Come da prassi, non se ne parla moltissimo. Eppure è ormai in stato avanzato di discussione la cosiddetta “Telecoms Package”: normativa europea destinata a rendere legale che un provider limiti la fruibilità di alcuni servizi Internet, a proprio piacimento. Non propriamente una normativa ad un impatto zero.
Proviamo ad immaginare alcuni scenari derivanti da questa legge:
- Io provider con fantastilioni di utenti ho il mio sito di download di musica; metto un filtro per limitare la banda di accesso ai servizi concorrenti;
- Versione all’italiana: io sono provider e in più ho magari qualche amico in politica (se non addirittura sono in politica io stesso); mi prodigo per limitare la banda dei servizi di qualche altro imprenditore con amici in politica di parte avversa alla mia, o di web tv che propagano idee avverse alle mie. Il tutto in cambio di favori;
- Io provider limito la banda a Facebook, o a Itunes, o a Skype, o a qualsiasi altra cosa, dopodiche chiedo a te - utente - un supplemento mensile per tornare ad avere banda illimitata (creo il problema e fornisco la soluzione, a pagamento).

Questi esempi per dire che è rischioso lasciare che siano imprese dedite al profitto (sul quale non ho nulla da ridire, ma il cui potere va mantenuto comunque sotto controllo per evitare lesioni dei diritti personali e cadute in pessime tentazioni) decidere quali servizi devono essere accessibili tramite la Rete e quali no.
E’ inoltre lesivo del futuro permettere che la Rete non rimanga un bene aperto a chiunque voglia lanciare un servizio. Rischiamo di trovarci nella situazione in cui chi riesce a controllare le reti di trasmissione controlla anche il diritto o meno di fare impresa tramite queste, o semplicemente di esercitare diritti elementari di espressione.

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