ecommerce.JPGPassato il Natale, il periodo dell’anno più “caldo” per il commercio elettronico, ho pensato di fare 4 chiacchiere con chi lavora all’interno di questo settore per capire dove va, come va, cosa è cambiato e cosa cambierà nel mondo dell’e-commerce italiano.
Ho intervistato quindi Andrea Boscaro, head of Pangora Italia, che gestisce i portali di shopping, tra gli altri, di Lycos, Buycentral, Tuttogratis/Kuanto ed Excite.

1) E’ appena passato il natale, periodo storicamente critico per l’ecommerce. Qual è il tuo feedback per quanto riguarda la situazione italiana?


Non posso che confermare un trend crescente in termini di accessi ai nostri siti nel periodo precedente il Natale. I nostri due siti principali hanno ottenuto a novembre 658 mila utenti unici Lycos Shopping e 409 mila Buycentral (Nielsen Netratings). I nostri dati interni confermano la crescita anche su dicembre. Rispetto all’anno precedente abbiamo verificato soprattutto una maggiore attenzione da parte dei clienti ad essere pronti per il periodo clou con le offerte migliori ed a sfruttare appieno lo strumento da noi offerto (qualità del database trasmesso, sfruttamento delle vetrine redazonali, …): ottimo segnale di ulteriore maturamento del mercato.

2) In generale il 2005 doveva essere l’anno del rilancio per il commercio elettronico e per internet. E’ stato così?

I dati Anee/Assinform - Politecnico di Milano (2,8 mld euro il giro d’affari dell’ecommerce b2c) sono lapidari: il commercio elettronico è un segmento di mercato in costante crescita per i nuovi utenti ed i nuovi operatori ed in pieno consolidamento per quelle aziende che con la loro professionalità hanno saputo trainarlo nei due anni precedenti. Per quanto concerne Internet, trovo sia stato un anno molto positivo: il dato pubblicitario, soprattutto se considerato scontando il peso di dialer e gambling degli anni precedenti, mi sembra lusinghiero. Il pay-per-performance sta poi acquisendo dignità e peso relativo: credo che il merito sia anche un po’ nostro, degli operatori che hanno trovato modelli di business compatibili con un approccio a performance.

3) Quali sono le aspettative per il 2006?

Dal lato dell’offerta, a mio avviso la sfida 2006 sarà la piena affermazione di protagonismo da parte di alcune categorie merceologiche (l’automotive, il real estate) in combinazione con l’avvicinamento all’ecommerce, quale canale distributivo aggiuntivo, da parte di aziende tradizionali.
Dal lato della domanda, trovo che ancora dobbiamo tutti lavorare per convincere quella parte di utenti meno smaliziati a trovare ed a comprare online. Abbiamo da poco rilanciato Buycentral con una navigazione molto più attenta ad un utente meno esperto per invogliarlo ad utilizzare la ricerca parametrica ed a usarci davvero come fonte di informazione per le sue decisioni di acquisto.

4) Si parla molto di web 2.0: vedi qualche operatore in Italia che incarni questa “nuova filosofia”?

Ho assistito ad una splendida conferenza al Dada Day in cui l’amministratore delegato di RCS Vittorio Colao ha tracciato le linee per un’applicazione editoriale di questa filosofia da parte di un grande editore. Mi pare che loro, dopo l’acquisizione di Dada, siano l’operatore locale più accreditato per una traduzione in larga scala del concetto di Internet come piattaforma.

5) A parte le solite cose inerenti alla carta di credito, quali pensi che siano i problemi maggiori e i principali ostacoli per l’ecommerce in Italia?

Credo che la carta di credito stia diventando sempre meno un problema: segno dell’accreditamento ottenuto dai principali shop. Seguendo le 4 P direi: ulteriore miglioramento della usability dei siti meno noti, possibilità di offrire una reale convenienza di prezzo rispetto all’offline (per certe categorie siamo ancora lontani), professionalizzazione delle competenze di web-marketing degli shop e strumenti di fidelizzazione ed incentivazione. Il boom del turismo online è frutto del successo ottenuto rispetto a queste quattro sfide.

6) Considerazione finale: qual è lo stato di salute del mercato ecommerce italiano e cosa bisogna ancora fare, a tutti i livelli, per diminuire il gap tra l’Italia e non dico gli USA, ma almeno altri paesi europei come UK e Germania?

Oltre a quanto detto prima non posso che aggiungere che occorre attendere una generazione (sono un capo scout e quando presto attenzione alla propensione al digitale dei più giovani, già vedo un abisso rispetto ai trentenni come me ;-)) e che ogni politica di incentivazione (dal bonus sull’acquisto del PC, ad un rapporto sempre più telematico con la PA al prepotente ingresso dell’informatica e di Internet nelle scuole) è la benvenuta purchè costo-efficiente.

Ringrazio Andrea per la disponibilità e spero di continuare a breve con altri esponenti del settore questa panoramica sull’e-commerce di casa nostra.

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