Qualche giorno fa ho pubblicato uno scritto in tema di tv (link), nel quale auspicavo, in coincidenza dell’introduzione della tecnologia Digitale Terrestre, l’istituzione di uno o più canali ad accesso pubblico destinati a trasmettere i contenuti prodotti da privati cittadini, enti no-profit, o realtà in ogni caso indipendenti dalle emittenti cosiddette “commerciali”. L’obiettivo è quello che è facile immaginare: abbattere il duopolio asfittico dei “broadcast media” italiani che, come ho spiegato sempre nel precedente articolo, nemmeno il DTT garantisce di rimuovere, a causa di motivazioni di ordine principalmente economico, che fanno sì che solo grandi investitori possano accedere alle trasmissioni digitali.


Esiste anche un’altra via per raggiungere l’obiettivo di aumentare l’offerta televisiva, via della quale, ammetto, non ero a conoscenza. La potrei definire “tv partecipativa”, o “tv ad azionariato collettivo”. Il principio è semplice: un canale televisivo si fa finanziare, tramite sottoscrizioni, dal suo pubblico, che con questa azione di finanziamento acquisisce un potere di influenza sulle scelte dell’editore (come un’azionista per un’azienda). Questo “modello televisivo” è applicato in USA da Thirteen Channel di New York, ed in Italia da Nessuno Tv; quest’ultima iniziativa è stata lanciata da Bruno Pellegrini, ex-direttore Marketing e Contenuti di Jumpy, e come emerge in questa recensione, si propone di diventare una realtà produttrice di contenuti non solo per la tv, ma “multi-piattaforma” (radio, web, contenuti per video-telefonia mobile). Si spera che la cosa vada avanti, e che la scelta di adottare il modello “partecipativo” non sia solo un modo per far parlare di sé, ma una scelta che possa davvero sviluppare un modello dilagante di partecipazione alla “creazione dei media, dei contenuti e dei linguaggi”.

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