Finalmente. Finalmente. Finalmente.
In un mercato sottosviluppato dove impazza il pay per action, e dove qualche sottosviluppato lancia un motore di ricerca pay per performance (www.snap.com, che perde sempre più soldi) Google si è decisa a mettere in pratica quello che molti teorizzano da anni e cioè che ANCHE il web è ANCHE strumento di branding. La notizia è freschissima; d’ora in poi i clienti di Google avranno la possibilità di targhettizzare i propri adsense; la vera novità? Che si paga a CPM. Sì si pagano le vecchie e maledette impression. Il meccanismo sarà ad asta, come per il cpc e sarà ‘mischiato’ con i programmi che pagano in CPC.
Un aforisma di non ricordo chi diceva: “Una cosa non esiste finché non puoi venderla”; bene, adesso Google vende la web awareness e non più in una riga striminzita sopra i risultati di ricerca, ma con una targhettizzazione su siti verticali o che contengono sezioni verticali.
Che il prossimo ‘upgrade’ siano gli adsense ‘grafici’ e non più solo testo? Spero di sì…

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