della TV italiana ma ha un sito davvero imbarazzante da qualsiasi punto di vista, dal look&feel ai contenuti (praticamente inesistenti) all'interattività. Sono convinto che come me molti estimatori della striscia televisiva di Rai3 apprezzerebbero molto una completa trasformazione del sito www.blob.rai.it

B.L.O.G.: Better Listings On Google
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Avvistamenti | Data: Venerdì, 12 Marzo 2004 

Altro che contrazione di "web log", secondo quanto riportato in questo articolo su WebProNews.com blog è l'acronimo di Better Listing On Google, perchè il motore di ricerca californiano favorisce nel ranking i siti con aggiornamenti regolari.
Vengono inoltre individuate 4 categorie di corporate blog di successo:
1] Thought Leadership Blog
2] Customer Relations Blog
3] Peer Marketing Blog
4] Media Relations Blog

L'articolo fornisce altri preziosi consigli per creare un blog di successo e cita qualche esempio di blog ben riusciti, regalandoci anche una morale:
"If you have a very high-traffic blog site there are ways to make money - but effective examples are few and far between"

Buona lettura

Chi vuole un Pop-Up?
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Advertising | Data: Venerdì, 12 Marzo 2004 

I Pop-Up funzionano? In effetti sono un ottimo veicolo per guidare traffico verso un sito (fino a 14 volte più efficace di un banner), ma se ci concentriamo nella valutazione dei ritorni di immagine per un particolare marchio lo scenario cambia decisamente. I consumatori, infatti, non gradiscono chi usa questi strumenti ed anzi, tendono a considerare questi inserzionisti come dei veri e propri spammer; tuttavia questo formato continua ad avere un buon successo, perchè?

In questo articolo di ClickZ vengono analizzate proprie le ragioni per cui alcuni marchi online scelgono di correre un rischio notevole pur di guidare traffico verso le proprie pagine e quale ruolo svolgono in questo contesto i media buyers; di sicuro, mi sembra di capire, avremo a che fare con questo fastidioso ma (per alcuni) utile strumento ancora per molto tempo.

Tutta un'altra musica
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Marketing | Data: Giovedì, 11 Marzo 2004 

Il Parlamento Europeo, con un voto a larga maggioranza, ha di recente approvato una direttiva sulla proprietà intellettuale che va decisamente in controtendenza rispetto alle ultime deliberazioni in materia anche nel nostro paese.

Sostanzialmente in questo documento da un lato viene ribadita e rafforzata la condanna verso chi trae un qualsiasi tipo di profitto dal commercio di materiale non originale (è prevista anche la possibilità di congelare i conti correnti bancari degli indiziati di reato), ma dall'altro è sancita la non punibilità per atti commessi in buona fede dai consumatori (come ad esempio scaricare musica da Internet per uso personale).

All'interno della direttiva c'è anche spazio in realtà per una importante concessione che il Parlamento Europeo fa alle major dell'industria discografica; nel caso in cui un titolare di diritti d'autore intenda perseguire attività illegali condotte su scala commerciale, questi potrà infatti obbligare i provider alla fornitura dei dati personali degli utenti coinvolti in queste attività sospette.

Chiaramente le proteste e le accuse di attentato alla privacy non si sono fatte attendere; accuse che si sono tradotte anche in attacchi personali verso la relatrice del provvedimento, la francese Janelly Fourtou del PPE, colpevole di "matrimonio" (in questo caso di interessi) con il suo compagno di vita Jean-Rene Fourtou, mega-boss di Vivendi Universal.

Personalmente ritengo questa direttiva solo l'ultimo di una serie di segnali di malessere che emergono dall'industria culturale, di fatto incapace di gestire una richiesta di rinnovamento che, sempre più concretamente, sale dal mercato; Internet non ha generato questa richiesta, e tuttavia è riuscita a dare una risposta vincente ai consumatori.

Le grandi imprese dell'industria culturale si erano illuse negli anni '50 e '60 di aver raggiunto un livello di organizzazione e di gestione distributiva tale da garantire un successo senza fine, ma negli anni è cambiato il modo di ascoltare musica (dall'lp, al CD all'MP3), di vivere il cinema (prima con il VHS ora con l'home theatre), in una parola, è cambiato tutto.

Le aziende coinvolte non hanno dunque saputo rispondere a questa situazione di fatto con una rimodulazione dell'offerta distributiva o con una seria analisi di prodotto, e si stanno invece intestardendo in azioni di lobbying o con politiche di "criminalizzazione" dei consumatori (come i CD Copy Controlled) che tendono a penalizzare, invece che a valorizzare l'acquisto di originali.

Eppure qualcuno sta provando nuove opporunità di business ed i casi di successo non mancano; Elio e le Storie Tese, nel corso del loro ultimo tour, vendono alla fine di ogni serata un CD contentente l'esibizione integrale del concerto al quale si è appena assistito e con questa iniziativa stanno riscuotendo un notevole successo. Un caso molto simile è quello dei Pearl Jam che un paio di anni fa misero in vendita, direttamente online, più di 70 CD estratti da altrettanti concerti tenuti in giro per il mondo.

Altre iniziative interessanti sono quella di iTunes della Apple che permette per 0,99$ di scaricare "legalmente" un brano nella inifinita libreria disponibile, o ancora i chioschi musicali per creare compilation come quelli installati di recente a Bergamo.

Insomma, si possono forzare le istituzioni a realizzare leggi gradite ad una particolare lobby, ma dove esiste una forte richiesta di mercato l'unico strumento per rispondere non può che essere il marketing.

Web Recruitment e miglioramento dei processi di selezione
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Internet per le aziende | Data: Mercoledì, 10 Marzo 2004 

E' un fatto consolidato che le teorie di organizzazione aziendale hanno da tempo superato la concezione del personale di un'azienda come semplice "forza produttiva", per attribuirgli il concetto più esteso di "valore strategico" per la vita dell'azienda, per il suo sviluppo, per quella che - usando un linguaggio "confindustriale" - si può chiamare "capacità di competere".
Questa evoluzione nella considerazione delle risorse umane ha portato, oltre che al diffondersi di diverse culture organizzative, anche associate al cosiddetto lavoro immateriale, ed allo studio ed applicazione di strumenti finalizzati alla misurazione ed alla valutazione delle risorse umane, al riconoscimento dell'importanza strategica del momento di ricerca e selezione del personale.

Quella che vorrei analizzare è la possibilità dell'impiego di strumenti di web recruitment per il miglioramento e lo snellimento del processo di selezione.
Innanzitutto conviene attuare una delimitazione schematica degli strumenti di web recruitment, in ordine crescente di complessità:
- Area "Recruitment" nel sito corporate: informazioni sull'ambiente di lavoro, posizioni aperte, form di contatto;
- Database di profili professionali, gestiti da terzi ed accessibili dal web, con metodi di ricerca "match & find";
- Servizi di pre-selezione tramite "on-line assessment tests";
- Colloqui di screening a distanza, in video-conferenza (banda larga);
- Presentazioni aziendali ed eventi di "on-line recruiting", in video-conferenza;

Ognuno di questi strumenti, usato singolarmente o all'interno di un processo ben definito, potrebbe (condizionale) portare ad un miglioramento del processo di ricerca del personale. Gli strumenti per raggiungere questo obiettivo ci sono tutti; la tecnologia aiuterebbe soprattutto la fase di verifica della presenza di competenze chiave richieste dal ruolo vacante, tramite una ricerca testuale, per parole chiave, delle competenze stesse all'interno di DB di profili professionali, sia tramite la somministrazione a distanza di test di assessment (psico-attitudinali), atti anche in questo caso ad effettuare una prima, rapida, scrematura dei candidati. I benefici principali sono riassumibili, dal punto di vista dell'azienda, in una maggior rapidità del momento di raccolta delle candidature valide, che saranno approfondite ed ulteriormente scremate durante i colloqui. Mi riesce ancora difficile immaginare (ma non si sa mai) lo svolgimento dell'intero processo di selezione secondo una modalità "on-line", a distanza, in video-conferenza oppure con altri strumenti asincroni.

I destinatari, vale a dire gli utilizzatori potenziali, degli strumenti di web recruitment potrebbero essere prima di tutto le società che si occupano di ricerca e selezione del personale (dalle società di fornitura del lavoro temporaneo agli head hunter), che li utilizzeranno per accrescere le loro possibilità di trovare i giusti candidati per le loro aziende-clienti, ma anche i Responsabili/Addetti alla funzione Risorse Umane delle aziende (o anche direttamente i manager di linea) potrebbero esserne interessati.
La tendenza delle aziende è quella di affidare all'esterno le attività di ricerca e prima selezione del personale, scelta motivata non da una riduzione dei costi ma dal fatto che alle società esterne sono riconosciute delle rilevanti competenze specifiche, come risulta da una ricerca dell'I-LAB Bocconi (PDF); questo conferma che la ricerca e selezione del personale è un processo strategico, da affidare a specialisti.

Secondo me ci sono alcuni aspetti da valutare, in merito al web recruitment:

- Adattabilità ai diversi profili professionali.
Come si adatta l'utilizzo di questi strumenti al diverso livello professionale dei candidati oggetto di un processo di web recruitment: è facile intuire (ma si potrebbe farne l'oggetto di una ricerca/sperimentazione) che si adatti molto bene alla selezione di personale poco qualificato, che si adatti in parte anche al personale qualificato (solo per una pre-selezione), mentre non sia per nulla adatto alla selezione di quadri e manager (personale altamente qualificato);

- Virtualità Vs. abitudini consolidate.
Come si scontra la "virtualità" degli strumenti di web recruitment con l'abitudine delle aziende di servirsi di conoscenze e contatti informali per conoscere e valutare potenziali candidati, e con l'endemica scarsa trasparenza delle aziende italiane quando si tratta di presentarsi verso l'esterno (e quindi anche verso i potenziali collaboratori) per quello che sono, e con la riluttanza, che ognuno può constatare leggendo le molte inserzioni di offerta di lavoro, che le aziende hanno nel descrivere dettagliatamente la persona che stanno cercando e cosa loro sono disposti ad offrire al proprio potenziale collaboratore (in termini economici, ma non solo);

Insomma, il recruiting via web può essere utile, ma non per tutti e subito; per molte aziende probabilmente sarà necessario comprendere, prima di utilizzare il web per la selezione del personale, l'importanza di presentare delle offerte di lavoro chiare ai candidati, complete, e trasparenti (nonché veritiere). Questo aiuterebbe ad instaurare un rapporto corretto con il futuro collaboratore sin dal primissimo contatto (senza ingenerare illusioni e false speranze, con la conseguenza di un deterioramento graduale dei rapporti, fino all'estremità di comportamenti anti-aziendali), e predisporrebbe l'azienda ad utilizzare gli strumenti di web recruitment, i quali - più della selezione tradizionale - le richiedono di essere disponibile ed aperta alle esigenze di informazione dei candidati che sta valutando, ed alla valutazione imparziale delle loro potenzialità.

Occorre anche, da parte dell'azienda, non cadere nella tentazione dell'eccessiva automazione della ricerca e selezione del personale, ovvero nella riduzione del processo di selezione alla sola funzione di matching delle competenze auto-certificate dal candidato con le competenze richieste dal ruolo offerto (questo lo fanno già le società del lavoro interinale, pur senza usare Internet, anche selezionando professionalità che io non darei mai da selezionare a questo genere di società); questo modo di procedere è incompatibile con la valutazione delle persone, che non può essere basata solo sulla verifica di questa corrispondenza, fatta "sulla carta".
Si tratta di un atteggiamento riduttivo, prima di tutto perché il curriculum vitae è solo un primo mezzo di presentazione, ma non quello più chiaro nel far percepire la verità e le caratteristiche individuali di un candidato; una persona non è solo quello che sa fare, ma anche come sa essere, e come può diventare.

Secondo me l'utilizzo degli strumenti di web recruitment è auspicabile solo se questi verranno usati per beneficio sia dell'azienda sia dei candidati. Il beneficio per l'azienda dovrebbe consistere nel miglioramento della fase di pre-selezione e nell'educazione (incentivata) a chiarire prima di tutto a se stessa che persona sta cercando, per poter così formulare delle ricerche mirate, ed evitare di perdere tempo (e farlo perdere quando, spessissimo, vengono convocati candidati non in linea con quanto ricercato). Per i candidati invece il beneficio principale dovrebbe consistere nell'aumento delle possibilità di accesso alle selezioni in corso nelle aziende.
Gli obiettivi centrali dovrebbero essere, per riassumere:
- la qualità: intesa come qualità del processo di selezione e di conseguenza qualità dei candidati esaminati (qualità = corrispondenza del candidato alle necessità dell'azienda);
- l'equità: equità nell'accesso alla selezione e nel processo stesso di selezione; verifica del reale valore dei candidati, non solo in funzione di quanto sanno fare - cioè dei compiti che sanno svolgere, quasi come se anziché un collaboratore si volesse "assumere" un software - ma in funzione di come sanno essere.

Evergrow, Internet ed Europa
Autore: Gianluca.Demarchi | Categoria: Eventi | Data: Martedì, 9 Marzo 2004 

Si è svolto a Stoccolma la scorsa settimana il convegno inaugurale di Evergrow.

L'interessante Progetto, che raggruppa i migliori gruppi di ricerca europei in tre aree principali quali i sistemi complessi, i sistemi ''peer-to-peer'' e le reti sperimentali, si prefigge come primo step di affrontare l'evoluzione che la Rete Internet avrà nei prossimi due decenni. Innanzi tutto verrà mappata la topologia della rete europea e gli schemi secondo i quali si auto-organizza il traffico sulla rete. Altre attivita' discusse includono nuovi algoritmi basati sui metodi detti di ''message-passing'' che offrono la possibilita' di ottimizzare il comportamento di sistemi estremamente grandi, e gli sviluppi piu' recenti nei servizi ''peer-to-peer''.

Lo scopo di Evergrow è quindi quello di non giungere impreparati al momento in cui l'intera societa' sara' basata sulle reti, dalla vita privata al mondo del lavoro, all'industria ed ai processi di governo: cosa che i cervelloni di Evergrow prevedono accadrà da qui al 2025.

Il progetto Evergrow e' finanziato dall'Unione Europea per quattro anni e sono in esso coinvolte grandi industrie come Ericsson, France Telecom, IBM e Telia Sonera.

A livello scientifico l'Italia vede la partecipazione dell'Istituto per l'Interscambio Scientifico (ISI) di Torino, l'Istituto Nazionale per la Fisica della Materia (Unita' INFM di Roma ''La Sapienza''), e l'Abdus Salam International Center for Theoretical Physics (ICTP) di Trieste

Spot Ferrero
Autore: M. Bancora | Categoria: Advertising | Data: Martedì, 9 Marzo 2004 

Un nuovo minisito della Ferrero in cui promuovono una nuova merendina. Personalmente non percepisco alcun valore aggiunto. Sembra quasi la trasposizione di uno spot pubblicitario. Hanno scelto di farci usare quattro dei nostri sensi: vista, tatto, gusto e udito. Usare per modo di dire.

Perchè non un bel gioco interattivo? Anche alla luce del fatto che, secondo una ricerca di AOL, le donne sopra i 40 anni sono le maggiori utilizzatrici dei giochi online e quelle con un'età inferiore ai 40 anni non scherzano, almeno negli Stati Uniti. I giochi online pare siano un modo per fermare gli adulti davanti al computer fino a tarda ora.

Customer Service Online. Chi era costui?
Autore: Elisabetta.Oldrini | Categoria: Web Marketing | Data: Martedì, 9 Marzo 2004 

poste.jpgLondra. "Registrazione per residenti all'estero": CLICK.

Devo mandare un telegramma urgente di condoglianze in Italia. So che Poste.it offre la possibilità di inviare un telegramma da internet. Mi registro.

Dopo 4 ore, di un giorno lavorativo, non mi è ancora arrivato il login di abilitazione. Cerco sul sito un numero di telefono: 803.160. Sembra un numero che si raggiunge solo dall'Italia, provo a cercare un numero nel sito in inglese ma è lo stesso e da nessuna parte dice se si può chiamare dall'estero. Provo con 0039 davanti ma niente. Scrivo una lettera al customer service: mi rispondono dopo un giorno mandandomi una mail con un allegato che dice:

Gentile Cliente,

La invitiamo a consultare la comunicazione presente nell'allegato.

Cordiali Saluti

Poste Italiane S.p.A.

E allora mi apro l'allegato in word sicura di trovarci la risposta o il login e invece dice:

Descrizione della Risposta Con riferimento alle Sua richiesta di assistenza, La invitiamo a contattare il numero 0039-0817796004, un nostro consulente sarà a sua completa disposizione, dal Lunedì al Sabato dalle ore 08.00 alle 20.00, ora italiana

Dimenticavo: il file pesa 388KB perche' include un inutilissimo logo Poste Risponde.

Il telegramma lo faccio spedire da mia madre in Italia. Il sito delle poste ha perso una cliente e qualcuno dovrebbe seriamente mettere il naso nel loro progetto di usability.

Piange il telefonino
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: E-commerce | Data: Martedì, 9 Marzo 2004 

Vi segnalo un interessante articolo apparso su BrandChannel.com relativo al mercato del m-commerce in USA.

Pare infatti che dall'altra parte dell'oceano ci siano forti perplessità sulle reali potenzialità di questo mercato; la mancanza di una killer application ed i limiti imposti dagli stessi telefonini sembrano essere i motivi di questa "mancata" crescita.

Ma l'autore dell'articolo va anche oltre individuando nelle caretteristiche di sintesi del linguaggio giapponese scritto uno degli elementi più sottovalutati ed al tempo stesso più determinanti per il successo del m-commerce tra i nipponici ... ma non potevano dircelo prima? :)

Autogol di Yahoo?
Autore: M. Bancora | Categoria: Avvistamenti | Data: Lunedì, 8 Marzo 2004 

Ottime le considerazioni di Mauro Lupi sugli ultimi avvenimenti nel mercato dei motori di ricerca. In sostanza Yahoo proporrà dei risultati che non risponderanno ai criteri di rilevanza delle parole chiave nelle pagine Web, ma all'importo che ciascuna azienda pagherà per essere tra quei risultati. Qualcuno pensa che saranno le stesse aziende ad assicurare la migliore corrispondenza tra parola chiave e contenuto. Che sia qualcuno pagato da Yahoo?

Un'azienda che usa la zucca!
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Web Marketing | Data: Lunedì, 8 Marzo 2004 

ING DirectING Direct è sicuramente uno dei protagonisti della comunicazione pubblicitaria da diversi mesi.
Chiunque navighi abitualmente avrà visto senza dubbio diversi banner, text link, pop-up ecc. caratterizzati dal colore arancio e dal simbolo del principale prodotto della banca olandese: la zucca.
Parlando del web advertising, e parafrasando il claim della campagna, si può dire che ING Direct è un'azienda che usa la zucca: ottimizza gli investimenti, cambia periodicamente le creatività, utilizza promozioni.

Ho avuto modo, in un precedente lavoro, di collaborare sia con ING Direct direttamente sia con WMC, la società di InferentiaDNM che si occupa della campagna online.
Stefano Merlo, responsabile marketing di ING, e Paolo Giambertone, responsabile della campagna ING all'interno di WMC, mi hanno detto la stessa cosa: "Il prodotto si vende da solo".
Credo che questo sia innegabile, viste le caratteristiche del Contoarancio, ma in ogni caso la strategia utilizzata mi sembra davvero azzeccata e ritengo dovrebbe essere presa come modello da tante aziende che invece sprecano euro in campagne online prive di fondamento.

Ovviamente questo lo dico ora che non mi occupo più di queste cose, ma prima mi lasciavo spesso andare a discorsi del tipo: "Ma con tutti i milioni di euro che spendono in TV perchè non investono sul web?".
In realtà è semplice: perchè hanno capito cosa significa investire sul web. In tv non hanno la possibilità di sapere quanti utenti guardano esattamente lo spot, quanti lo guardano con attenzione, quanti poi ricordano lo spot e quanti fanno seguire un'azione alla visione. Col web sì.

- Impostando la campagna con un cost-per-performance hanno fatto in modo di avere un ritorno sicuro, o comunque di non diperdere l'investimento

- Tenendo alta la fee hanno invogliato praticamente tutti a partecipare, considerando anche il momento non proprio roseo dell'advertising online

- grazie alle caratteristiche del prodotto, ma anche a promozioni forti, alla caratterizzazione grafica e con una presenza costante hanno reso appealing il prodotto per una fascia molto ampia di potenziali clienti

- hanno avuto tutto il branding gratis. Probabilmente non era il loro obiettivo principale, ma fa sempre comodo, soprattutto ora che stanno lanciando anche un nuovo prodotto (mutui)

Risultato: budget ridotto, conversion rate strabilianti, rafforzamento del brand, business alle stelle.

Ribadisco: vendere un prodotto che ti dà dei soldi e non ti fa spendere nulla non è poi così difficile, ma ci sono numerosi esempi (in particolare tra le compagnie di telefonia mobile) di promozioni comunicate male ed in maniera scoordinata. L'operazione Contoarancio nel suo complesso mi pare ben orchestrata, gestita in modo attento e puntuale, rinnovata periodicamente ed efficace.

Henry Ford diceva, come è noto: "Metà dei soldi che spendo in pubblicità sono sprecati, ma non so quale metà". Probabilmente quelli di ING hanno capito qual era la loro metà sprecata.

La carta non ha ancora credito
Autore: M. Bancora | Categoria: E-commerce | Data: Venerdì, 5 Marzo 2004 

Rimango basito di fronte all'ennesimo intervento che cerca di denigrare l'utilizzo della carta di credito nelle transazioni online. Questa volta è un responsabile di Adiconsum. La risposta alle dichiarazioni di quest'ultimo, mi sembra non solo pertinente e corretta nel suo complesso, ma addirittura contenuta.

Mi è capitato di dover parlare ad una trasmissione di Radio24 insieme ad un responsabile di Visa. E il giornalista mi pose la classica domanda: "Ma le transazioni su Internet sono sicure?". Allora lavoravo per l'azienda che in Italia genera il più alto volume di transazioni online (in valore).

Quella volta non riuscii a trattenermi. Il servizio di pagamento online con carta di credito obbliga l'azienda ad assorbire i rischi di un sistema di pagamento non efficiente, tutelando giustamente il cliente. Non è la banca a rischiare, bensì è il merchant (l'azienda che riceve il pagamento) che sopporta il rischio della frode. Per il cliente è sufficiente una comunicazione alla banca per poter rientrare in possesso del proprio denaro. Per il merchant la questione non è propriamente in questi termini. In caso di frode chi rimane con il fiammifero acceso è proprio quest'ultimo: per una vendita persa, con merce che nella maggior parte dei casi si può considerare persa, il margine da recuperare sembra una montagna da scalare.

A meno che si introduca il sistema di pagamento 3D Secure di Visa, il merchant si accolla tutto il rischio della frode. La risposta che diedi al giornalista fu molto chiara: "Il cliente non rischia nulla, non ci sono rischi per le persone che utilizzano la carta di credito presso un merchant fidato e conosciuto. Chi rischia in verità è l'azienda che si accolla tutto l'onere di una potenziale frode". Ovviamente il "collega" di Visa non commentò.

In compenso il giornalista insoddisfatto rivolse la stessa domanda al responsabile di Visa, ricevendo una risposta tratta dal manuale del buon comunicatore: "Noi abbiamo delle statistiche che ci dicono che il rischio è pressoché inesistente". Chiaro, che rischi hanno loro? Nessuno.

Servizi a pagamento? No grazie!
Autore: Gianluca.Demarchi | Categoria: Avvistamenti | Data: Giovedì, 4 Marzo 2004 

Askjeeves ha annunciato di voler interrompere il servizio a pagamento che proponeva agli utenti, servizio che permetteva di garantire un posizionamento nei risultati. Davvero curioso ed inoltre controcorrente, visto che Yahoo! ha appena annunciato il varo proprio di un servizio simile e altri motori lo propongono da qualche tempo con ottimi risultati.

Le motivazioni da parte di AskJevees pare si collochino nell'ambito del "politically correct": gli utenti si troverebbero infatti spiazzati di fronte a risultati "viziati" e, cosa più eclatante, il software che gestisce il servizio per gli inserzionisti non sarebbe poi così affidabile...

Saranno adesso gli altri concorrenti a dover dire la loro in merito, anche perchè esaurire un filone aureo appena scoperto e ricominciare a piangere sulle occasioni mancate sarebbe davvero un peccato.

Riflessioni sull'e-learning
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: E-learning | Data: Mercoledì, 3 Marzo 2004 

Premesso che non mi considero un "gran" conoscitore di metodi didattici, ho il timore che l'e-learning, per ora, non stia facendo altro che trasformare la formazione in "nozionismo", nel trasferimento di nozioni e concetti fini a se stessi e nella loro successiva - quasi automatica - certificazione. Questo mi sembra in particolare vero per alcune offerte di formazione professionale; altro discorso andrebbe sviluppato per i corsi formativi lunghi, nei quali l'e-learning è solo una parte del percorso didattico.

Quello che temo è che l'idea preponderante associata all'e-learning non sia altro che una formula commerciale per cercare di costituire un mercato immediatamente redditizio, offrendo un servizio immaturo, spesso fatto solo di contenuti formativi non aggiornati ma semplicemente adattati ad un'erogazione telematica. Non intendo demonizzare il business ed il guadagno in sé, ci mancherebbe, solo che la mia visione è piuttosto differente da quella portata avanti da questi operatori; penso che, come è già successo altre volte nel campo della "net economy", si sia corso troppo in fretta nel celebrare una potenziale innovazione, senza riflettere a sufficienza su come renderla utile.

Anche il concetto di "lifelong learning", con l'e-learning (ma anche con i corsi professionali comuni), diventa una situazione calata dall'alto, inquadrata, formalizzata, con un "dentro ed un fuori"; insomma, il totale contrario di quello che, secondo me, dovrebbe essere, almeno stando al significato delle parole: lifelong learning = apprendimento continuo, vita natural durante. Ogni cosa che faccio può portarmi ad apprendere, ogni interazione che vivo è potenziale fonte di conoscenza, la conoscenza stessa è nell'interazione.
Più che altro quella del "lifelong learning" è diventata una chiave (qualcuno direbbe una moda, io da ex-pubblicitario dico "unique selling proposition") che alcune aziende produttrici di formazione usano per la vendita di corsi di formazione.

Ritornando all'e-learning, inteso come insieme di tecnologie e metodi didattici per l'apprendimento a distanza e per l'apprendimento continuo, mi chiedo se effettivamente si tratta di una rivoluzione (o almeno di una evoluzione), o se invece non fa altro che aumentare il divario tra apprendimento e pratica, fornendo solo l'illusione di aver appreso qualcosa di utile ed utilizzabile, di essersi aggiornati; questo peraltro è, secondo me, un problema che si pongono tutti i formatori e progettisti di formazione professionale, in particolare quella costituita da corsi brevi e seminari.
Forse la Rete, e non le piattaforme di e-learning ne i corsi che tramite queste vengono erogati, può moltiplicare le possibilità di praticare interazioni professionali=occasioni di sviluppo della propria conoscenza.
La questione è quindi soprattutto comportamentale: il professionista che vuole essere aggiornato ed apprendere ogni giorno, deve vincere la sua pigrizia ed approfondire delle pratiche di networking, aumentando le sue interazioni ed arricchendosi (cognitivamente) tramite di esse.

L'E-learning ha anche un problema congenito, i tassi di abbandono troppo alti, causati a quanto pare dagli scarsi stimoli dell'utente/studente che frequenta un corso esclusivamente a distanza. Gli operatori del settore, i formatori ed i progettisti, stanno quindi ricercando la giusta miscela (da questo la definizione di "blended-learning") di percorso di studio a distanza e percorso in aula, con l'obiettivo di aumentare gli stimoli e diminuire di conseguenza il tasso di abbandono dei corsi. Altri rimedi potrebbero consistere nell'introduzione di business game, "simulazioni di ruolo" e nell'introduzione di spazi virtuali di interazione tra partecipanti ai corsi, onde riprodurre a distanza, ed anche in maniera flessibile, le dinamiche del "gruppo".
Secondo me la soluzione non è solo nella giusta miscela di percorso on-line e percorso in aula, quanto nell'invenzione di una tecnologia che abiliti le "intelligenze" (le persone dotate di) che "vagano" in Rete (internet, network sociali) senza conoscersi, a trovarsi, condividere competenze ed eventualmente co-operare su specifici progetti, non solo simulati ma reali; questo potrebbe condurre ad un'auto-organizzazione dei saperi, in opposizione all'attuale situazione dei saperi che spesso vengono calati dall'alto.
Riconosco che questa idea, ancora piuttosto indefinita, è qualcosa di più della formazione e dell'e-learning, ma è secondo me quanto di più vicino al "lifelong learning" io riesco ad immaginare.

Io spero che si possa condurre una fase di riflessione su come fondere tecnologia e desideri/bisogni umani e professionali di apprendimento e miglioramento costante, o più precisamente, su come abilitare - tramite la tecnologia - i bisogni reali di accrescimento e apprendimento continuo, evitando di dare l'illusione di star perseguendo il miglioramento di se stessi tramite corsi "chiusi" che si limitano a fornire nozioni e certificazioni, le quali spesso finiscono nel dimenticatoio (le prime), ed in fondo ai cassetti (le seconde).

Se fossi un esperto di formazione mi metterei io stesso a condurre questa fase di riflessione, ma visto che non lo sono, chiedo se questa cosa la sta già facendo qualcun'altro, oppure se qualche esperto mi aiuta a capire ed a riflettere, magari insieme ed a "voce alta".

Splinder: e pubblicità fu!
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Advertising | Data: Mercoledì, 3 Marzo 2004 

Sarà rimasto deluso chi si aspettava il lancio della piattaforma pro o chi sperava di continuare a "bloggare" in uno spazio completamente "libero" da inserzionisti invadenti, ma a partire da ieri sera anche Splinder ha deciso di inserire pubblicità all'interno della sua piattaforma.

La modalità scelta è quella del text-advertising presente nella home page di sito www.splinder.it, nell'header distribuito su tutti i siti pubblicati da Splinder e nella parte bassa della pop-up per i commenti (il primo inserzionista è Applicando, newsletter su Mac).

La strada è quella giusta? O soltanto un esperimento? Probabilmente neanche dalle parti di Splinder lo sanno con certezza e questo risulta con evidenza anche dall'approssimazione con cui è stato posizionato il messaggio proprio all'interno del pop-up commenti; poco chiaro e non contestualizzato.

E' chiara invece la volontà dell'editore di non risultare "invadente" per timore delle possibili reazioni degli utenti, ma tutta questa cautela non rischia di tenere a distanza gli inserzionisti più interessanti?

Cosa resta della New Economy?
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Avvistamenti | Data: Martedì, 2 Marzo 2004 

Alla vigilia di una nuova ed importantissima IPO (Google) e a quattro anni dalla caduta delle utopie della Net-revolution cosa abbiamo imparato dagli errori del passato? Se lo chiede Jennifer Reingold in un articolo apparso sull'edizione di Marzo di Fast Company che mette sotto esame caso per caso i classici "miti" della New Economy.

Internet ha davvero dato un nuovo ed illimitato potere ai clienti? Il cambiamento epocale da più parti profetizzato si è poi effettivamente realizzato? Dove hanno sbagliato quelle aziende che da promettenti dot.com si sono tramutate in dot.gones?

C'è chi sostiene che Internet abbia rappresentato solo la nascita di un nuovo modello di distribuzione (di idee, prodotti, servizi, etc) e neanche valido per tutte le tipologie di imprese, ma è proprio tutto qui?

Il virus della Mucca Viola
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Recensioni | Data: Martedì, 2 Marzo 2004 

cow.jpgA quasi un anno di distanza dalla pubblicazione in lingua originale, è uscito a febbraio anche in Italia La Mucca Viola, ultimo libro di Seth Godin, il padre di concetti chiave per il marketing relazionale come Permission Marketing, l'economia dell'attenzione ed il concetto di ideavirus.

L'analisi di Godin parte anche questa volta dalla comprensione delle cause della fine di quello che lui definisce il "complesso industriale-televisivo". Il circolo virtuoso che questo complesso descriveva segue un principio molto semplice; una azienda acquista spazi pubblicitari e, grazie alla visibilità ottenuta, aumenta la sua capacità di distribuzione, ma conseguentemente anche le vendite e quindi i profitti. Se questi profitti vengono reinvestiti in pubblicità allora l'azienda può aspettarsi di continuare a crescere.

Questo circolo, che ha permesso negli ultimi 50 anni ad aziende come la Procter & Gamble una crescita senza precedenti, entra in crisi quando l'azienda si rende conto che, sia i privati, sia le imprese verso le quali si rivolge, non hanno più "attenzione" da dedicare ai loro messaggi.

Se in Permission Marketing proprio la consapevolezza di questo limite di attenzione aveva portato a identificare come centrale l'esigenza di rivedere dalle fondamenta la relazione con il cliente, con La Mucca Viola l'autore cerca invece di analizzare quali strumenti e quali tecniche permettono oggi ad una azienda di farsi notare e, possibilmente, di avere successo.

Anche se personalmente non amo molto i libri che propongono "soluzioni miracolose" e buone per tutti, qui inizia, a mio modo di vedere, la parte più interessante del libro; Godin trova infatti nella personalità da mucca viola, ovvero nella capacità si essere straordinari ed unici, la chiave di volta per uscire dal blocco dell'attenzione.

Estremizzando il discorso, l’autore arriva a dire in una frase del libro: "In un mercato affollato, seguire le regole significa fallire, non emergere equivale a essere invisibili".

Per chiarire il concetto vengono presentati una ventina di case study, da Motorola a MacDonald's fino al mitico macellaio toscano di Panzano che serve bistecche citando Dante; la costante dei casi di successo presentati sembra essere proprio la straordinarietà dell'offerta capace di attirare i cosiddetti adottatori precoci, vero centro di interesse di una campagna di marketing post-complesso industriale-televisivo.

In conclusione, un libro decisamente interessante, anche solo per le innumerevoli citazioni di casi particolari (si parla anche di Las Ketchup, Pearl Jam e delle penne Bic) che aiutano a rendere davvero concreti gli spunti di riflessione dell’autore.

Come di consueto Seth Godin ha messo a disposizione anche un sito internet per “maggiori informazioni” sulla Mucca Viola (www.apurplecow.com); tra i contenuti, due capitoli nuovi rispetto a quelli contenuti nel libro, un abstract pubblicato sul magazine Fastcompany e la procedura per l’iscrizione al prossimo Workshop di Godin, ma prima di pianificare il volo vi consiglio di dare un occhio ai costi del corso :).

Lunga e diritta era l'Infostrada
Autore: Gianluca.Diegoli | Categoria: Comunicazione | Data: Lunedì, 1 Marzo 2004 

Follie del marketing: dopo aver passato anni a seppellire il simpatico brand Infostrada, quello per intenderci del cagnolino che faceva pipí nella cabina telefonica della Telecom (e un po' inconsciamente sul suo canone), a impaludare fino a renderlo indigeribile un portale innovativo e storico quale il primo Libero, ed a cancellare il verde arioso con l'arancio del padrone, ora Wind, il figlio telefonico del buro-operatore post-elettrico, cerca di resuscitarlo con uno strano spot in simil-plastica, e appena un po' più arancio nel logo.

Insomma, lo strano e sospetto ripensamento di Wind ha fatto uscire dal baccello solo l'ultracorpo di Infostrada: a prima vista sembra uguale, ma a guardarlo bene, si sente che è diverso.
Anche i brand hanno un'anima, non si comunicano in un soffio. O no?

L'Italia vola
Autore: M. Bancora | Categoria: Avvistamenti | Data: Lunedì, 1 Marzo 2004 

Qualche giorno fa Tiscali mi ha riservato una bella sorpresa. Controllando la posta elettronica ho trovato una comunicazione del provider che annunciava l'incremento di velocità del mio collegamento ADSL di casa. Da 256k a 640k, senza alcun costo aggiuntivo per me. Nessun incremento nel canone. Nessun costo nascosto. Ma come?

Ormai è storia qualcuno potrà dire. È stato deciso a gennaio, a partire dall'11 marzo si viaggerà a 640k. Telecom (Alice) ha assoldato la solita Fernanda Lessa e il buon Valentino Rossi, che salva la bella modella accorrendo sul suo destriero motorizzato, per comunicarlo a tutti i suoi clienti.

Ma quali sono le conseguenze? L'Italia di colpo si ritrova in una posizione privilegiata come scrive Libero.it

Così l'Italia disporrà di velocità di accesso per la navigazione internet tra le più elevate d'Europa e superiori, per esempio, a quelle di Inghilterra (500/250 Kbps), Francia (128/64 Kbps) e Spagna (256/128 Kbps).


Ci sono state le solite polemiche, circa il modo in cui i clienti sono state informati delle variazioni: Telecom Italia è stata la prima a poter comunicare l'upgrade. Gli altri arriveranno dopo. Poco importa. Quello che conta è che l'internet sta piano piano diventando un mezzo disponibile per chiunque, con una buona banda per tutti, 24 ore su 24.


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