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Competence PR
Autore: Enrico.Bianchessi | Categoria: Comunicazione | Data: Martedì, 10 Maggio 2005 

Chi conosce il mondo delle PR, soprattutto dalla parte dei giornalisti (io non lo sono, ma qualche aneddoto mi è arrivato), sa che non è raro (tutt'altro) che chi gestisce la comunicazione di una azienda IT, e deve perciò comunicare al mercato tecnologie, prodotti, soluzioni hardware e software, spesso si muove in una beata ignoranza tecnologica.

Non che la comunicazione la debba fare un ingegnere elettronico (Dio ce ne guardi..) ma quel tanto di competenza per capire di cosa si sta parlando, beh, quella non guasterebbe.

Lo si capisce a partire da comunicati stampa dove abbondano leadership, aggettivi iperbolici, evidenti "cut and paste" (copia e incolla) di schede tecniche, e gli interventi dei manager traboccano di felicità aziendale (sull'argomento della felicità aziendale, vi segnalo il sito di Phil Gomes, che ha analizzato proprio la "felicità" espressa nelle quotation e ne ha tratto un utilissimo "indice della felicità manageriale")

Quello che invece spesso manca, è la necessaria competenza per spiegare in che scenario tecnologico e di mercato si muove quel prodotto, dove sta in azienda, cosa fa, come lo fa, e perchè è diverso dai concorrenti. Insomma mancano i veri contenuti.

Un tema questo su cui si è ampiamente intrattenuto anche il buon Jim Horton sul suo blog Online Public Relation.

E persino IDC solleva l'argomento quando, in un recente studio, sottolinea come tra gli elementi di freno alla ripresa degli investimenti IT, ci sia una scarsa comprensione delle nuove tecnologie da parte delle aziende.

Insomma, le aziende destinatarie delle innovazioni tecnologiche non le comprendono. Sebbene bombardate da una non trascurabile massa di informazioni (o presunte tali) che giungono dalle aziende che vorrebbero vendergliele, le potenziali clienti nicchiano per mancanza di comprensione. Sono tutte stupide ?

La mancanza di competenza (sia quella specifica del comunicatore in quanto tale, come quella relativa al settore di attività) non è solo un problemino delle aziende che spendono (male) i propri soldi, ma è causa di un problema più generale. Discutevo recentemente con un collega della diffusa incapacità delle aziende B2B di fare marketing communication.

Il fenomeno, da un certo punto di vista, dovrebbe stupire parecchio : d'accordo che è difficile valutare la propria comunicazione guardandola dall'interno, rigorosamente tappati in ufficio (Il famoso "insight marketing"); ma prima o poi ci si dovrebbe accorgere che il mercato non riceve e non comprende i messaggi che mi illudo di aver inviato. O no ?

Se i miei clienti attuali e , soprattutto, quelli potenziali non comprendono i miei prodotti, o non li conoscono perchè non riesco nemmeno a destare la loro curiosità, non è che, magari, qualcosa non funziona ? Non è che forse chi gestisce la mia comunicazione in realtà non sta comunicando nulla ?

Questa diffusa incapacità è uno (non l'unico, certo) dei motivi per cui le piccole e medie aziende guardano all'innovazione tecnologica con sospetto e timore: perchè investire soldi in una (ad esempio) soluzione web based di cui nessuno ti spiega correttamente (e in modo che tu possa comprenderlo) il funzionamento, le conseguenze dell'interfacciamento col sistema informativo esistente, le conseguenze organizzative, i reali benefit interni ed esterni , etc. etc. etc ?

Sarebbe pretendere troppo ?

Commenti

Caro Enrico, la questione delle PR nelle aziende IT è un tema/problema/opportunità che vivo quotidianamente nella gestione della comunicazione e delle relazioni esterne di aziende del settore IT.

E' vero, i comunicati che spesso escono fanno ridere i polli... Per quello che ho potuto, ho eliminato del tutto le iperboli e gli "auto-sbrodoli" (passami il neologismo), frutto spesso di tecnici improvvisati comunicatori o di imprenditori che,auto-incensandosi, sono convinti di essere riconosciuti come i più "fighi" del mercato.

Credo che, al di là di tutto, la comunicazione di software e servizi, prima della tecnologia, debba comunque parlare al mercato, ovvero rispondere alla domanda "a che mi serve?"

Spesso l'errore che riscontro nei comunicati che leggo dalle varie agenzie è l'eccessivo tecnicismo senza una visione di mercato. Al di là della tecnologia con cui è costruito, un prodotto serve per soddisfare un bisogno o esigenza. Il fattore tecnologico è un importante ma non primario. Se vado a soddisfare un bisogno mi posso rivolgere a tutti gli scenari tecnologici del caso (se ne ho le competenza) altrimenti mi chiudo il mercato su una tecnologia.

Dalla mia piccola esperienza, il problema dell'IT, oggi, è che nella comunicazione risponde a bisogni di tipo tecnologico. Prova a fare un giro in qualche sito. Vedrai grandi specifiche tecniche, grosse competenze tecnologiche ma pochissima competenza di mercato... Sembra, a volte, di stare di fronte alle vetrine dei negozietti di un tempo che dovevano mettere in mostra tutta la mercanzia.

E' l'annoso problema: meglio la strategia di prodotto o di mercato?
Certo e' che il fattore chiave è il tuo target. Qui apriamo un'altra piccola parentesi: la differenziazione del messaggio e il ruolo del mezzo.

Se faccio una azione di PR su una testata ad alto contenuto tecnologico i cui lettori sono responsabili dei sistemi informativi, allora sono d'accordo con te: peso alla tecnologia e agli impatti. Se il mio target sono i CEO, allora puntiamo al business e al risparmio. Se il mio target è il piccolo imprenditore puntiamo sulla riduzione dei costi ed la possibilità di incrementare i margini mantenendo la stessa struttura.

Se devo dare delle specifiche tecniche, utilizziamo le schede prodotto ma evitiamo i comunicati. In parole semplici e parafrasando McLuhan diamo a ciascun mezzo il suo messaggio!!!

Inviato da: Simone Favaro @ 23.05.05 23:14

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