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Natale: momento cruciale per l'e-commerce
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: E-commerce | Data: Martedì, 30 Novembre 2004 

santamail.jpgSecondo un'indagine di AC Nielsen condotta per conto di eBay, l'84% degli statunitensi acquisterà almeno un regalo di Natale online.
Storicamente il periodo natalizio è sempre stato un momento cruciale per l'e-commerce, preceduto da titoloni ottimistici e seguito da requiem senza appello (sdi solito un classico "te l'avevo detto" da parte di chi invece aveva detto il contrario, ma lasciamo stare le polemiche...).
La prova del fuoco, dal quale l'e-commerce uscì bruciato e marchiato a vita, fu il famoso Natale del 2000, quando migliaia di pacchi regalo non furono recapitati in tempo a causa di stime errati e carenze logistiche.

Cos'è cambiato da allora? Di sicuro le aspettative sono diverse, i toni sono meno entusiastici e le stime più credibili.
Questo 84% però mi pare sinceramente fuori dal mondo. E' vero che l'e-commerce ha raggiunto una massa critica, soprattutto negli USA, ed ha assunto una propria identità più definita, che non è quella rivoluzionaria pre-bolla, ma i contadini dello Iowa che ordinano un lettore Mp3 su Amazon proprio non ce li vedo...

Michele, assaggia questa community
Autore: M. Bancora | Categoria: Web Marketing | Data: Mercoledì, 24 Novembre 2004 

Non sono un assiduo bevitore di whisky, ma ogni tanto mi piace bere un bicchiere di Laphroaig con gli amici. Per chi non lo conoscesse si tratta di un buon whisky invecchiato in botti, molto profumato e torbato e che mi ha permesso di apprezzare un mondo a me prima sconosciuto, e forse sarebbe stato meglio rimanesse tale :)
In Italia credo sia possibile acquistarlo anche all’Esselunga.

Ebbene dopo aver acquistato l’annuale bottiglia ho trovato una graditissima sorpresa. All’interno della confezione ho infatti scoperto che registrandomi al sito, avrei potuto scoprire il luogo esatto di provenienza del lotto di terra utilizzato per produrre il malto con cui è stato prodotto, o forse meglio dire creato, il distillato della mia bottiglia.

Davvero? No dico davvero? Il giorno dopo sono diventato uno degli amici di Laphroaig e ho scoperto questo bellissimo esempio di strumento di comunicazione che racchiude tante belle sorprese.

Fin dalla home page è possibile percepire il senso di appartenenza a questa vera e propria comunità di attempati produrri di whisky. Addentrandosi nella distilleria possiamo compiere un tour virtuale per vedere come nasce questo nettare, oppure leggere la storia dell’azienda, capire come l’acqua influenzi il processo di produzione, così come il legno utilizzato per tostare il malto. Ci sono anche filmati per assistere ai vari momenti della produzione: bello!

È da poco possibile acquistare online confezioni pregiate o casse di bottiglie, oltre ovviamente al merchandising classico: cappellini, bicchieri da degustazione, caraffe, ...
Sono in corso i preparativi per ospitare anche una chat, ma è già possibile partecipare a dei forum e scaricare il classico screensaver.

Secondo quanto scritto sul sito ci sono al momento 213.000 utenti iscritti a questa community di sbevazzoni di whisky e il motivo mi pare che ormai sia evidente: complimenti Laphroaig proprio un bel sito, una bella idea, un'immagine mantenuta se non addirittura migliorata.

Purtroppo non hanno ancora attivato un programma di affiliazione e così non potrò godere della bottiglia che sicuramente avrei guadagnato con i nuovi clienti che dopo aver letto questo post si precipiteranno ad acquistare una di queste splendite esperienze sensoriali (il post comunque glielo segnalo, non si sa mai :)).

SportItalia, la TV fatta col web...
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Media | Data: Giovedì, 18 Novembre 2004 

logo_sportitalia.gifSportItalia è un nuovo canale tematico, di proprietà di Eurosport, uscito da non si sa dove e che utilizza frequenze nazionali come se niente fosse, alla faccia di tutto il casino di Rete4 ed Europa7, il satellite e i pianti di Emilio Fede. (Chi sa come ha funzionato la cosa me lo spiega? Grazie)

In ogni caso la cosa che mi ha più colpito di questo nuovo canale è l'utilizzo massiccio del web. In pratica i conduttori dei vari notiziari "live" non leggono notizie dai soliti fogli, ma si collegano a diversi siti internet, citandoli e mostrandoli sullo schermo del proprio PC, e leggono direttamente le notizie dal web.

Sicuramente questo velocizza il loro lavoro e permette loro di essere sempre aggiornati in tempo reale o quasi. D'altro canto toglie un po' di credibilità e aura al lavoro del giornalista, che si riduce ad un annunciatore/lettore/surfer.

Probabilmente non è quello che molti intendono con integrazione tra web e TV, ma dal punto di vista dello spettatore ha i suoi lati positivi: innanzitutto permette di conoscere i siti di riferimento dei vari sport o campionati, con la possibilità ovviamente di andarseli poi a rivedere autonomamente; poi dà la possibilità di essere messi al corrente di un maggior numero di eventi o risultati, d'altronde no hanno bisogno di creare dei servizi, devono solo digitare l'url o sceglierla dai preferiti...

Addirittura ieri, parlando di skateboard, il mezzobusto ha aperto Google e ha fatto una ricerca al volo, inserendo semplicemente la keyword "skateboard" (detto come va detto ha poi aperto un sito amatoriale indecente...). Stamattina invece, parlando di rugby, la ragazza, un po' stile VJ di MTV, ha visitato un sito in cui si trovavano le istruzioni per imparare la haka (la famosa danza propiziatoria degli All Blacks): la telecamera ha abbandonato il volto per inquadrare direttamente lo schermo del PC e seguire il clickstream della conduttrice.

In misura embrionale questo approccio ammette quello che tutti sperimentiamo ogni giorno: il superamente della TV, in favore della rete ovviamente, come mezzo di informazione primario.
Ovviamente è un processo in corso e valido solo per un determinato target, ma Internet sta sempre di più LA FONTE di tutte le informazioni.

Non più quindi "l'ho visto in TV", ma "l'ho letto su Internet"!

Rilasciato il nuovo MSN Search Bug ... ops Beta
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Avvistamenti | Data: Venerdì, 12 Novembre 2004 

msn_search.gifDopo una lunga attesa, da ieri, è finalmente disponibile MSN Search nella versione Beta; ne parlano Mauro Lupi e un po' tutti i maggiori blog USA.

Non è stato però un parto indolore se si considera che, a causa del grande traffico e di alcuni bug imprevisti, il sito è stato a lungo irraggiungibile per tutta la giornata di ieri.

Ora, come detto si tratta di una versione beta ed è normale che ci siano problemi simili; è proprio per gestire questi inconvenienti che, contestualmente, i tipi di MSN hanno lanciato un blog (sul modello di quelli di Google e Yahoo!) per raccogliere pareri sulla nuova piattaforma.

Il problema è che, come riporta lo stesso blog, il down ed i bug di ieri hanno riguardato ANCHE il blog stesso mettendo in serio imbarazzo qualcuno negli uffici di Seattle. Interessante l'affermazione con cui dichiarano l'esistenza di notevoli problemi causati dall'incompatibilità con ... Firefox :)

Musica (digitale) per le mie orecchie
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Web Marketing | Data: Mercoledì, 10 Novembre 2004 

FAVE CLUBElio e le Storie Tese da sempre sono stati affascinati dalle nuove tecnologie, a partire dalle sonorità fino ad arrivare al sito web, ma in generale, e lo dico ovviamente da fan sfegatato, sono sempre stati avanti.

Un'iniziativa a mio parere ottima, anche se non sono stati i primi a farlo (vedi Pearl Jam), sono quelli che loro chiamano CD brulè, ovvero le registrazioni dei concerti vendute subito dopo il concerto stesso, "cotti e mangiati". Il costo è di 10 euro e ovviamente ognuno è diverso e originale.
L'altra iniziativa strepitosa, che ha più a che fare con le tematiche trattae da IMlog, è quella dell'abbonamento all'Elio e Le Storie Tese FAVE CLUB.

Con 10 euro a trimestre, o 30 all'anno, è possibile diventare "Fave" e avere la possibilità di scaricare TUTTA la produzione del complesso in 15 anni di onorata carriera. Oltre ai CD pubblicati sono a disposizione brani inediti e altre chicche, la possibilità di essere presenti al soundcheck dei concerti, lo sconto del 20% nello store del sito (cross-selling!) la possibilità di chattare con il gruppo e di essere presente alle puntate della trasmissione di Radio DeeJay "Cordialmente", la possibilità di ascoltare la radio del gruppo e poi omaggi e sconti vari. Insomma, al costo di 1 CD e mezzo si può avere accesso a tutto quanto!

Credo, ma qui il mio amico Giuseppe ne sa sicuramente di più, che sia una cosa simile all'NPG Music Club di Prince (peraltro recentemente premiato).
Il vero plus per i fan è quello di avere a che fare direttamente col gruppo, senza intermediari, senza major, senza agenti ecc. Con la garanzia di avere materiale originale e tutto quello che ne consegue ad un prezzo davvero accessibile a tutti.

Dal punto di vista più tecnico devo dire che i siti di Elio sono sempre stati ben fatti e curati, e anche questo nuovo non è da meno (anche se non mi piaccioni i frame...). Per quanto riguarda l'iscrizione può essere fatta online pagando con carta di credito o anche con la carta prepagata acquistabile ai concerti. Molto meglio di tanti sitarelli di e-commerce che teoricamente hanno in questo il fulcro del loro business...

Corro ad abbonarmi!

Muji sbarca in Italia
Autore: M. Bancora | Categoria: | Data: Lunedì, 8 Novembre 2004 

logo_muji.gifApprendo da Affari & Finanza di Repubblica che Muji, una delle catene di oggettistica/arredamento/abbigliamento più importanti e diffuse nel mercato inglese e giapponese, sta per sbarcare in Italia.

Sono curioso di vedere quale sarà la reazione del pubblico italiano. Per me Muji rappresenta un punto vendita molto speciale, dove trovare prodotti di design monomarca a prezzi che possono anche essere convenienti, ma che spesso hanno margini da negozio di lusso. Soprattutto alcuni oggetti di bassissimo valore intrinseco sono venduti a prezzi da atelier del temperino, per intenderci.

Come segnala giustamente l’articolo, l’acquisto di impulso all’interno di Muji è impossibile da evitare. Anche l’oggetto più insignificante come una limetta delle unghie è disegnata e fatta percepire come una vera e propria opera d’arte del minimalismo.

A Londra i negozi di Muji si trovano in qualsiasi strada rappresenti un crocevia dello shopping: Kensington, Oxford Street, Tottenham Court Road, … Ma alcuni prodotti si possono anche acquistare online, un’esperienza che ancora devo sperimentare.

La scelta di aprire il primo punto vendita in Corso Buenos Aires a Milano mi lascia un po’ perplesso se penso a ciò che Muji dovrebbe rappresentare anche per il pubblico italiano. Forse corso Vercelli, corso Como o addirittura Brera sarebbero state location più indicate per il lancio della mia catena di oggettistica preferita.

FireFox al 6%
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Avvistamenti | Data: Giovedì, 4 Novembre 2004 

firefox.jpgNon è certo il momento di dichiarare chiuso il dominio di Internet Explorer, e tuttavia di sicuro qualcosa nel mercato sta cambiando se, come afferma WebSideStory, lo share di Firefox è passato dal 3,5% di Giugno al 6% rilevato in Ottobre.

Contestualmente l'uso di IE è sceso dal 95,5% al 92,9% mentre restano inalterati i dati relativi ad Opera, Safari (per Mac) e gli altri; come è evidente la percentuale di IE è ancora di tutto rispetto, ma questo spostamento potrebbe anche indicare una reazione all'immobilismo che sembra caratterizzare la strategia di sviluppo di Microsoft che ha di recente dichiarato di prevedere una prossima realease del proprio browser solo in corrispondenza con il lancio nel 2006 di Longhorn.

Wal*Mart: autobiografia di un impero
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Recensioni | Data: Martedì, 2 Novembre 2004 

wallm.jpgCon il favore del weekend lungo, ho finalmente trovato il tempo di dedicarmi ad una lettura estremamente interessante; Made In America, autobiografia di Sam Walton, fondatore della catena Wal*Mart (lo trovi su Amazon.co.uk)

Il libro racconta, in modo leggero e godibile, l'ascesa dell'uomo, e dell'impresa, dal primo supermercato aperto nel 1962, a Rogers nell’Arkansas, fino all'inizio degli anni '90 ed all'affermazione di Wal*Mart come la più grande catena di supermercati sia in termini di negozi aperti sia in termini di fatturato. Un percorso di vita che passando attraverso l'epopea da pionieri del discount, la prima lenta espansione a livello geografico, arriva fino alla quotazione in borsa nei primi anni settanta e si conclude con l'esplosione negli anni '80 del modello Wall*Mart in tutti gli USA.

Walton descrive la nascita della strategia, rivelatasi vincente, di dedicarsi ai piccoli centri ed alle aree suburbane, il suo rapporto con i dipendenti, che ancora oggi i suoi eredi chiamano "associates" per marcare il rapporto di partnership tra lavoratore ed azienda, e poi il ruolo delle riunioni del sabato mattina come punto fondamentale di incontro, confronto e fine-tuning di tutta la struttura.

Ma il libro va anche oltre provando a tracciare una checklist per realizzare, indipendentemente dal settore di interesse, un impresa di successo; Walton parla di passione, voglia di sperimentare strade inesplorate e cura del cliente (che si traduce in controllo dei costi fino al singolo dollaro) come i pilastri su cui fondare qualsiasi impresa che abbia ambizione di durare e crescere nel tempo.

Oggi, a più di dodici anni dalla scomparsa di Walton, l'espansione del modello continua oltre i confini USA con centinaia di supermercati sparsi tra Sud America, Europa (Germania e Uk) e, negli ultimi anni, Cina (il 40° supermercato è stato aperto proprio questa settimana) confermando Wal*Mart come la più grande azienda privata al mondo.

Wi-fi, why not?
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Media | Data: Lunedì, 1 Novembre 2004 

Sottotitolo: perché agli altri sì e a noi no?

Il Wi-Fi, tecnologia per la creazione di reti senza fili approvata dall'IEEE nel 1997, è una tecnologia di cui in Italia si parla soprattutto a proposito dei modelli di business legati all'accesso a banda larga in aeroporti, hotel, ristoranti ed altri luoghi chiusi. Se ne parla molto meno come opportunità di sviluppo tecnologico e sociale (sì, perché in una società basata sulle informazioni, ogni opportunità di accesso è anche una opportunità di sviluppo sociale).

La normativa italiana riflette questo discorso, andando perciò a regolamentare soprattutto le applicazioni commerciali del Wi-fi(i casi citati in precedenza di aeroporti ecc...) ed ignorando quasi del tutto le altre possibilità di impiego. E' un problema di scarsa conoscenza dell'argomento da parte del legislatore (ed in particolare del ministero competente), il quale dimostra, a scapito di quello che dovrebbe essere il suo ruolo, di non essere in grado di immaginare i possibili sviluppi del Wi-Fi e finendo così per non agevolarli...se non per ostacolarli: l'impianto normativo infatti ignora, se non ostacola, le potenzialità del Wi-fi per creare reti pubbliche ad accesso gratuito, soprattutto se a volerle costituire sono privati cittadini od associazioni no-profit (come vedremo più avanti, in Italia le reti Wi-Fi pubbliche possono essere create solo da operatori iscritti in un particolare registro, nel quale ci si può iscrivere solo a particolarissime condizioni).

In altri paesi più lungimiranti tecnologicamente (Usa) o con una tradizione importante in fatto di libertà nelle comunicazioni (Olanda, in particolare Amsterdam), le reti pubbliche Wi-Fi si stanno sviluppando come processo per:
- rilanciare lo sviluppo tecnologico;
- investire in tecnologie alternative al cavo;
- migliorare l'attrattività del suolo cittadino;
- migliorare le possibilità di accesso alle informazioni dei cittadini;

Facciamo una rapida panoramica su alcuni casi in giro per il mondo (con confronti rispetto allo scenario italiano).

- A St.Louis (Missouri-Usa) hanno pensato che una rete Wi-Fi cittadina e gratuita potesse essere una buona strada per lanciare un processo di sviluppo tecnologico e sociale, e per rendere la propria città tecnologicamente competitiva. L'idea è stata quindi quella di sviluppare una rete Wi-fi municipale accessibile a chiunque, cittadini, turisti, lavoratori. Il caso di St.Louis è l'emblema della rete Wi-Fi come metodo per aumentare l'attrattività (valore economico, valore sociale) del territorio cittadino.

- La Francia ha liberato l'uso delle frequenze da 2.4 a 5 Ghz (quelle del wi-Fi per intenderci) che quindi per uso privato non richiede il rilascio di una licenza. In Italia non è richiesta alcuna autorizzazione solo nel caso in cui la rete Wi-Fi è limitata alla propria proprietà, cioè abitazione+terreno circostante; ma il legislatore ignora che le onde radio non sono limitabili e una rete Wi-Fi casalinga può anche arrivare con le proprie onde in strada o nel terreno del proprio vicino, senza possibilità di impedire che questo avvenga.

- Per sottolineare l'atteggiamento delle imprese italiane del settore telecomunicazioni, un paio di anni fa Tim e Wind chiesero al legislatore di bloccare il Wi-Fi, perchè secondo loro costituisce una minaccia agli operatori che hanno acquistato (a caro prezzo) le licenza UMTS.

- Mentre in Italia E.Biscom (grazie anche a capitali della AEM) sta ancora scavando per depositare fibre ottiche, ad Amsterdam una società privata -HotSpot Amsterdam sta creando una rete Wi-Fi costituita da 250 hotspot che mira a coprire l'intera città rendendo il cavo non più necessario. E se lo fanno ad Amsterdam, dove il cavo TV (utilizzabile anche per l'accesso ad Internet) c'è già e raggiunge il 90% della popolazione, perché non farlo in Italia dove il cavo in gran parte del territorio non c'è (e l'ADSL non è ancora presente in molte zone)?.

- In Italia il Decreto Ministeriale di regolamentazione dei servizi Wi-fi ad uso pubblico (art. 3, comma 4) stabilisce che gli unici soggetti autorizzati a creare reti Wi-Fi pubbliche, previa autorizzazione generale, sono obbligati all'iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (Roc); dalle faq presenti sul sito Agcom si legge che solamente i soggetti che svolgono attività di radiodiffusione o che sono agenti del mondo pubblicitario od editoriale possono iscriversi al registro. E' preclusa ogni possibilità di iscriversi al registro, e quindi di creare reti Wi-Fi pubbliche, ad ogni altro tipo soggetto, comprese realtà non imprenditoriali, no-profit o liberi cittadini.


Forse dirò una banalità: credo che lo sviluppo delle reti, Wi-Fi e non, sia per la società digitale come lo sviluppo dei mezzi pubblici nelle società industiali e post-industriali: un processo indispensabile.
Questo sviluppo può avvenire in due modi:
1- tramite una pianificazione dall'alto che, con l'apporto di persone competenti, studia i fabbisogni di una nazione/regione/città e ne pianifica le reti (Wi-Fi e non);
2- tramite uno sviluppo libero, dove chiunque può, entro un quadro normativo preciso ma non limitante, creare una rete Wi-fi pubblica;

Il primo modello, per quanto gestito da persone competenti, può produrre a lungo termine un imbrigliamento delle possibilità di sviluppo tecnologico ed una lontananza del risultato dai bisogni dei privati cittadini, in tutto favore di interessi particolari (che possono essere quelli di un gruppo di imprese o dello Stato stesso).
Il secondo invece può essere più adatto a soddisfare i bisogni di comunicazione e di accesso della maggior parte dei cittadini, e quindi secondo me più auspicabile ed in grado di creare un circolo virtuoso per quanto riguarda le possibilità di accesso alle informazioni in Rete.


Alcuni link utili

La normativa italiana:

- Decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2001, n.447
“Regolamento recante disposizioni in materia di licenze individuali e di autorizzazioni generali per i servizi di telecomunicazioni ad uso privato”;

- Decreto Ministeriale di regolamentazione dei servizi Wi-fi ad uso pubblico del 28 maggio 2003;

- Il registro degli operatori di comunicazione.

Alcuni articoli

- Wi-Fi: profili giuridici e opportunità di mercato

- Un'articolo di Beppe Caravita sulle possibilità di aprire il Wi-Fi al mondo pubblico e no-profit: Quel pasticcio del decreto Gasparri sul wi-fi....;


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