IMlog
The good consumer
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Domenica, 14 Dicembre 2008 
Finance Marketing: oltre la strategia del prospetto informativo
Autore: Simone.Lovati | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 13 Ottobre 2008 

In questo periodo di crisi dei mercati finanziari in molti si chiedono cosa sia giusto fare e cosa invece esponga a ulteriori e indesiderati rischi.
Se lo chiedono gli operatori che in questa battaglia sono in prima linea.
Se lo chiedono giornalisti ed esperti di settore, politici e parapolitici.

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Ma se lo devono chiedere anche risparmiatori, semplici investitori e non per ultimi chi questi prodotti junk o toxic, come si usa adesso, li ha vestiti, li ha mixati e proposti al mercato. Noi tutti marketers, uomini di comunicazione, product manager.

"Cosa dovete fare adesso" titola il buon Milano Finanza; di sabato.

Beh, io vi dico la mia e chiaramente non lo faccio per gli operatori, i risparmiatori e i politici, ma per i miei colleghi nel marketing...

E' da anni che nel finanze & insurance impera la strategia del prospetto informativo...

Il marketing della falsa trasparenza.

Basato su prodotti spesso complessi molto di più di quello che lo stesso consulente che li propone possa pensare, blindati con informazioni e clausole in quantita tale da non far comprendere il reale rischio/profitto di cosa si sta acquistando.

D'altronde se il miglior metodo per nascondersi e' mischiarsi a centinaia di altre persone, il miglior modo per comunicare senza informare e' affogare nell'overlading i contenuti cruciali del prodotto.

Insomma c'e' un gran bisogno di prodotti nuovi pensati veramente per consumatori, partiti da esigenze di mercato e non da mere tattiche di profitto.
Un marketing veramente strategico non solo una macchina per la comunicazione e il way to market dei prodotti.
Noi tutti allora dobbiamo cercare di abbandonare i vecchi schemi per dare un nuovo volto a questo mondo e fare qualcosa per andare oltre alla sterile affermazione che la proprio banca e' diversa.

Un consiglio da amico
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 21 Agosto 2008 
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NB: non che io usi IE, e' che alcuni programmi aziendali funzionano solo su IE. Ma giuro che lo uso con la morte nel cuore...

Ma com'e' bello qui, ma com'e' grande qui, ci piace troppo ma... non e' l'IKEA!
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Venerdì, 8 Agosto 2008 

Dopoo questo post e diversi altri a seguire su IKEA, IMlog e' diventato praticamente il sito delle risorse umane dell'azienda svedese.
In particolare abbiamo ricevuto decine e decine di CV via email per l'apertura dell'IKEA a Baronissi. Il tono della mail era del tipo "Vi invio il mio CV per l'apertura del vostro nuovo negozio a Baronissi". E deduco che "vostro" non si riferisca a IMlog :)

Da qualche settimana pero' c'e' una novita': pare che una ex-cassiera dell'IKEA, tale Roberta Bonanno, sia arrivata seconda ad Amici di Maria De Filippi.
Di conseguenza abbiamo iniziato a rivecere email con richieste tipo "perche' non promuovete nei vostri negozi il nuovo cd di Roberta?" oppure "perche' non mettete dei manifesti?" e cosi' via.

Vorrei chiarire a tutti che IMlog NON e' l'IKEA, che Amici mi fa schifo, che non ho idea di chi sia 'sta Roberta e che, se per caso qualcuno avesse dei dubbi, IMlog non sta per aprire un negozio a Baronissi!

So bene che la guerra contro gli utotni e' persa in partenza, ma almeno mi sono sfogato! :)

Tariffe ridicole iPhone: e' tutta colpa di Steve Jobs
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Domenica, 6 Luglio 2008 

iphone_web.PNGCome sempre ahime' l'Italia fa la figura del paesello. Le tariffe degli operatori di telefonia mobile per l'iPhone sono ovviamente ridicole (Vodafone - Tim).
Per prima cosa non capisco perche' ci devono essere delle tariffe particolari per l'iPhone se non per approfittare del buzz che si e' creato.

In secondo luogo penso che la colpa di queste tariffe sia esclusivamente di Steve Jobs: aveva il potere contrattuale per imporre a tutti gli operatori del mondo di includere in tutte le tariffe il traffico dati illimitato (cmq ho come l'impressione che solo l'Italia non ce l'avra'...) e aveva la possibilita', di conseguenza, di dare una svolta definitiva alla navigazione web via cellulare.

Non lo ha fatto e di conseguenza gli italiani avranno 600 MB di navigazione mensile se scelgono Vodafone (praticamente mezz'ora su YouTube) e da 1 a 5 GB se scelgono Tim, con costi fino a 200 euro mensili (non e' imbarazzante che la tariffa unlimited di Tim non sia affatto unlimited?).

Qui in Olanda l'abbonamento T-mobile partira' da 30 euro mensili con traffico dati illimitato e l'iPhone a 80 euro, ma si sa, l'erba del vicino e' sempre piu' verde. Qui in particolare... :)

Goodbye Fergie
Autore: M. Bancora | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 30 Giugno 2008 

Il video qui sopra è di un amico che non c'è più, Jordan Ferguson. Abbiamo lavorato insieme per 3 anni in Betfair, dove abbiamo passato un periodo magnifico a Londra e in Europa. Una malattia fulminante lo ha fermato a 35 anni, nel corso di una carriera che lo ha portato a dirigere VideoEgg in Europa.

Aveva un progetto nel cassetto, scrivere un libro per suo figlio Sebastian, dove raccogliere, grazie ai suoi contatti con il mondo dei media, dei consigli a lui dedicati provenienti da personaggi famosi. Ora con alcuni colleghi ci siamo ripromessi di tentare di portarlo a termine.

Goodbye Fergie, I will miss you.

M

HiPPO, OPO e MAPO
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 27 Maggio 2008 

Segnalo un interessante post di Nereo, che a sua volta segnala un articolo di Advertising Age.

Senza stare a ripetere quello che ha scritto, si parla di HiPPO (Highest Paid Person's Opinion) e OPO (Oldest Person's Opinion), suggerito da nereo stesso (anche se credo dovrebbe essere EPO, per Eldest).
Il primo e' un problema comune in tutto il mondo, mentre sono d'accordo che il secondo sia soprattutto italiano.

Non ignoriamo comunque il MAPO (Most Arrogant Person's Opinion), che a quanto pare e' alquanto diffuso in ogni dove come problema, data la preoccupante sovrapposizione con l'HiPPO :)

Il Giappone in 10 + 1 punti
Autore: M. Bancora | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 5 Maggio 2008 

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Di ritorno da un viaggio in Giappone, vi propongo alcuni (s)punti di riflessioni circa la seconda potenza economica mondiale.

1. gli orari dei treni, e in genere tutti gli orari, possono essere utilizzati per regolare gli orologi, e non viceversa. Il paragone con uno dei nostri treni risulta umiliante. E l'orario è solo un esempio di quanto l'italia sia indietro.

2. le persone che lavorano nei supermercati tra gli scaffali, una volta sistemata un'isola, corrono, e non lo dico in modo figurato, corrono a sistemare un'altro scaffale.

3. un grande magazzino giapponese sta al pachinko, come una biblioteca sta ad un grande magazzino italiano. In un grande magazzino giapponese sono riuscito a fermarvi per un'ora in orario di punta senza che dopo cinque minuti mi venisse mal di testa, facendo giocare il piccolo e scambiando commenti sui prodotti. Per chi non avesse mai varcato la soglia di un locale di pachinko, si tratta del gioco con cui si intrattegono i giapponesi: fanno cadere una pallina sperando che vada a finire bene, un gioco molto più tedioso delle slot machine italiane, e credo anche molto più remunerativo, che genera un frastuono incredibile moltiplicato per decine di macchine in un singolo locale.

4. Per mancanza fisiologica di spazio il piccolo locale commerciale giapponese ha una quarta dimensione che in Italia e in "occidente" non è normalmente considerata: il piano. Molti negozi infatti sono aperti a piani per noi assurdi, terzo, quarto e anche settimo piano. Di qui lo sviluppo della comunicazione iper-aggressiva stile BladeRunner con immagini e suoni che stordiscono il passante non abituato.

5. Il sushi in Giappone è buono e meno costoso di quello italiano ('sti cazzi).

6. il packaging in Giappone è un'arte: buste dentro buste, fogli che ricoprono buste, buste che si chiudono per evitare l'acqua della pioggia, fiocchi dello stesso colore della scritta del logo del negozio, bustine anti essicamento dei prodotti alimentari dappertutto, ghiaccio per mantenere fresco il pesce take away,...

7. il riciclo in giappone è un'arte. Non ci sono cestini ma, quando si trovano, buchi dove gettare tutto, se si capisse quello che c'è scritto. E se non li trovi, metti tutto in tasca e porti a casa: la sera ti ritrovi in tasca un gomitolo di cartacce che butti nel cestino sperando sia quello giusto. Ho visto anche un museo del riciclo dove portano regolarmente i ragazzi ancora in età scolare. Iamme paisà!

8. La 6 e la 7 sono una evidente contraddizione.

9. L'energia elettrica per i Giapponesi non è un problema.

10. Ho preso un treno che mi ha portato in 3 ore da Tokyo a Kobe, sono circa 600 Km in cui non ho visto soluzioni di continuità nello sviluppo urbanistico: tutte case per 600 maledetti chilometri, una megalopoli di 33 milioni di abitanti!

11. incredibile ma vero: non ho trovato gadget irresistibili, a parte un elicottero radiocomandato di 10 cm a 15€, ma il cinese sotto casa lo vende a meno :)

Cosa possiamo imparare dal sugo per gli spaghetti
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 3 Maggio 2008 

ted_logo.gifGrazie ad un articolo sull'ultimo numero di Internazionale ho scoperto (con circa 24 anni di ritardo) TED.

Si tratta di una conferenza in cui si parla di idee e che riunisce alcuni tra i maggiori personaggi nel mondo della tecnologia (T), dell'entertainment (E) e del design (D).
Questo e' il loro about:
The annual conference now brings together the world's most fascinating thinkers and doers, who are challenged to give the talk of their lives (in 18 minutes)

In particolare segnalo questo intervento di Malcolm Gladwell.
Sara' che sto leggendo il suo ultimo libro, Blink, ma il suo intervento, seppure del 2004, mi pare intelligente e pieno di spunti, e in piu' molto piacevole da ascoltare. Se avete 18 minuti liberi ve lo consiglio!

Blogger senza righello
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 25 Marzo 2008 

Diciamocelo, Blogbabel per i blogger e' come il righello per gli adolescenti.
Non c'e' bisogna di spiegarla vero? :)

Devo dire che la pagina attuale di Blogbabel e' molto vintage e ha quel suo fascino basic che mi fa pensare ad un Google versione cheap. Potrebbero metterci un bel bottone "I'm feeling blogger".
Il title (Ci siamo stufati) e la url (/basta) inoltre fanno un po' ribelle e un po' Beppe Grillo.

Ma d'altra parte chi non ha mai fatto un bel post di addio giusto per vedere la reazione dei lettori e leggere i commenti disperati? Beh, chi non l'ha fatto e' perche' (come IMlog) teme che i commenti non ci siano :)

Comunque su Wikio IMlog e' piazzato molto meglio (73 totale e 28 nella categoria High Tech, mica pizza e fichi), quindi tanto meglio cosi'... (e' uno scherzo, che nessuno si arrabbi, che l'ultima volta che ho criticato una blogstar Google ci ha bannato).

Cambiano i righelli ma i blogger sono sempre uguali.

Cross scripting con scappellamento a destra
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 18 Marzo 2008 

Sono un po' imbarazzato dalla superficialita' con cui Massimo Mantellini, forse il blogger che stimo di piu' in Italia, affronta la questione della falla di sicurezza su eBay segnalata da Repubblica.

"Il cross-scripting e' un problema di sicurezza noto da anni.
Ebay non e' certo l'unico sito che puo' essere colpito da simili tecniche."

Noto a chi? E se e' noto non se ne parla?
Mi vedo la scena di un automobilista che va a lamentarsi dal concessionario dopo aver avuto un incidente perche' l'auto non ha frenato e si sente rispondere "Ma guardi che i problemi del bloccaggio differenziale in curva dell'ABS sono noti da tempo, e non ce li ha mica solo il suo modello, ce l'hanno tutte"

Non sono certo un fan di Repubblica.it e non mi va di difenderla, ma credo invece che questo servizio sia utile e interessante, soprattutto, com'e' giusto che sia, per i milioni di utenti che comprano tramite eBay pur non essendo tecnici.

E l'imbarazzata risposta di eBay lo conferma.

Come rovinare una buona idea...
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 13 Marzo 2008 

Non vorrei esagerare ma e' il video piu' geniale che abbia visto da un bel po' di tempo a questa parte!

Nokia Morph Concept
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 1 Marzo 2008 

Ho trovato questo video (quello originale, ma io preferisco usare YouTube...) sul blog di Andrea.
Non sono sicuro di essere d'accordo con la sua affermazione:
"Il compito di chi si occupa di ricerca e di marketing, pero’, e’ anche far sognare."
Sono convinto che il problema sia l'opposto, ovvero spesso chi si occupa di marketing pensa che il suo compito sia SOLO far sognare.

Il video pero' e' troppo bello, quindi lo pubblico:

What is marketing/communication/PR doing in 2008? (colpa di MiniMarketing)
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Domenica, 13 Gennaio 2008 

Gianluca mi ha coinvolto in un meme, che io a malapena so cos'e' :) sul marketing nel 2008, nome in codice memema.

Maurizio e altri hanno gia' risposto.

Non ho ben capito se bisogna fare i fighi e dirlo in inglese o se basta il dialetto romagnolo, ma siccome uno dei buoni propositi del 2008 e' migliorare l'inglese (anche per necessita'), mi cimento con la lingua di albione, in plurime versioni peraltro:

1) What I hope: Marketing in 2008 will be as different from advertising as possible and will speak people’s language

2) What I believe: Marketing in 2008 will be the same, but with a different date on powerpoint presentations

3) What I know: the evolution of marketing will steadily remain in digital marketing hands. Digital marketing will continue to grow

Va bene cosi' Gianluca? :)

Creatività = ROI? Post complicato...
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 5 Gennaio 2008 

In realtà questo post doveva essere solo una segnalazione di una pubblicità che mi aveva fatto sorridere. Questa:

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L'ho trovata sul blog di Monkey Business, l'agenzia di Massimo Carraro.
Credevo fosse nuova e invece ho scoperto che è del 1998!
(OT: La reazione della chiesa inglese è stata dichiarare che era "tastless", non oso immaginare cosa sarebbe successo in Italia 10 anni fa, ma anche oggi...)

Ho continuato a curiosare sul sito e ho scaricato un simpatico pdf con alcune pubblicità motlo divertenti. Vi consiglio di scaricarlo: alcune le avrete sicuramente già viste ma ce ne sono di straordinarie.

Comunque il pdf si conclude con una frase: sense of humor = return on investments. Ovvero la creatività consente di avere migliori risultati commerciali?
Non credo sia facile, e forse nemmeno possibile, rispondere a questa domanda, viste le centinaia di variabili che possono intervenire, ma vale la pena rifletterci.


Credo che ai due estremi del continuum ci siano le pubblicita' che danno al consumatore solo quello che vuole da un lato e quelle che lo stupiscono e lo destabilizzano dall'altro.
Nel dubbio la maggior parte delle aziende si posiziona in un'aurea mediocritas, probabilmente più spostata a sinistra.
Il punto è: una pubblicità di successo crea un prodotto di successo? Per esempio questa pubblicità ha fatto vendere più gioielli? E quest'altra più reggiseni? A malincuore la mia risposta e' no.

Il problema è quello ben noto che possiamo riassumere in "di chi era quella pubblicità con la ragazza sul motoscafo?". Ovvero la pubblicita' diventa fine a se stessa e il prodotto passa in secondo piano.
Questo significa che bisogna essere piatti e poco creativi? Ovviamente no! Semplicemente che la creatività non basta da sola: la pubblicita' deve servire a vendere più prodotti non a decreatre il successo delle agenzie e far vincere i premi a Cannes. Questa e' la differenza tra advertising e marketing, o almeno dovrebbe essere.

La cosa fondamentale, che finora raramente ho visto, è IMHO la condivisione degli obiettivi tra l'azienda e l'agenzia pubblicitaria: qualsiasi attività creativa deve avere un riscontro concreto e, possibilmente, misurabile. Non dico che tutto deve essere riportato esclusivamente alla performance, ma è un buon inizio per valutare.

Mi sa che sono andato off topic sul mio stesso post :)

Bignardi: mi si nota di più se non bloggo o se bloggo poco?
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 1 Dicembre 2007 

Ovviamente il titolo del post riprende la celebre frase di Nanni Moretti in Ecce Bombo.
Il riferimento però è a Daria Bignardi, che ha da poco annunciato la chiusura del blog delle Invasioni Barbariche, sul sito de La7. La scusa è quella solita: "non riesco a starci dietro". Una sorta di "ti lascio perchè non ti amo come meriteresti".

Ci sta, per carità. Il blog era nato il 16 ottobre e conta in tutto 5 post. Cambiano in fretta le cose.
Tra l'altro la nascita del blog era stato annunciato dall'altro blog della Bignardi, quello su Style, la sopravvivenza del quale era stata a sua volta messa in discussione solo il mese prima, con questo post (all'apparenza un po' paraculo...).

Posto che sono da anni segretamente (ora non più) innamorato della Bignardi e quindi non ce l'ho con lei personalmente, mi chiedo se abbia senso giochicchiare così con i blog e quindi anche con le aspettative dei lettori.
Non è meglio pensarci prima, fare un progetto e capire se è gestibile o meno?

Mi sa che in famiglia hanno un rapporto un po' conflittuale con i blog: Luca Sofri, che scrive il lettissimo e linkatissimo Wittgenstein, non permette i commenti. Per questo non lo leggo (immagino che l'autore sarà disperato), perchè ritengo che i commenti siano il fulcro di un blog.

Boh, forse sarà l'aria olandese che mi rende più polemico :)

Ma in Microsoft si googlano? :)
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 20 Novembre 2007 

google_tshirt.jpgEnrico mi segnala, non senza una punta di orgoglio, un suo post su Microsoft che ha ricevuto un commento di Pietro Scott Jovane, country manager di Microsoft Online Services.

Questo significa ovviamente che in M$ controllano quello che si dice in rete di loro, e questo è molto positivo. In realtà avevo avuto già modo di sperimentare questo, avendo ricevuto commenti piuttosto negativi riguardo al modo in cui parlo di Microsoft in questo blog :)

Non ho però potuto fare a meno di immaginarmi Scott Jovane che si guarda attorno furtivamente mentre cerca il proprio nome su Google e trova il post di Enrico...

O dite che ha usato Live Search?

Indizio: cercando "microsoft pubblicità blog" su Live il post di Enrico non si trova, almeno non nelle prime 3 pagien; cercandolo su Google è al 4° posto... ;-)

Applausi o fischi?
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 19 Novembre 2007 

applausi.jpgTorno su un argomento già passato, lo IAB Forum di quest'anno.

Da molte parti si è citato l'intervento di Marco Montemagno, al quale ho assistito e che ritengo divertente e molto adatto all'audience. In particolare si è fatto riferimento al famoso applauso per internet, che tutti i presneti si sono affrettati a fare, se non ricordo male con standing ovation incorporata (non vorrei esagerare).

Io non ho applaudito.
Non perchè internet o il suo sviluppo non meritino un applauso, anzi, ma perchè se il web in Italia è così indietro rispetto ai maggiori paesi europei ed agli Stati Uniti (e lo è, eccome se lo è), la colpa è principalmente proprio di tutte le persone che sedevano in quella sala.

Ovvero di noi che ci lavoriamo, dei web marketing manager che demandano tutto alle agenzie, delle agenzie che fanno sempre la cosa più facile invece della migliore, dei planner che pianificano sempre gli stessi spazi, dei supermanager che a malapena sanno leggere le email.

Ovviamente non volgio generalizzare, in Italia si sviluppano anche progetti molto interessanti e ci sono sia aziende che agenzie capaci e serissime. Però gli applausi bisogna anche meritarseli.

Stiamo tanto a parlarci addosso e a fare i fichi tra blog, barcamp, gruppi di Facebook, ma poi nel nostro lavoro (mi ci metto anch'io) non facciamo poi tanto per cambiare le cose, anzi spesso cerchiamo di spremerle fino in fondo.
Mi direte "Parla per te!". Qualcuno me lo può dire con ragione, altri molto meno... o no?

Grillo spam?
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 26 Settembre 2007 

Voglio sperare che sia "sano" spam... :)

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Una settimana da Google: ovvero 5 cose che farei se fossi Google
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 12 Settembre 2007 
settimana_google.jpg

Il tema, lanciato da Dabid Naylor sul suo blog, è molto interessante.

Cosa faresti se fossi Google?

David farebbe queste 5 cose:

1) Stop displaying Pagerank it only drives link buying and selling

2) Stop showing Site: and use true page clustering. so two pages per site will be displayed, This will stop people worrying about how many pages are in the index also stops link hunting, webmaster central will be the only place you can get that data.

3) on redirects, a site that redirects to more than ONE site will be deemed has potentially damaging and will not be Indexed, this would stop the tinyurls been indexed and affiliate tracking URLs like in the recent Bedstar case

4) sub-domains would get clustered there for only showing 2 pages, yes I know it will upset wordpress hosted user, but i don’t care buy a domain it’s 5 bucks

5) and finally I would not display paying Adsense blocks on pages that aren’t in the index

Anche su E-gain la cosa viene portata avanti.

Io...

1) spingerei su Orkut, o comprerei Facebook

2) ribrandizzerei Blogger in Gblog

3) darei la possibilità ai publisher di vedere il dettaglio dei guadagni di AdSense

4) abbandonerei ogni tentativo di performance based marketing :)

5) chiuderei tutte le sedi nazionali e lascerei AdWords solo self-service


E voi cosa fareste?

Commenti degli utonti: che fare?
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 17 Luglio 2007 

L'ultimo "simpatico" commento al post su Doretta82 mi ha un po' preso per sfinimento e sta facendo vacillare la mia convinzione che i commenti non vadano cancellati. Vale proprio per tutti i commenti?

La cosa che mi preoccupa è che chi commenta si rivolge direttamente all'azienda o al personaggio di cui si parla nel post, cosa che testimonia una totale assenza di attenzione e quindi di interesse riguardo a quello che l'autore ha scritto nel post stesso.

Gli esempi si sprecano:

- nel post che parlava di Sportitalia il mitico Mauro scrive: "Stefano, potresti far vedere più raw e più sci?" e la dolce Francj "NEL MOTOCROSS MX2MATTEO BONINI NON é DI CASTELNUOVO NE MONTI MA DI CARPINETI E PER ESSERE PRECISI DELLE CASETTE DITELO A TRAVERSINI GRAZIE SIETE STUPENDI"

- nel post su Ikea, Tiziana dice "ho saputo che entro la fine del 2006 baronissi(sa)avrà il suo centro ikea... vorrei sapere dove inviare il mio curriculum vitae e se posso inviarlo anche tramite e-mail qual'è il vostro indirizzo di posta elettronica.grazie per l'attenzione. Cordiali saluti tiziana"

- il post su una campagna esterna di Zuritel è diventato un forum per precari che lavorano nel call center. Interessante, per carità, ma un po' OT

Quello che mi chiedo è: ma le blogstar come fanno? Su Manteblog, Pandemia o Macchianera dovrebbero essecene 10 volte tanti.
Oppure sbaglio qualcosa io e do adito ad ambiguità?

Questi commenti non sono spam, e quindi mi sento in colpa a cancellarli, ma non sono nemmeno commenti coerenti con i post che scriviamo.
Che faccio, continuo a farci su due risate?

PS: se a qualcuno servisse qualche cv di candidati per un lavoro all'Ikea di Baronissi io ne ho a pacchi!

Predicare bene e razzolare male...
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 11 Luglio 2007 

Volevo commentare questo post apparso sul blog di Marco Pratellesi riguardante Google e la privacy.
Avrei voluto dire che viviamo in situazioni ben peggiori quotidianamente con i telefonini, le carte di credito eccetera, ma non l'ho detto, perchè per commentare è obbligatorio registrarsi, e io francamente non ne vedo il motivo!

Già che ci siamo, per la registrazione vengono richiesti molti dati, tra cui, tra gli obbligatori, data di nascita, sesso, indirizzo, e tra i non obbligatori il numero di figli e il titolo di studio.

Tradotto: se non do l'autorizzazione all'utilizzo dei miei dati non posso utilizzare il "servizio" dei commenti!

Vado a leggere la posta su Gmail e a chattare su Gtalk, che è meglio...

Nòva100: ma Domiziana Giordano è ricerca, innovazione o creatività?
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 27 Giugno 2007 

nova100.jpgFino ad oggi non avevo un'opinione precisa riguardo all'iniziativa Nòva100 de ilSole24ore.
Dopo aver letto però qualche riga dei post del blog di Domiziana Giordano devo ammettere che la mia fiducia vacilla...

"Scrivere in un blog è come farsi la doccia nudi di fronte a tutti. Sai che scrivi e tutti stanno lì a guardarti. C'è chi dice Mò quasi quasi la doccia me la faccio anch’ io oppure c’è quello che dice Anvedi, s'è dimenticata di lavarsi i piedi e c'ha pure la cellulite!"

e, nella descrizone:

"ecco: un cut and paste dal mio sito www.domizianagiordano.com
E' in inglese perchè è la lingua più utilizzata."

Ma questo blog in che catagoria rientra???

Shift happens
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 12 Giugno 2007 
E se Google fosse nero?
Autore: Laura.Cocorempas | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 22 Febbraio 2007 

blackgoogle.gifA dispetto del titolo, non stiamo parlando di razze, per fortuna, ma semplicemente dello sfondo della schermata di Google, che ad oggi è un nodo così trafficato della rete mondiale che qualcuno si è divertito a calcolare quale impatto si avrebbe in termini di risparmio energetico se Google optasse per una schermata nera...
Ecco in merito il post di EcoIron.

Probabilmente questi sembreranno ancora numeri ridicoli, ma immagino che nel giro di pochi anni diventeranno sempre più significativi e che il tema del risparmio energetico anche correlato ad Internet inizierà a farsi strada.

Un altro punto di Vista
Autore: M. Bancora | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 22 Febbraio 2007 
The power of Google: the masterplan!
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 15 Febbraio 2007 
Buon Natale e buon 2.0(07)
Autore: Redazione | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Venerdì, 22 Dicembre 2006 
L'efficacia del contextual advertising
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 22 Novembre 2006 

L'latro giorno in metro ho assistito ad una scena, e non per la prima volta, che mi ha fatto pensare alla reale efficacia del contextual advetising.
Che poi io abbia dei gravi problemi ad uscire dal frame lavoro è un altro discorso :)

Ero seduto in una delle prime carrozze, la quale aveva una porta fuori servizio, con il relativo foglio A4 recante la scritta "Porta fuori servizio" (appunto) appiccicato proprio sul vetro ad altezza faccia.
All'approssimarsi della fermata Sant'Agostino (irrilevante ai fini del racconto) almeno 4 persone si sono posizionate di fronte alla porta, in stato di semi-trance.

La carrozza si ferma e i 4 attendono l'apertura della porta, che come ovvio non avviene. Dopo qualche secondo realizzano (sempre senza leggere il foglio) e si precipitano veros l'altra porta, spintonando i malcapitati che stavamo tranquillamente leggendo Leggo e Metro.

Ora, mi rendo conto che il paragone forse è azzardato, ma mi pare che il messaggio ("porta rotta") fosse il più contestuale possibile all'azione ("uscire dalla suddetta porta"). I destinatari del messaggio lo hanno però ignorato completamente.

Le motivazioni possono essere le più diverse, ma la ad blindness può essere altissima anche sul contextual.
Forse in determinate situazioni altri tipi di advertising sono più efficaci, forse dipende molto dal messaggio, forse il caso non è significativo. Però ripeto che mi ha fatto riflettere...

Sono fisime mie o il dubbio è venuto anche a qualcun altro?

Pancakes, YouTube e Google
Autore: Elisabetta.Oldrini | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 14 Ottobre 2006 

pancakes_imli.jpegCercavo la ricetta per cucinare le pancakes, tipico piatto da mattina del fine settimana, e trovo su Google come primo risultato un link ad un video di YouTube. Bellissimo, tipico del genio metropolitano britannico, in questo caso Scozzese.
James non si aspettava certo tutto questo successo:
oltre un milione di views, soprattutto grazie a Google, più che al motore interno di Youtube; infatti cercando "pancakes" su YouTube quello di Gir2007 non è il primo video ad apparire e non si trova nemmeno nella prima pagina dei risultati.

Ma come sfruttare questa "combinazione" a livello commericale?

Il video ha una musichetta in tema molto orecchiabile e a suo modo, seppur tralasciando dettagli pedanti come le quantità di latte e farina, è anche educativo, insomma una versione più trendy dei video del canale tematico Gambero Rosso e meno maliziosa dei video di Nigella Lawson.
In pancakes si vedono solo due marche: quella dei supermercati inglesi Sainsbury's e Nutella. Ovviamente nessuno ha commissionato il video-maker che ha solo utilizzato i prodotti che aveva in frigo. Sarà interessante vedere nei prossimi mesi quali saranno le marche italiane che approfitteranno del fenomeno YouTube e della sua accoppiata con Goolgle.

Già si vedono i primi banner in italiano sopra i video, presto potrebbero arrivare i pay-per-view magari posti prima dei video stessi (non credo che questa soluzione piaccia agli utenti). O ancora, aumenteranno gli adwords nella pagina, oppure aumenteranno i finti video amatoriali, in realtà commissionati dalle aziende.

Apriamo il banco delle scommesse...

Si è spento il Sole e chi l'ha spento... sei tu! :)
Autore: Redazione | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 13 Settembre 2006 

Vota IMLI.COM al premio WWWGuardate questa classifica e diteci cosa coi vedete di strano...
Sì, ok, è vero, più di una cosa. Ma una salta all'occhio: IMLI.COM solo 17°! :)

Scherzi a parte tutti sappiamo che un premio vale quel che vale e che in particolare questo premio non ha un valore qualitativo così attendibile... ma saremmo bugiardi se dicessimo che non ci ha fatto piacere essere in classifica.
Proprio per questo, vista la classifica e chi ci precede ti chiediamo di votare il tuo blog preferito: IMLI.COM!

Fuga dall'educazione: Netiquette addio
Autore: Riccardo.Porta | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 5 Settembre 2006 

Qualche sera fa stavo guardando "Un giorno in pretura". Avete presente il programma su Rai3 dove mandano gli spezzoni di quanto avviene in un tribunale?
Davanti al magistrato un piccolo delinquente un po' strafottente. Il giudice, giovane ma già con la mano di ferro, prima ancora di cominciare gli ha detto: "Se vuole parlare a questa corte, la prego di togliersi le mani di tasca, sputare quello che sta masticando e cercare di assumere un comportamento più educato". Inutile dire che il giovanotto è sbiancato e si è dato immediatamente una sistemata.
Questo avveniva nella vita reale.
Nel virtuale sto notando una spiacevole tendenza: la maggior parte dei miei clienti si dimentica, per email, le buone maniere. Non dico che tutti siano come il delinquente del giorno in pretura ma, di certo, stanno scordando i principi della netiquette.

Ricevo quotidianamente tante, troppe email, che iniziano senza un saluto, finiscono senza una firma e con toni mai, dico mai, gentili o quantomeno educati.
Pretendono tutti. Se sono clienti possono anche avere ragione ma perché dimenticarsi un qualcosa tipo: "Buongiorno Riccardo, avrei bisogno di… La ringrazio…".
Temo che il pensiero comune sia invece: "Siccome pago ho il diritto di trattarti male, come e quando voglio".
Ecco, se scrivessero così non avrei molto da ridire. Sarebbe onesto. Pretenzioso ma onesto. Scrivono così? No.
A costo di beccarmi una denuncia, ecco 3 email tipo (quello che leggete è il corpo della mail, senza tagli ):

- "Ok, domani l'aggiustiamo, vedete di essere on-line perchè ho bisogno del responso immediato…"
Cosa mi disturba: manca il saluto iniziale, manca la firma, c’è un tono semi polemico autoritario non motivato.

- "Ha degli aggiornamenti? Chiamami che coordiniamo."
Cosa mi disturba: anche qui, nessun saluto, nessuna firma. Ci diamo del tu o del lei?

- "Ho ricevuto solo una panoramica dei servizi offerti. Vorrei subito una presentazione. Distinti saluti, XYZ"
Cosa mi disturba: manca il saluto iniziale, c'è una indicazione ("subito") che non è proprio educata. Avrei preferito un "Riesce a mandarmi per cortesia una presentazione al più presto?"

Per un attimo stavo dimenticando il mio fiore all'occhiello:
- "Ciao leggenda. Mitico chiedevo a te appunto nemmeno io lo vedevo azz il prodotto che minteressava non ha messo mi sono accorto che non va via molto bene quel tonico meglio puntare i soldi solo sul seno che le fighe vedono e comprano aspettiamo lunedi dai. vai bello."
Cosa mi disturba: in questo caso non posso che sorridere, stampare la mail ed appenderla nel mio ufficio. Il cliente deve avere bevuto un po' troppo (eh sì che la mail riporta come orario le 11.30 am…).

Non pretendo email melense o eccessivamente rigorose: solo del rispetto e della cortesia che spero non manchino mai nelle mie comunicazioni. Anche qui però le insidie sono dietro l'angolo. Quando una volta mi sono permesso di iniziare una mail con: "Buongiorno Giancarlo…" mi sono sentito replicare così: "non si usa chiamare per nome in Italia, se non gli amici frequentati. Mi chiami per favore Sig. XXX, grazie, preferirei."

E' che ci rimango male. Lavorare nel commerciale e a contatto con i clienti si prendono sempre pallonate in faccia, fa parte del mestiere. Ma perché non provare a conservare un rapporto comunque rispettoso?
Cosa ne pensate? Avete notato anche voi questo tipo di "comportamento" online?

I contenuti generati dagli utenti
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 18 Luglio 2006 

Nell'ultima edizione del Miptv di Cannes Gary Carter, Chief Creative Officer sulle nuove piattaforme di Freemantle Media, una tra le maggiori società di produzione di format televisivi, nel suo keynote, ha invitato caldamente tutti i detentori di diritti televisivi a non ostacolare il riutilizzo creativo dei loro contenuti, perché questo è quello che succederà ugualmente, perchè “noi (operatori televisivi ndt) non abbiamo il possesso della creatività”. Aggiunge Gary Carter: “ora che anche le audience hanno gli stessi tool di cui dispongono i broadcaster è ovvio che non vogliano più rimanere spettatori passivi ma che desiderino anche progettare i propri contenuti”.

Ci sono agenzie creative che sanno produrre spot pubblicitari che possono essere considerati autentiche opere d'arte.

In molti casi invece la spontaneità, la freschezza di un "dilettante" riesce a trasformare un divertissement in un autentico spot virale, come nel caso di questo video dal titolo "I'm addicted to you tube", che in poco tempo sta facendo il giro della rete.

Sui contenuti generati dagli utenti è necessario fare delle riflessioni, perchè sarà un campo che riserverà tante sorprese a chi si occupa di marketing.

Il Governo, le scommesse e il petrolio
Autore: M. Bancora | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 27 Febbraio 2006 

bilancia.jpgDa alcuni giorni è entrato in vigore il decreto di inibizione dei siti di scommesse e di gioco da parte degli ISP italiani. Con molta solerzia e senza battere ciglio, gli ISP italiani hanno deciso di abbassare la saracinesca di centinaia di siti. Non una reazione di protesta da parte dei provider, non un reclamo verso quella che a tutti gli effetti e come ho già ribadito è un'operazione dittatoriale tesa a limitare la libertà del cittadino e che infrange una serie di norme comunitarie e anche la stessa Costituzione Italiana.

Detto questo vorrei sottolineare il differente approccio del governo italiano di fronte allo stesso problema (certo la coerenza non è una dote comune). Le dichiarazioni dei nostri dipendenti sembrano essere alquanto mutevoli nel rispondere a problematiche identiche:

- Fini: "Quella del governo francese è una scelta chiaramente di tipo protezionistico che si scontra con i valori e con le regole del libero mercato europeo"

- Frattini: "Il protezionismo, chiunque lo pratichi, è negativo per l'Europa"

- Scajola: "la logica dell’introduzione dell’euro era proprio quella di consentire un sistema integrato, nell’interesse dei cittadini, perché più concorrenza vuol dire prezzi più bassi, con le imprese che investono più in ricerca"

UPDATE: anche Mantellini ne parla.

Link all'articolo apparso su Punto Informatico.

La competizione per l'acquisizione dei talenti
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 23 Febbraio 2006 

Steve Rubel Negli Stati Uniti da oltre due anni è iniziata la corsa per l'acquisizione dei migliori talenti da parte dell'industria della Comunicazione.

Tra le ultime notizie, Edelman, quotatissima società di pubbliche relazione ha deciso di avvalersi della collaborazione di Steve Rubel, uno dei blogger più influenti e curatore del seguitissimo blog Micropersuasion.

In Italia sembra che i diversi operatori del Marketing e della Comunicazione, vogliano fare tutto da soli e questo potrebbe comportare un ritardo sul time to market per i servizi avanzati di comunicazione, a vantaggio di nuove strutture specializzate che si stanno affacciando sul mercato.

Sono infatti ben poche le agenzie italiane pronte ad esempio ad affrontare le nuove sfide del Web 2.0, o della progettazione della pubblicità multicanale, perché hanno sottovalutato la portata dei grandi cambiamenti in atto.

Sembra una storia già vissuta, quando le agenzie di pubblicità, hanno perso il treno della comunicazione interattiva a vantaggio delle web agencies, che hanno saputo cogliere con prontezza le opportunità offerte da un nuovo mercato di internet.

Errare umanum est......

Quali saranno gli scenari per la Comunicazione Digitale 2.0?


La foto di Steve Rubel è di Advertising Age

Economia digitale alla riscossa
Autore: Andrea.Cappello | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 31 Gennaio 2006 

Leggo tramite la Stampa:

Dopo anni di scarsi investimenti, la tecnologia sta tornando ad essere la principale voce di spesa delle aziende- dichiarano i gestori azionari internazionali. (...)

"Ma non tornano a credere in Internet solo i mercati finanziari: è la Rete, che ha fatto strada. Dieci anni fa il 66% degli utenti Internet era negli Usa: oggi lo è solo il 23% e in tutto il mondo ci sono un miliardo di persone online e quasi 180 milioni di loro usano la banda larga per collegarsi, con una crescita del 45% solo rispetto a un anno fa. Tra i leader per utilizzo di banda larga c’è la Corea del Sud (70%) e la Cina, dove la maggior parte hanno meno di 30 anni. Le ricerche su Google sono aumentate del 75% da un anno all’altro e nel 2005 sono state calcolate intorno ai 7,6 miliardi. I motori di ricerca più vengono usati, più diventano intelligenti."

E ancora: "si diffonde il Voip (in Danimarca ha superato il tradizionale); il commercio elettronico comincia a funzionare; decolla sempre di più il mobile; i blog imperversano".

Un 2006 dove internet spadroneggia insomma. Poi mi collego al sito del Ministero dell'innovazione e leggo un intervento di Stanca in proposito al convegno dell’Ocse riunita a Roma, ...e intuisco come mai giustamente il nostro paese sta sprofondando nella classifica della competitività.

La censura è iniziata
Autore: M. Bancora | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 30 Gennaio 2006 

censura.jpgQuesta storia delle blacklist si sta propagando. Pare che Sky abbia innescato un nuovo fenomeno prima sconosciuto al grande pubblico: Coolstreaming.it (che ora trovate sotto il dominio .us). Questo sito consente di connettersi a dei server sparsi in tutto il mondo e di assistere con diversi secondi di ritardo alle partite di quasi tutti i campionati di calcio, tra cui la Serie A italiana. La qualità non è certo ottimale, ma per un certo pubblico può bastare.

Inutile ricordare che anche questo è un fenomeno difficilmente arrestabile e che troverà nuova linfa su qualche altro server, sotto un altro dominio, in un'altra nazione. Ho come l'impressione che in qualche ufficio dell'amministrazione pubblica qualcuno abbia scoperto le blacklist e che pensi che sia possibile censurare l'accesso ai siti internet come se fossimo in Cina. Ma oltre ai blogger chi ne sta parlando? La Stampa e basta?

Perchè no?
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 3 Dicembre 2005 

Penso spesso a quali sono le resistenze culturali (se ci sono) che impediscono agli italiani di avere a disposizione servizi come quelli che offre Starbuck's ai suoi clienti. Non riesco a capire se si è stabilito un circolo vizioso per cui le aziende non offrono servizi che gli utenti non chiedono esplicitamente, e gli utenti non chiedono servizi dei quali non immaginano l'esistenza (perché le aziende non si sognano di offrirli...e spesso siamo isolati da ciò che viene creato fuori dai nostri confini).

Se di resistenza culturale si può parlare, è forse che siamo un pò troppo conservatori...nel senso che, ad esempio, pensiamo al bar come a un posto dove si beve il caffè; non riusciamo a immaginare che potrebbe essere un luogo dove, nello stesso modo in cui si passa il tempo con un buon caffè caldo, si può anche farlo in mille altri modi.
Invece sento troppo spesso, nei discorsi comuni e anche nell'ambiente professionale, applicare categorie troppo stringenti alla realtà: categorie basate sul passato e su un sotteso orgoglio di essere portatori di una semplicità e una purezza che, forse, si teme di perdere.

L'innovazione è quindi percepita come fonte di "promiscuità e mescolanza", di "sfondamento di rassicuranti categorie"? Per questo si rifugge dall'innovazione (sia come utenti che come potenziali creatori)? Ci sono cause sociologiche (e antropologiche) per la scarsa ricerca di base e per la poca innovazione in Italia? O forse c'entra anche la scarsa competizione a cui sono abituate le imprese italiane, per cui non innovare o innovare in maniera moderata è anche un modo di proteggere, in uno scenario poco competitivo (quasi di cartello, dove la strategia "me too" è dominante), posizioni di rendita investendo il meno possibile?

Non lo so...ma sarebbe interessante indagare.

Nanopolemica
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 28 Novembre 2005 

Mentre Gianluca Neri e il buon Zambardino, alimentano inutili polemiche sul futuro del nanopublishing, sul business che c'è, non c'è, ci sarà, o che ci potrebbe essere, gli americani, discutono sul futuro dei business model dei blog, ritenendo che il problema oggi non sia quello di definire tout court un business model per i blog , ma di scegliere quello più appropriato visto che i modelli cominciano a moltiplicarsi.

Lo so anche io che l'Italia non è l'America, ma che ci costa dare un po' di fiducia ai "nanopublisher" che stanno lavorando senza dar fastidio a nessuno e non hanno bisogno di grossi investimenti.

Se son rose fioriranno, altrimenti non saranno stati fatti grandi danni. Tutta questa polemica mi suona sospetta. A chi stanno dando fastidio i nanopublisher?

Distributori automatici come nuovi canali di vendita
Autore: Simone.Lovati | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Domenica, 27 Novembre 2005 

I consumi stanno cambiando a livello strutturale, cresce il consumo di dispositivi elettronici rispetto a quello di beni alimentari e di bevande.
Sentivo proprio un paio di giorni fa un responsabile ACNielsen riportare i dati di questo cambiamento su Bloomberg TV...

I confini di mercato per l'elettronica di consumo allora si allargano, mutano e con loro cambiano logiche di vendita e marketing.

In alternativa ai canali di vendita tradizionali, se ne sperimentano di nuovi come le "vending machines" ossia le macchinette da cui siamo soliti acquistare merendine e coca cola.
Negli ultimi mesi quello dei distributori automatici per l'elettronica di consumo è divenuto un test comune a più multinazionali.

Si pensi alla notizia della recente installazione di due Vodafone QuickPhone a Manchester da cui è possibile acquistare tre tipi di cellulare a partire da £30. I modelli cambiano mensilmente e possono essere corredati direttamente al distributore automatico di una SIM pre-caricata.

Oppure al distributore automatico di iPod installato da Zoom Shop all'aereoporto di Atlanta. E' collegato via gprs o umts alla centrale per la gestione del magazzino e il monitoraggio del suo funzionamento, perciò riduce al minimo l'utilizzo di personale.

Insomma alcuni dispositivi elettronici sono diventati così comuni ed hanno un marketing così solido da poter essere venduti ai distributori automatici? Che ne pensate?...Una cosa è certa se lo dovessero fare anche in Italia, dovrebbero mobilitare un paio di uomini della Folgore per proteggere il distributore! :)

Il costo dei blog
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 24 Ottobre 2005 

Dei vantaggi che le aziende possono trarre dai blog abbiamo abbondantemente scritto.

Per andare un po' controccorrente, riporto l'articolo di AdAge.com che avrebbe calcolato in 551.000 anni (commerciali), l'ammontare totale del tempo sprecato nell'anno 2005 da oltre 35.000 dipendenti delle aziende americane per visitare i blog.

Queste sono le classiche notizie di tipo sensazionalistico che non offrono alcun valore al lettore. Si potrebbe calcolare l'ammontare del tempo perso davanti alla macchinetta del caffè, o al bagno o a visitare siti di diversa natura. Mi sembra di tornare indietro alla demonizzazione di internet come luogo di pedofili e pornografi.

Siamo sicuri che eliminando i blog, tornerà la voglia di lavorare?

ERRATA CORRIGE: Per una svista mi sono saltati tre zero, leggasi 35 milioni di impiegati

Il marketing della conoscenza
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Venerdì, 30 Settembre 2005 

Alcuni anni fa, quando ho iniziato ad occuparmi di comunicazione interattiva, mi sono imbattuto in un articolo di un consulente che denunciava il fatto di avere speso più di quarant'anni per sviluppare quella conoscenza in grado di renderlo competitivo sul mercato e che ora a causa di internet, questa conoscenza era a disposizione di tutti.

Non voglio certamente mettermi qui a disquisire sulla differenza tra informazione, dati, conoscenza, sapere, competenza, abilità, potrei anche restarne ingarbugliato. Quello che mi preme invece dire è che la condivisione delle proprie conoscenze sicuramente non può che fare bene al mercato e si ripercuote sempre positivamente sull'immagine di un consulente il cui business vive e si alimenta di "conoscenza".

Prendete Tom Peters, uno dei più affermati consulenti di management a livello internazionale. Troverete sul suo sito tutte le slides delle conferenze in cui è relatore. Questa pubblicazione non ha certamente mai avuto effetti negativi sul suo business di conferenziere e di autore di successo i cui libri continuano a vendersi bene, nonostante che gli stessi contenuti siano resi disponibili in rete.

E' evidente che quello che un consulente mette a disposizione è solo un'idea, un modello, una riflessione oppure una serie di case histories. E' vero che tutte queste idee vengono molto spesse "prese in prestito" anche senza alcuna citazione dell'autore, ma questo fa parte della vita.

Quando un consulente rende pubblico del materiale, ciò significa che lui sta già lavorando a nuovi modelli e nuove case histories.

Il mondo anglosassone è più aperto, non è vero che in Italia non ci sia cultura della tecnologia, del management e del marketing, solo che molti credono (erroneamente) che condividere le idee alimenti solo il plagio.

Tutte le volte che lavoro ad un progetto innovativo, non mi viene mai chiesto, quanto io realmente sappia di un determinato argomento, mi si chiede invece di trovare una soluzione creativa ad un problema. Ogni volta si riparte da zero, anche se con l'esperienza dei progetti passati.

Recentemente una nota azienda che organizza convegni, ha pubblicizzato una nuova edizione di una conferenza che avevo progettato e che aveva riscosso grande successo. Per risparmiare sui costi, questa società ha deciso di non coinvolgermi più. Alcune persone riconoscendo l'approccio al programma, mi hanno telefonato e chiesto come mai replicassi, sapendo bene che ogni mio progetto è solitamente irrepetibile. Sono stato molto felice di apprendere che avevo creato uno stile riconoscibile e che il tentativo di imitazione era stato riconosciuto come tale.

Non bisogna avere paura di condividere il proprio sapere, l'unica salvaguardia è la capacità di crearsi un proprio stile, che forse non piacerà a tutti, ma che sicuramente ci renderà differenti.

Quota 500, auguri!
Autore: Redazione | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 29 Settembre 2005 

torta2.jpg500 post in poco più di un anno e mezzo, 2.210 commenti, più di 100.000 visite al mese; IMlog sta crescendo bene grazie ai nostri autori e a te che stai leggendo questo post.

Quota 500 è un bel traguardo, ma anche un punto di partenza per lanciare
nuove sfide e cercare nuove opportunità di crescita, ma prima ... let's
party
! Stiamo pensando di organizzare un aperitivo/incontro (a Milano?) per trovarci con gli autori dei post e con i nostri lettori, per parlare insieme di blog e di tutto il resto; che ne pensi? Suggerimenti? Anche se non potessi venire, ci farebbe piacere se lasciassi un commento a questo post per dire che anche tu ogni tanto passi di qui.

Blogger ossessionati dalle classifiche?
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 30 Agosto 2005 

technorati_logo.JPGQuesto è il Paese delle classifiche, se vuoi contare devi essere inserito in una classifica. Persone apparentemente normali fanno a gara a chi ha più contatti su Linkedin e non pochi blogger controllano quotidianamente il numero di link che il proprio blog ha raggiunto su Technorati.

Technorati non è perfetto come rilevano alcuni blog, ma non è questo il punto.

Considerare la qualità di un sito o di un blog solo dagli accessi o dal numero dei link è come giudicare un libro dalla sola copertina. La rincorsa alla popolarità provoca su Linkedin la ricerca forsennata del numero di "connection" e rende meno efficace il tool di social network, poiché è la qualità dei contatti che conta.

Spesso non sono i blog che hanno più link quelli più interessanti, ecco perché mi rifiuto di considerare le classifiche come parametro di giudizio. Ecco perché inserisco su Linkedin non tutti i contatti che potrei, ma solo quelli per me rilevanti oltre che quelli di chi desidera entrare a far parte del mio network personale.

Spesso alcuni blog molto presenti nei blogroll non sono particolarmente interessanti, ma sono popolari per una sorta di mutuo scambio di visibilità.

Per quanto concerne i nuovi blog, preferisco fare affidamento alle segnalazioni dei blog che già frequento, oppure in base a classifiche qualitative da parte di testate internazionali che leggo e apprezzo.

Leggiamo pure le classifiche, tanto lo facciamo tutti, ma cerchiamo di non esserne ossessionati. Chi passa il suo tempo ad aumentare artificiosamente il numero dei link o dei contatti, a mio parere perde il suo tempo, perché alla fine, le persone frequentano i blog con i contenuti da loro considerati migliori e personalmente non ho mai ritenuto che chi ha 5000 contatti su Linkedin sia per me una persona più interessante rispetto a chi ne ha solo 100 o 10.

Internet vuol dire misurazione. Il mio invito è di non limitarsi a contare ma cominciare anche a pesare.

Blog, istruzioni per l'uso: le persone pensano e non si fanno manipolare
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Domenica, 17 Luglio 2005 

I blog possono essere molto efficaci come strumento di comunicazione, ma anche molto pericolosi.
I frequentatori dei blog molto raramente si lasciano manipolare.
Il Blog di Beppe Grillo è uno dei siti più frequentati nella blogosfera italiana. Il noto comico genovese, utilizza la rete per denunciare, vizi, malefatte e malcostumi o per portare avanti battaglie sociali culturali e politiche oltre che per promuovere il proprio tour.

Un suo recente post in cui è stato richiesto ai frequentatori del suo blog, di utilizzare un servizio a pagamento anzicché quelli disponibili gratuitamente in rete, per permettere agli stessi di incontrarsi ed organizzarsi in modo più attivo, ha scatenato le loro ire, soprattutto alla luce di post precedenti, come questo e questo. Per questa proposta Beppe Grillo è stato infatti molto criticato soprattutto dalle persone che lo seguono più fedelmente.

Il blog di Beppe Grillo nonostante sia un sito di grande successo, sembrerebbe non ascoltare i suggerimenti, le critiche e le opinioni della sua base di frequentatori, infatti a differenza di altri blog, a parte il post iniziale, Beppe Grillo non sembra partecipare alle varie discussioni che contribuisce a creare.

Da osservatore del mondo della comunicazione interattiva, ho seguito con grande interesse anche se in modo passivo il fenomeno Blog di Beppe Grillo e questo episodio mi ha fatto comprendere alcune cose sui blog:

1) i commenti sono molto importanti e parte integrante di un blog, occorre pertanto prestare attenzione alle persone che si prendono il disturbo di scrivere

2) quando si utilizza un mezzo interattivo è molto importante non solo l'ascolto attivo, ma anche la conferma che quanto gli altri scrivono viene effettivamente preso in considerazione.

2) il successo non è eterno, va conquistato giorno dopo giorno

3) trasformare l'attenzione in partecipazione attiva è un processo lungo è certamente non facile

4) non importa quanto un blogger sia popolare, può essere smentito o contestato in ogni momento.

La fiducia è un processo di lungo periodo. Può venire revocata nello spazio di un click.

Si aggiunga...
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 13 Luglio 2005 

Mi inserisco anche io nel filone dei "pensieri laterali" per introdurre una questione che mi sta molto a cuore.
Il professionista di marketing - questo strano animale che popola meeting, conferenze e sale riunioni - rischia di parlare in maniera troppo solipsistica (solipsismo è "ogni dottrina che concepisca l’Io come unica realtà esistente"); egli rischia, tra conferenze che parlano solo di casi aziendali fini a se stessi, tra ambienti di lavoro che non gli consentono di maturare, ma soprattutto tra corsi di formazione ipostatizzati su di una presunta "domanda di mercato", di non godere della necessaria capacità di innovazione.

Se il DNA "biologico" trascrive se stesso, ed è normale che sia così, il DNA "culturale" (e delle conoscenze/competenze tecniche/manageriale) è invece ricombinante. Si lascia "inquinare" ben volentieri...basta volerlo!

Penso che nel campo dei media (che in questo periodo sto conoscendo da vicino) e in particolare quello dei media digitali, ci sia un forte bisogno di lavorare anche con spirito immaginativo.
Credo che sia questo ciò che è mancato alle aziende "dot.com" non sopravvissute al 2002. Non si è trattato solo di cattivi investimenti, sovradimensionamento aziendale, e così via. E' mancata l'immaginazione e la capacità di lettura/governo degli eventi mentre stavano cambiando.
I manager miopi, quelli che non hanno superato le difficoltà...peraltro prevedibili, avranno fatto le loro scelte dopo aver letto i fondi di caffé della macchinetta a cialde? A volte penso che sia così.

I media digitali, fortunatamente, stanno ancora evolvendo.
E' chiara la "convergenza" che alcuni centri-media (come già sottolineato in passato) stanno portando a compimento, unificando le divisioni che si occupano di attività "direct response" in senso ampio.
Questo supporta chi ha creduto alla crescita dei media digitali in quanto non più segmento di nicchia per imprese che soddisfano bisogni di nicchia (questa era la vulgata negli anni dell'Internet di fine XX secolo), ma come strumento versatile e da inventare al servizio di una molteplicità di esigenze: dal sondaggio del consumatore alla costruzione del brand (richiamo all'adesione ideologica) allo stimolo di un'azione materiale (richiamo all'acquisto, ma non solo).
A proposito dei sondaggi/ricerche on-line, in quanto blogger sto seguendo da vicino la ricerca di IULM, condotta on-line, sul mondo dei blog: per info andare qui.

Penso che in questa fase, ma in verità sempre, l'ideale non sia quello di affidarsi alle tecniche di marketing accademico; ciò che ognuno dovrebbe sperimentare è l'andar a cogliere gli stimoli in campi poco o per nulla collegati all'ambito professionale. Personalmente ho sperimentato che è così che nascono le idee.
Poi...bisogna ambire ad essere sempre più informati di colui che riteniamo sia il più informato nel suo campo. Imparare per superare, non per imitar modelli, e non finire mai di interrogarsi sul perché delle cose.

Una nuova "prospettiva" nella comunicazione ovvero guida all'uso dei farmaci
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 11 Luglio 2005 

In un mio vecchio post ho proposto un parallelo tra il marketing e la pittura. Oggi vorrei proporre un nuovo parallelo tra la pubblicità e la farmacologia.

In questo sito si definisce assuefazione da un punto di vista farmacologico un fenomeno caratterizzato da una diminuita efficacia dei farmaci sull'organismo, dovuto ad un aumento della soglia di sensibilità cellulare ai farmaci stessi oppure ad un aumento della loro metabolizzazione tessutale.

Parallelamente, possiamo definire assuefazione da pubblicità il fenomeno per cui l'efficacia di una campagna pubblicitaria diminuisce, in seguito a ripetute esposizioni per una sorta di accresciuta resistenza culturale o per la capacità di attivazione di filtri di protezione dall'overload di messaggi pubblicitari.

Nel soggetto assuefatto ad un determinato medicamento quest'ultimo risulta inefficace oppure manifesta l'effetto originario solo a dosi più elevate di quelle terapeutiche.

In pubblicità la sovra esposizione di un messaggio di una campagna di comunicazione può risultare inefficace oppure manifestare l'effetto originario solo a dosi più elevate di quelle "terapeutiche".

L'eccessiva assunzione di farmaci non solo può essere poco efficace, ma risultare controproducente.

In pubblicità l'eccessiva esposizione a messaggi e a forme di comunicazione sempre più intrusive non solo può essere poco efficace, ma risultare controproducente.

Quando un trattamento non è efficace molto spesso non serve aumentare le dosi, questo sito suggerisce di

a) verificare se la diagnosi è incompleta o scorretta
b) verificare se ci sono fattori precipitanti tralasciati
d) verificare se i farmaci non sono adeguati
e) prendere in considerazione trattamenti non farmacologici
f) considerare altri fattori di disturbo alla cura


Quando una campagna di comunicazione non è efficace vale la pena di:

a) verificare se brand promise e brand delivery sono coerenti
b) controllare se la comunicazione è sincera e coerente sui differenti supporti
c) prendere in considerazione forme non pubblicitarie
d) considerare altri fattori di distrurbo alla comunicazione

E' sconsigliabile curarsi da soli, meglio fare affidamento ai consigli di medici qualificati; mai dare retta ai consigli di amici e parenti, ogni caso è un caso a sè.


E' poco consigliabile fare una comunicazione fai da te, meglio affidarsi ai consigli di seri professionisti. Evitare l'abuso delle case histories, ogni caso è un caso a sè, quello che ha funzionato per qualcuno, può non essere indicato per noi.


Per l'efficacia di una cura è molto importante la volontà di guarire e star meglio.

Per l'efficacia di una campagna di comunicazione è molto importante la volontà di offrire valore ai propri interlocutori.

Per guarire non basta agire solo contro il dolore, occorre rimuovere le cause del malessere o della malattia.

Per progettare una buona comunicazione, non basta fare uso di incentivi o gratificazioni istantanee, occorre lavorare in profondità in comunicazione altrimenti l'efficacia sarà solo transitoria come quando si prende un'aspirina. Funziona, ma solo nel breve periodo.

I am fine
Autore: M. Bancora | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 7 Luglio 2005 

For all of you who are asking if I'm fine, well I am. I am in Italy in these days.
Rubo questo piccolo spazio a IMlog per sentirmi un po' più vicino alla mia città adottiva, perchè quei bus e la metropolitana li frequento regolarmente anch'io e Aldgate è a 400 metri da una mia vecchia casa.
Alcune foto inedite qui.

Una DAB? No, grazie!
Autore: M. Bancora | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 4 Luglio 2005 

equalisers.gifDel DAB (Digital Audio Broadcasting) ne parlai circa un anno e mezzo fa. Pare che mentre nel resto dell'Europa, quanto meno in UK, le iniziative per diffondere questa nuova tecnologia di comunicazione si stiano moltiplicando; da noi invece mancano delle firme per far partire un investimento da 150 milioni di Euro e permettere così ai servizi di cui parlai a suo tempo di diffondersi e agli investimenti in ricerca e contenuti di moltiplicarsi. Che ci siano i soliti interessi da discutere? Nel frattempo guardiamo il fiume che scorre.

Due mondi, due marketing
Autore: Enrico.Bianchessi | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 30 Giugno 2005 

Una mia recentissima esperienza mi permette di aggiungere un piccolo contributo al dibattito aperto da Max in un recente post. Antefatto: a dicembre acquisto a Mediaworld un gioco per PC. Per vari motivi tento di installarlo solo in questi giorni. Risultato: crash di sistema. Installo patch, tento varie strade, nulla. Scrivo all'assistenza italiana. Dopo 6 giorni (6 giorni) mi rispondono una prima volta.

Dopo uno scambio di informazioni la diagnosi è che l'unico modo in cui potrebbe funzionare è utilizzarlo alla risoluzione minima e col minimo indispensabile di colori. Insomma , è come se comprassi una Ferrari e il concessionario mi dice : "Guardi, però sia gentile, usi solo la prima e la seconda, altrimenti salta la trasmissione" . Una risposta francamente inaccettabile, frustrante, e che per di più sembra addirittura ignorare la natura stessa del prodotto.

Non ci provo nemmeno e scrivo all'assistenza della casa produttrice americana.

In 12 ore (in tempo reale se consideriamo il fuso) mi risponde la signora Suzanne (una persona con nome e cognome e email diretto) che in sostanza mi dice: sappiamo che esiste un problema di compatibilità con un aggiornamento di XP, che a volte le patch non riescono a risolvere. Sostituiamo il suo gioco con uno a sua scelta tra i seguenti 7 titoli....

Qualcuno ha notato differenze ?

Uccidiamo le best practice
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 28 Giugno 2005 

graduation.jpgStiamo vivendo un periodo di transizione, molti non se ne sono ancora accorti.
Ora abbiamo una grande necessità di nuovi paradigmi e nuovi modelli di pensiero.
Le best practice sono stati introdotte con grande successo dalle università americane e poi utilizzate anche da quelle europee.

Continua a tornarmi alla mente questa affermazione di Jesper Kunde, autore del libro unique now... or never:
“Companies have defined so much ‘best practice’ that they are now more or less identical.”

I clienti delle agenzie e dei consulenti reclamano a gran voce i casi di successo, invece che soffermarsi su quello che dovrebbe essere fatto per loro.

Ecco perché non posso che concordare pienamente con la provocazione di Michael W. Mc Laughlin, che ci spiega perché oggi fare troppo uso di best practice è poco efficace.

E' se tornassimo tutti a rischiare e ad usare la nostra testa?

20 cose da imparare sul marketing e sul CRM
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 27 Giugno 2005 

La gente ama avere dei riferimenti precisi e delle regole. Ogni volta che presento in una lezione o in una conferenza, una slide con un elenco numerato di punti, solitamente molti prendono automaticamente nota, indipendentemente dalla qualità dei contenuti presentati.

Ho trovato su questo sito 20 regole molto interessanti sul marketing e sul crm che vorrei riportare.

Se avete in mente di implementare un progetto di CRM, prima di farlo, vi consiglio vivamente di leggere queste affermazioni che ho letto con grande interesse.


1. If the brand promise cannot be met, don’t waste money on branding

2. Without the right customer culture, any CRM programme WILL fail

3. Customer focus begins and ends with strong leadership

4. If companies spent as much money on selecting and training their customer-facing staff as they do on their advertising and promotions, they would be more profitable

5. Giving customer-facing staff the freedom to deal with customers as they deem appropriate will reduce costs in the long-term

6. Outsourcing of customer service teams creates bland customer experiences and reduces competitive advantage

7. CRM creates an over-reliance on customer data. Data alone will NOT provide the insight a company needs to innovate

8. Without an appreciation of customer context, companies will never understand customer behaviour

9. Most companies use CRM to improve their own profitability and productivity, not their customers’. If they did, they would be more profitable

10. When managers talk about a “single view of the customer”, what they really mean is a single view of their organisation, processes, systems and data

11. If you can't trust your customers, your customers will not trust you

12. Customer loyalty is built on emotions, not promotions

13. The most loyal employees can be the least customer-focused employees

14. Championing the customers’ interests always breeds trust and loyalty in the long-term

15. If you use the brand to set expectations without first assessing the customer experience, the brand will fail

16. Implementing a CRM system without changing employee behaviour will always lead to failure

17. Marketers rarely innovate marketing

18. Knowing when to silence the Voice of the Customer is as important as knowing when to listen

19. Benchmarking is the sincerest form of imitation and the fastest route to commoditisation

20. There are never any answers, just opinions…

Se state leggendo o rileggendo il Kotler, con tutto il rispetto, posatelo, mettete da parte per un istante tutte le case histories che avete imparato nelle business school e all'università.

Rilassatevi, respirate profondamente, mettete su un disco di musica che vi piace, prendete un foglio bianco e cominciate a scrivere...

... ho deciso di migliorare l'ascolto dei miei clienti attuali potenziali in questo modo

1...
2...
3...
....

...ho deciso di utilizzare le informazioni acquisite per aumentare il valore per i miei clienti in questo modo

1...
2...
3...

... sono consapevole che senza la collaborazione di tutta l'azienda, ogni progetto di CRM è destinato a fallire e quindi queste sono le azioni concrete che il top manager farà per mostrare a tutti in azienda che l'orientamento al cliente non è un discorso retorico

1...
2...
3...
....


... mi rendo conto che l'orientamento al cliente passa dalla motivazione e dalla soddisfazione di tutti i dipendenti. Essi devono essere fedeli ai clienti e non genericamente all'azienda, ma devono essere motivati per farlo. L'orientamento al cliente darà i seguenti benefici concreti a tutti i dipendenti

1...
2...
3...
.....


Se per guidare un'automobile ci vuole la patente di guida, non varrebbe la pena rendere obbligatorio prima dell'acquisto di tecnologie per il CRM, il conseguimento di una patente di orientamento al cliente?

Una nuova "prospettiva" nel marketing ovvero il paradosso di Google
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 22 Giugno 2005 

L'introduzione della prospettiva ha radicalmente cambiato la pittura.
La progressiva diffusione dei mezzi interattivi sta cambiando radicalmente il modo di comunicare.

La comunicazione pubblicitaria ha sviluppato nel corso degli anni schemi ed artifici retorici oramai consolidati. L'idea creativa è la base per sviluppare nuove modalità di generazione e mantenimento dell'attenzione.

Internet ha evidenziato l'importanza della capacità di generare attenzione soprattutto in presenza di audience che tendono a frammentarsi.
I portali, i motori di ricerca i siti a largo traffico, hanno svolto e continuano a svolgere il ruolo di mediatori dell'attenzione ad esempio tra un brand ed i suoi pubblici. Detto in termini molto pragmatici "l'acquisto di traffico" o come molti pubblicitari amano dire "l'opportunity to see".

In rete è possibile acquistare l'attenzione attraverso investimenti pubblicitari esattamente come avviene nel mondo off line, solo che la pianifacazione è a consumo, paghi solo per le esposizioni oppure per i contatti reali.

Il fallimento di molte dot.com ha tuttavia dimostrato che l'attenzione è solo il punto di partenza e non è una condizione sufficiente per generare empatia, partecipazione e per coinvolgere i propri pubblici.

Molte aziende e molte agenzie di pubblicità si trovano oggi in grande difficoltà, perché sono abituate a pensare in termini di pianificazione pubblicitaria, non avendo compreso che nel futuro sarà sempre più importante la capacità di favorire nuove dinamiche relazionali, tra un brand ed i propri pubblici, ma anche all'interno di comunità che vi ruotano intorno.

Il passaggio dall'attenzione alla partecipazione, sicuramente farà fare un salto di qualità alla comunicazione esattamente come è avvenuto con l'introduzione della prospettiva in pittura. L'elemento centrale è la capacità di alimentare un processo di mutua conoscenza tra i diversi soggetti coinvolti, basato sulla fiducia ovvero il trust.

Nel link che ho proposto in apertura di questo post è visibile una citazione molto bella di Erwin Panowsky, che non conoscevo che dice:

"La storia della prospettiva può essere concepita sia come una sistematizzazione del mondo esterno, sia come un ampliamento della sfera dell'io."

Se mi è consentito il parallelo, mi piacerebbe poter affermare che attraverso la partecipazione "attiva" dei suoi pubblici un'azienda viene a conoscere in profondità quale è il suo vero d.n.a.

E' relativamente facile, avendo i budget pubblicitari a disposizione, pianificare un investimento pubblicitario, molto più difficile, aprirsi, mettersi in discussione ed instaurare un dialogo sincero.

Fare pubblicità attiene alla sfera del dire mentre essere "presenti" in rete attiene a quella del condividere

Come potete leggere dal link che vi ho proposto: scopo della prospettiva in pittura è dare tridimensionalità a un’opera, rendendola più vicina alla realtà.

Attraverso la partecipazione ci si propone invece di rendere un brand più vicino alla realtà che vivono i propri pubblici quotidianamente. L'espressione "in prospettiva vuol dire infine in lontananza, con riferimento al passato o al futuro". Speriamo che questo futuro non sia tanto lontano, quando invece parliamo di una nuova ecologia della comunicazione.

Le tecniche, gli strumenti non servono poi a molto se non si capiscono i principi che ne stanno alla base.

E' ora se volete possiamo tornare a parlare di Google che in questo discorso non c'entra assolutamente nulla ma che mi ha consentito di farvi leggere questo pesante post fino alla fine :)

Oppure mi sbaglio?


Il declino di (certi) brands
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 20 Giugno 2005 

Nel novembre del 2004 è uscito un articolo provocazione davvero illuminante pubblicato da Wired dal titolo: the decline of brands.

E' sicuramente vero che non tutti hanno accesso ad internet e alla società dell'informazione, e sono ancora pochi quelli che dispongono degli "strumenti" per potere mediare l'informazione oggi disponibile, ma è altrettanto vero che in una società del surplus, soprattutto in un periodo di crisi come quello in cui viviamo, i consumatori, tutti i consumatori, anche quelli con limitato potere di acquisto richiedono di più.

Se volete fare un esercizio interessante, prendete i top 10 brands a livello globale del 1994, del 1984, del 1974 e confrontateli con quelli odierni, ad esempio utilizzando una rilevazione di Interbrand pubblicata su Brandchannel. (selezionate un'area geografica o l'intero globo)

Sappiamo tutti molto bene che non tutti i brand sono in crisi, ma solo alcuni di essi, quelli che non riescono a offrire valore ai loro clienti attuali e potenziali. Quanti degli attuali brand saranno nella stessa lista di Interbrand nel 2014?

Molte aziende non riescono proprio a comprendere la portata dei cambiamenti in atto, aumentano i loro investimenti pubblicitari, fanno fusioni ed incorporazioni, ristrutturano, cambiano il management, ma non hanno ancora imparato ad ascoltare.

Per loro vi è una strategia di sviluppo di sicuro successo:

FORMAT C:



Nuovo Look
Autore: Redazione | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 15 Giugno 2005 

Finalmente in una serata di pioggia e gelo la nuova versione di IMlog è andata online. Stiamo ancora sistemando alcuni dettagli, ma i vostri consigli sono come sempre benvenuti e utili.

Ma è sempre colpa delle agenzie?
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 31 Maggio 2005 

innovate.jpgAlcuni giorni fa in un mio post su Imli, ho denunciato la scarsa propensione all’innovazione da parte di molte grandi agenzie di pubblicità che aspettano che “il cambiamento si manifesti” concretamente in termini di nuove opportunità di business in una logica di breve che potrebbe penalizzarle nel lungo periodo.

Ho cercato di riflettere sulle ragioni di questo comportamento e mi sono domandato se sia tutta colpa delle agenzie di pubblicità o se invece vi sia anche un po’ di responsabilità da parte dei loro clienti e sono arrivato a queste conclusioni:

Nel nostro Paese si apprezza molto l’innovazione ma nessuno è disposto a pagarla. Le agenzie di pubblicità vecchie e nuove sono costrette molto spesso a partecipare a gare in cui molto spesso i budget sono già stati assegnati e le loro idee in molti casi “riutilizzate in nuovi contesti” senza alcuna remunerazione per il lavoro svolto.

L’Italia è uno dei pochi Paesi dove sembra che i contenuti non abbiano alcun valore, mentre nel resto del mondo si dice giustamente che “the content is king”. Pensate a quanta fatica fanno gli organizzatori di fiere, conferenze e seminari a pagare una somma equa ai relatori, a cui si chiede di preparare interventi in forma gratuita, salvo poi lamentarsi che le relazioni presentate hanno poca qualità e sono solo grandi spottoni a favore delle società in cui i relatori operano.

Pensate a tutte quelle aziende che ritengono inconcepibile pagare uno studio di fattibilità e che ritengono normale che un prestudio venga presentato in forma totalmente gratuita. E’ vero che in molti casi qualche agenzia vecchia e nuova ha proposto lavori di scarsa qualità a prezzi esorbitanti, ma nella stragrande maggiornanza dei casi, un lavoro di qualità ha i suoi costi e troppo spesso le agenzie vecchie e nuove si trovano di fronte manager che non sono assolutamente in grado di apprezzare un progetto innovativo.

Questa cultura del tutto gratis, sta uccidendo ogni professionalità, allora voi manager di azienda se leggete questo post, voi aziende organizzatrici di conferenze e seminari provate andare dal vostro macellaio e ditegli che la carne questo mese non gliela pagate, ma gli farete avere tanta ma tanta visibilità e vedete cosa vi risponde.

Se l’Italia sta perdendo competività una delle cause è certamente legata alla mancanza di innovazione. Ma l’innovazione costa e qualcuno la dovrà pur pagare. Le agenzie devono cambiare, ma anche i loro clienti devono fare la loro parte.

Mi sbaglio?

Ecco perché "frequento" i blog
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 21 Maggio 2005 

Sulla rete ci sono più informazioni di quanto io sarò in grado di processare. Non è l’informazione che mi manca né le fonti. Anni di frequentazione della rete mi hanno insegnato a recuperare tutta l’informazione di cui ho bisogno.

Ho ridotto la lettura di libri di marketing, perché non mi aiutano più, sono tutti molto simili fra di loro e non mi ispirano più. Kotler lo leggono tutti i manager del mondo e come dice Jesper Kunde che ha scritto “Unique Now…or Never”:

“Companies have defined so much ‘best practice’ that they are now more or less identical.”

Tre anni fa ho acquistato a Londra un libro di due svedesi pazzi furiosi dal nome impronunciabile che hanno scritto un libro a mio avviso molto stimolante dal titolo “Funky Business”. Secondo gli autori, Kjell Nordström e Jonas Ridderstråle:

“The ‘surplus society’ has a surplus of similar companies, employing similar people, with similar educational backgrounds, coming up with similar ideas, producing similar things, with similar prices and similar quality.”

Ecco perché non posso fare solo affidamento alle fonti ufficiali, ai testi ufficiali e alle opinioni ufficiali del marketing: sono molto spesso lontane dalla gente.

I blog non mi servono per imparare qualcosa di nuovo, molto spesso le fonti citate le conoscevo già, i blog non li leggo per conoscere i trucchi del mestiere, quelli i professionisti non li rivelano.


I blog mi offrono un’opportunità di confronto per le mie idee.
I blog mi consentono un contatto con i colleghi.
I blog sono il “termometro” della sensibilità con cui le idee che sono nell’aria sono più o meno mature.
I blog mi danno un punto di vista diverso a cui non sarei mai arrivato.
I blog mi permettono di scrivere in tutta libertà e i lettori mi perdonano se nella fretta non tutte le mie frasi risultano perfette.
I lettori dei blog sono spesso spietati ma solitamente onesti, i loro giudizi mi sono molto utili
.

Vi sembra poco?

Quando i dilettanti sono bravi
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 19 Maggio 2005 

Vi ricordate quando una volta l'editoria era un affare di pochi? Sono arrivati i pc ed i software per il desktop publishing e oggi una rivista specializzata può essere progettata da una sola persona.

Vi ricordate quando fare i siti web sembrava una cosa molto difficile? Oggi con un CMS, anche senza cognizioni di informatica si può pubblicare un sito.

Poi c'è la pubblicità.... no, quella non toccatemela, quella è roba da professionisti, da grandi agenzie..... soprattutto quella televisiva. Oddio, forse cambia qualcosa anche li?

Mi sono imbattuto in una dichiarazione di Tim O' Reilly, fondatore dell'omonima prestigiosa casa editrice, che a proposito del futuro dei media cosi si esprime: "ci sono oggi più prodotti mediatici disponibili, di persone disposte a fruirne, la tecnologia infatti aiuta nella progettazione di nuovi contenuti, ma rende sempre più sottile la distinzione tra buoni dilettanti ed i professionisti".

Per rinforzare il suo pensiero Tim O' Reilly, cita il caso di Move On, organizzazione politica statunitense, che vede in Michael Moore uno fra i più noti esponenti. Questa organizzazione, contraria alla politica dell'attuale presidente, George Bush, ha invitato i suoi simpatizzanti a progettare spot da 30 secondi di protesta nei confronti dell'Amministrazione Bush. Sono arrivate all'organizzazione centinaia di proposte e Move On ne ha selezionate 150, che ha pubblicato in un sito

Una apposita giuria ha selezionato i vincitori del concorso che sono stati messi in home page.
Al primo posto si è classificato, Charlie Fisher, con lo spot Child's Pay un interessante esempio di come sia possibile progettare un ottimo spot pubblicitario anche in assenza di grandi budget.

Sembra che in giro per il mondo ci siano tanti ottimi talenti. Quando le aziende se ne accorgeranno, non sarà certo piacevole per le agenzie pubblicitarie più conservative che continuano a richiedere grandi budget. C'è da scommetterci che l'esperimento di Move on verrà replicato da qualche estroso uomo del marketing. Se la qualità sarà buona, beh qualcosa cambierà sicuramente nel mondo della comunicazione pubblicitaria.

ego corporate surfing
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 18 Maggio 2005 

La rete è una fabbrica di neologismi. Si è tanto parlato di egosurfing come di una pratica per analizzare in modo un po' artigianale la propria popolarità o quella della propria azienda sui motori di ricerca o più in generale sulla rete.

Si è anche scritto molto sui blog; siano essi un fad, un fenomeno importante o solo di transizione, parafrasando una famosa frase di Giulio Andreotti, il blog logora chi non ce l'ha. Ma se è relativamente facile aprirne uno, meno banale è poter contare sulla disponibilità di persone che decidono di dedicare del tempo libero per scrivere su un blog completamente dedicato ad un'azienda o ad un brand.

Vedrete che fra non molto si diffonderà la pratica di contare i Blog dedicati alle varie Microsoft anche non ufficiali, quelli dedicati a Google o a Yahoo e via discorrendo.

Sarà anche una moda, ma vedrete che qualche responsabile della comunicazione di qualche azienda ben presto sarà indotto a pensare che se non ti dedicano un blog, non sei veramente nessuno.

Me lo chiedo sempre, perché le mode non le lasciamo agli stilisti?


Blog, mailing list o RSS?
Autore: Gianluca.Diegoli | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 17 Maggio 2005 

Interessante il dibattito in corso dall'altra parte dell'Atlantico sul ruolo dei feed RSS. Imli/Imlog nasce come mailing list, poi diventa blog, e ora viene letta (immagino da tanti; quanti? il 20% dei lettori? il 30%?) via RSS. Il cerchio della comunicazione interattivo si chiude?
Davvero l'RSS sostituirà la direct mail? Attenzione come sempre a non confondere -e io mi metto in prima fila, tra i sovra-entusiasti- i desideri con la realtà, dice Anne in un interessante articolo/studio, "RSS is *Not* a Replacement for Email".

IMlog cambia look
Autore: Redazione | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Venerdì, 13 Maggio 2005 

imlog_newlayout_screenshot_small.gifDopo più di un anno di blogging, 350 post, più di 1.200 commenti, più di 3.500 iscritti alla newsletter e 16 autori che hanno contribuito, abbiamo deciso che è venuto il momento di un restyling grafico per IMlog.

Cliccando qui o sull'immagine potrete vedere un'anteprima del nuovo layout che stiamo preparando: ci è sembrato giusto sottoporlo al vostro giudizio prima della messa online.

In questa occasione chiediamo di esprimere il proprio parere anche ai lurker, ovvero a coloro che leggono IMlog senza commentare, oltre che ovviamente ai membri più attivi della community, agli autori ed a chiunque voglia dire la sua.
In fondo è a tutti voi che IMlog deve piacere!

E' chiaro che il nuovo template non potrà essere stravolto, ma saranno bene accetti tutti i tipi di suggerimenti, critiche o consigli, che ci permetteranno di migliorare il lavoro svolto.

Aspettiamo fiduciosi! :)

Competence pr dalla parte delle aziende
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 10 Maggio 2005 

Colgo lo spunto dell'interessante post di Enrico per fare qualche riflessione sul futuro delle relazioni pubbliche viste dalla prospettiva di un'azienda. Mi chiedo se l'invio di comunicati stampa, non è un modo un po' stretto di definire l'attività di pubbliche relazioni.

Quale è il legame tra il blog ed il mondo delle pr? Di blog marketing si è spesso scritto, considerando la possibilità di aprire un blog aziendale ad esempio come fa l’amico Mauro Lupi, uno fra i pochissimi CEO di una società italiana ad esporsi in prima persona. Mauro in uno dei suoi ultimi post offre utili suggerimenti su come usare un blog o gli RSS come strumento di marketing, quindi la sua è la prospettiva di chi scrive.

Il blog è un’arma a doppio taglio, prima di avventurarsi in terreni minati forse vale la pena leggere questo articolo e questo intervento sul blog marketing di Robin Good

Se consideriamo invece non un singolo blog, ma la blogosfera nel suo complesso è evidente il blog non è molto diverso da un gruppo di discussione o da un forum e può essere visto come un ambiente nel quale un prodotto o un brand vengono messi in discussione. Ignorare questi ambienti è un errore che la maggior parte delle aziende compie. Vi ricordate quanto si sia parlato di FIAT nei diversi blog? Se l'azienda avesse monitorato le discussione sarebbe potuta intervenire e creare un po' di empatia.

Molte grandi aziende hanno uffici stampa che si preoccupano solo di inviare comunicati stampa ai giornalisti e non ritengono che blog, newsgroup e altri ambienti di discussione meritino attenzione. Lo ritengo un errore. (lo dico con convinzione).

In passato sono entrato in contatto con una serie di aziende italiane che forniscono alle aziende strumenti per verificare on line la loro brand reputation. Incredibile ma vero, alla maggior parte delle aziende questo tipo di servizi non interessa minimamente, salvo poi acquistare sofisticatissime tecnologie per il CRM. Se è questo l'atteggiamento, prima di farlo forse sarebbe meglio leggere questo

SPAM: il fantasioso business underground che è sbarcato in Borsa
Autore: Roberto Cucco | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 10 Maggio 2005 

Che lo spam sia fastidioso siamo tutti d'accordo. Ce lo troviamo al mattino in quantità industriale nelle nostre email e con il "cancella" giù lì a toglierlo. Che ci sia un modello di business dietro è pacifico: costa poco e porta comunque dei risultati a chi lo fa (vedi il nigerian scam, 3° settore di entrata di un seppur povero paese….). Ma era troppa la curiosità di scoprire cosa c'è dietro il financial spam: quelle decine di email che tutti i santi giorni ci dicono di comprare azioni sul Nasdaq o Nyse a prezzi stracciati, di società sull’orlo del fallimento, che valgono 0,08 cents e informandoci che domani ci sarà una mega-operazione di risanamento e che guarda caso ce lo dicono a noi, solo a noi! Figuriamoci gli italiani che stanno investendo tutti nel mattone, si mettono a comprare azionacce sul Nyse…. Naturalmente in caso di rialzo dell'azione per acquisti degli spammati più ingenui, gli spammatori e i loro committenti vendono le azioni e il titolo (ri)crolla.

Ebbene si, a parte il dato non di poco conto che lo spam rappresenta il 90% del traffico d'email e che il 27 marzo sono passate su Internet solo il 2,5% di email serie o semiserie, quanto meno non spam, scopriamo anche che il financial spam è 40% di tutto lo spam, ha superato alla grande il porno e i pasticconi di qualsiasi medicina che vuoi e che a Marzo ne arrivato tanto perché siamo alla fine dell’anno fiscale USA, e allora quale miglior rimedio di una bella spammata per rimediare agli errori nella gestione aziendale…

Ma lo spam è marketing-oriented! Eh certo, è un'attività sistematica globalizzata, perché dovrebbe sfuggire alle logiche del target? E' principalmente diretto verso i paesi English-speaking (con un invio si contatta milioni di persone che comprendono il contenuto), sposta modello di business dal porno che non rende più (almeno nel formato spam…) e come tutti i business ha un suo distretto industriale (la Florida) e una capitale (Boca Raton, appunto FL), dove la gran parte degli ISP fa quello più o meno alla luce del sole, causa leggi fallimentari che consentono di andare avanti un po' di più e leggi US più tolleranti in tema di invii di email unsolicited.

Bello il commento:

"We've said for a while that spammers are basically the same kind of people who would be selling snake oil out of covered wagons in the Old West, They've just updated their technology for the times."

Della serie: di furbi e ladri il mondo è pieno..

Oh, che nessuno prenda spunto! In Italia abbiamo la legge sulla Privacy più punitiva e stringente del pianeta.

Riflessioni su Imli in una bella domenica di primavera
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Domenica, 8 Maggio 2005 

E' domenica, le persone si rilassano e dedicano tempo alla famiglia e agli amici.
Spesso, quando siamo rilassati ci vengono le idee migliori e talvolta il pensiero corre in tutta libertà. Credo che nessuno fino ad esso abbia cercato riflettere su cosa rappresenti Imli come blog del marketing. Ed è è stata proprio questa la mia riflessione in questa domenica mattina piena di sole. E' evidente che i diversi "aficionados" che seguono il progetto, una ragione per farlo, la avranno trovata. Vorrei tuttavia fornire nuove possibili chiavi di lettura di Imli.

Personalmente ritengo che ci siano due possibili strade per leggere i post dei diversi contributors.

Una prima strada è data dallo spunto. Partendo da diverse stimolazioni (i diversi post), i "lettori" possono approfondire i diversi temi proposti e arricchire così il loro processo di formazione permanente con ulteriori letture, magari seguendo le indicazioni suggerite (i link), oppure possono verificare se le loro idee sono in linea con le opinioni di chi scrive o se divergono sui vari temi.

Una seconda strada è data dal percorso. In questo caso i "frequentatori" di questo blog fanno parte di un ambiente nel quale "vivere" un nuovo marketing che viene creato e sperimentato giorno dopo giorno, secondo un processo di approssimazioni successive. In tale modo ci si addentra nell'esplorazione di un nuovo linguaggio che non viene imposto dai teorici, ma che si forma collettivamente grazie all'apporto di tutti.

Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra di percepire un gap tra quanto appreso dalle "teorie del marketing tradizionale" e quanto sperimentato giorno dopo giorno nella vita professionale. Su questo siamo tutti sulla stessa barca, non ci sono su questo blog persone che scrivono ed altre che leggono, ma un insieme di individui che si confrontano sull'evoluzione del marketing in tutta libertà, con la consapevolezza che la verità non la possiede nessuno.

Il marketing tradizionale come lo abbiamo studiato, è incentrato su una concezione di consumatore inteso soprattutto come animale razionale. Le aziende hanno a disposizione una serie di leve di marketing prevalentemente utilizzate in una ottica di stimolo/risposta.

Credo che nessuno contesti questa impostazione, che però mi sembra di capire, viene percepita da molti come una visione parziale della realtà. Il consumatore non esiste, è una definizione del tutto teorica, esistono invece le persone che vivono e che consumano perché hanno delle necessità o dei desideri, ma anche perché attraverso il consumo si esprimono o danno dei giudizi.

Ecco perché i vari dibattiti che hanno avuto luogo su Imli e che hanno riguardato ad esempio la querelle Bmw-Alfa, il commercio elettronico, la tv digitale ecc, possono essere considerati come argomenti del tutto slegati fra loro, oppure possono essere riletti come diversi punti di osservazione dello stesso problema. Si è dimostrato, credo in modo inequivocabile, che internet e gli altri mezzi digitali sono ambienti vivi e che il nuovo marketing non può più concentrarsi nel costruire meccanismi incentrati sullo stimolo-risposta, ma che deve essere in grado di creare in questi nuovi ambienti le condizioni in cui far sviluppare dinamiche di relazioneche alla fine portino allo sviluppo di nuovo business, ma anche valore per tutte le persone coinvolte.

Se i frequentatori di Imli, ritengono che la seconda strada possa essere un modo più stimolante per affrontare le nuove sfide professionali, allora non possono più limitarsi a leggere i post, ma dovranno partecipare più attivamente al dibattito in corso per poter costruire insieme una nuova ecologia del marketing.

Scusate vi devo lasciare perché devo portare le mie due figlie al parco.

Quando il blog è donna
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 3 Maggio 2005 

fast_company1_a.jpgSe in moltissimi campi le donne faticano ad affermarsi a causa di tanti pregiudizi maschili, questo sembra non capitare nel mondo della comunicazione.

Chi ha detto che il blog è roba da maschi? Una rivista autorevole come Fast Company ha deciso di navigare un po' in rete per selezionare i migliori blog di business per scoprire che molti di essi hanno qualcosa in comune: sono blog gestiti da donne

Le tecnologie sono roba da maschi, questa è la più grande sciocchezza che io abbia mai sentito. Negli ultimi anni ho partecipato a decine di conferenze e le persone più carismatiche che io abbia mai sentito sono donne. Sarà un caso ma di loro mi ricordo molto bene. Fabiola Arredondo ex managing director di Yahoo Europe, Mary Ann Packo ex president Media Metrix, Nandini Gulati responsabile marketing interattivo EMEA Coca Cola, Dawn Airey managing Director Sky Networks BskyB.
Di molti relatori uomini non ho un ricordo così vivo. Quando Fast Company ha fatto questa copertina sicuramente non ha pensato alle donne, ma se si scava in profondità, quando è stato dato loro la possibilità, molte donne hanno cambiato le regole nel business. Chi si ricorda della nostra Marisa Bellisario?

A proposito di branding
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 2 Maggio 2005 

fiat.jpgDavid A Aaker è con ogni probabilità uno dei più autorevoli studiosi del valore strategico del brand. Nei suoi diversi libri, Aaker non manca occasione di ricordarci che: "il posizionamento di un'azienda è nella testa dei consumatori e non nella volontà delle aziende". I brand di successo si presentano ai propri pubblici in modi diversi, ma sempre con one voice, one tone.
La Fiat rappresenta sicuramente più che un brand, un pezzo della storia del nostro Paese. La sua crisi è in parte la crisi del nostro sistema competitivo.

E' lodevole che il management di FIAT ritenga il brand un asset importante e che abbia deciso di lavorarci, ma il lavoro è davvero complesso. David A Aaker ritiene che un riposizionamento di successo debba essere completo e mai un'operazione di maquillage.

Come molti blog hanno fatto notare, sembra che la FIAT abbia due anime. Appare infatti molto stridente leggere negli stessi giorni sul web le seguenti notizie:

1) Apre a Milano il FIAT CAFÉ LA TRIENNALE
.Uno spazio all’aperto nel tempio milanese del design: viene inaugurato il 14 aprile il Fiat Cafè di Milano, un singolare luogo di incontro che celebra il connubio auto e design.
Nato dalla collaborazione tra Fiat e la Triennale, il caffè sarà ospitato nel giardino dello storico Palazzo dell‘Arte, prossima sede del Museo del Design Italiano.

La realizzazione del primo Fiat Cafè italiano è stata affidata all’architetto Michele De Lucchi - accanto a partner prestigiosi dell’arredamento e del design, della tecnologia e dell’alimentazione - su un progetto condiviso da Lapo Elkann, responsabile Brand Promotion di Fiat Auto, e da Davide Rampello, presidente della Triennale.
«La collaborazione con le aziende del design italiano è importantissima per Fiat - conferma Lapo Elkann - anche le automobili sono oggetti di design e credo lo saranno sempre di più in un futuro dove potremmo pensare a singoli progetti con grandi nomi del design italiano». E la Triennale ha già ospitato, nell’aprile 2004, l’anteprima mondiale di Panda Alessi. «La Triennale è diventata un luogo sempre più aperto al pubblico, al centro di un intenso dibattito tra arte, società civile e industria su questioni che abbracciano tutti gli aspetti della cultura del progetto - precisa Davide Rampello - ecco perché abbiamo deciso di realizzare un grande caffè all’aperto… insieme a Fiat, l’azienda che attraverso il design ha inciso fortemente nella vita degli italiani».
Il nuovo Fiat Café La Triennale è una struttura all’aperto costituita da una pedana di rovere che si estende tra il triportico e la scala d’ingresso al Palazzo, con tavoli e sedute firmate da maestri del design. Il caffè potrà accogliere circa cento persone sedute, consentendo accesso a più di mille ospiti negli 8000 m2 di sviluppo del parco.
Il Fiat Cafè, aperto da aprile ad ottobre (10.30-23.30, chiuso il lunedì), proporrà un servizio di caffetteria, ospiterà incontri, conferenze, eventi e offrirà momenti di relax ai visitatori della Triennale che qui potranno conoscere le nuove auto Fiat e i suoi progetti per il futuro.

In occasione dell’inaugurazione del locale, vengono esposte una Panda Alessi, commercializzata in serie limitata a partire da fine anno, e due esclusive Panda Bigusto, sempre in edizione limitata

Aprile 2005
Fonte www.fiat.it

2) 1 MAGGIO/ A TERMINI OPERAI FIAT TRA INCERTEZZA E INCREDULITA'
01/05/2005

Mastrosimone: il vero problema è che manca l'azienda

Termini Merese (Palermo), 1 mag. (Apcom) - "Il vero problema della Fiat è quello che manca l'azienda. Mancano riferimenti chiari. Manca il confronto. Possiamo dare la colpa ai politici, al sindacato ma la realtà, purtroppo, è quella che non abbiamo più un interlocutore aziendale". Lo afferma Roberto Mastrosimone, delegato aziendale della Fiom-Cgil dello stabilimento Fiat di termini Imerese, sfogandosi sulla situazione di crisi coi colleghi durante la giornata del Primo maggio. A Termini ancora una volta, come negli ultimi anni, le tute blu vivono una situazione di "incertezza" ma soprattutto di "incredulità" che va crescendo leggendo sui giornali le indiscrezioni sul futuro della casa automobilistica.

Sulla mancanza di dialogo con l'azienda, Mastrosimone evidenzia che "ormai è da molto tempo che veniamo a conoscenza degli obiettivi di Torino su Termini solo dagli accordi quadro siglati con la regione Sicilia. Ma il nostro interlocutore non può essere la presidenza della regione, perché noi, almeno sino ad ora, siamo dipendenti della Fiat e non della regione Sicilia". E aggiunge "ormai non si capisce più qual è la vera strategia. Possiamo solo percepire, vedendo tutti i capi di abbigliamento che vi sono in giro nei negozi (magliette, scarpe etc.) a marchio Fiat, che l'azienda si sta indirizzando da tutt'altra parte. Ma così sicuramente non si salva un gruppo industriale. Non è una strategia vincente, ma forse una delle realtà è quella che il settore auto non interessa più alla proprietà".

Rimanendo sul futuro e sugli assetti proprietari, Mastrosimone sottolinea che "vi è una grande confusione e ogni 15 giorni vi sono sempre novità, chiaramente apprese dalla stampa". "Ieri si parlava dei cinesi, oggi si parla degli indiani e sono interessati soprattutto all'acquisizione dello stabilimento polacco e turno per entrare nel mercato europeo. Poi vi sono le banche che da settembre diventano i nostri maggiori azionisti, ma chiarimento loro rivenderanno le azioni perché non sono intenzionati a gestire un'azienda automobilistica. Insomma l'incertezza regna sovrana, così come regna sovrana l'incredulità nel vedere il vorticoso cambio dei vertici dell'azienda avvenuto in questi ultimi anni. Da ultimo è arrivato il presidente Montezemolo, schiudendo chissà quali orizzonti e .... adesso si parla che dal mese prossimo andrà via, e al suo posto arriverà forse l'ex ambasciatore ed ex ministro degli Esteri Ruggiero. Spiegate, in questa situazione, come la Fiat può andare avanti senza un progetto e senza una guida che rimanga almeno un quinquennio per realizzarlo".
FONTE:
http://economia.virgilio.it/news/foglia.html?t=2&id=2&codNotizia=11659198

Se Lapo Elkann vuole che la sua operazione sorriso abbia successo, dovrà fare in modo che tutti quelli che sentono parlare di FIAT tornino a sorridere nuovamente e non solo quelli che indossano le sue belle felpe.

Buon Lavoro Lapo.

Fuori di zucca
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 27 Aprile 2005 

Visto che ne ho parlato tanto bene in passato, mi permetto una critica a ING Direct, che è poi in realtà uno spunto per una critica più generica all'immagine del mondo Internet.
Cito dal sito www.ingdirect.it:


ING DIRECT ti invita ad una tavola rotonda sul banking on line. Con diversi esperti quali Hans Verkoren (Global Head ING DIRECT, ideatore di Conto Arancio e ING DIRECT), Paolo Martinello (Presidente di Altroconsumo), Bruno Vespa, Alessandro Cecchi Paone, Don Mazzi esploreremo le caratteristiche di questo mercato, i vantaggi e le difficoltà di questo servizio, le esperienze di clienti attivi e le percezioni dei potenziali clienti.


Sinceramente mi sfugge l'apporto che Don Mazzi e Vespa (ma anche Cecchi Paone mi sa) possano dare ad una discussione sul futuro del banking online...
Capisco la volontà di dare all'evento una portata meno di nicchia e più nazionalpopolare, ma questa altro non è che la dimostrazione che tutti si sentono autorizzati a parlare di Internet, come in generale anche del marketing, pur non avendone le competenze.
Anche durante il pur interessante convegno dell'UNIMORE sul web marketing di cui abbiamo parlato qualche post fa, uno dei professori universitari presenti ha candidamente ammesso di non leggere nemmeno le mail, ma di stamparle o farsele leggere dall'assistente.

Ovviamente nessuno si azzarderebbe a dire la propria opinione su un argomento tecnico, o legale, ma su Internet che ci vuole? E anche il marketing alla fine non è mica una disciplina no? E' solo una questione di buon senso...
Chiaramente sto estremizzando, ma in molti casi mi pare che le aziende, anche di un certo livello e di una certa dimensione, ragionino così, a scapito ovviamente di una vera cultura di marketing e soprattutto di una visione corretta delle opportunità ed anche delle esigenze che la presenza su Internet dell'azienda comporta.

Non dico che solo gli esperti possano parlare di certi argomenti (e di sicuro io non mi reputo esperto di nulla), ma mi piacerebbe che le competenze in ambito di marketing e di web/internet fossero valutate allo stesso modo delle competenze acquisite in altri settori.
Non vorrei ritrovarmi ad una conferenza con Giletti e la Clerici che parlano di e-commerce e strategie anti-churn...

Tutti i blog sono uguali?
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Mercoledì, 6 Aprile 2005 

La maggior parte dei blog giovanili è autoreferenziale, i contenuti sono spesso di non elevato spessore perché conta più spesso la reazione a quanto si scrive piuttosto che il livello dei post. Lo stile di comunicazione di alcuni blog è più vicina alle chat, ai forum e agli sms nonostante la sua apparenza di diario o di pensieri in liberta. Non si può giudicare un blog come fosse sempre un artefatto letterario.

Un autorevole studio del Children's Digital Media Center della Georgetown University, di David A Huffaker e Sandra L Calvert che è stato pubblicato dal Journal of Mediated Communication ha analizzato il ruolo dei blog giovanili come strumento di rappresentazione e di espressione della identità di chi scrive e nella capacità di riconoscersi in chi legge, nella possibilità di allacciare nuovi contatti e nuove relazioni. Ecco perché i weblogs rappresentano un "ambiente in cui identità e linguaggio giocano un ruolo importante. I teenager usano i weblogs non solo per presentare una identità on line, ma anche per esprimere le proprie idee, condividere le proprie esperienze ed emozioni attraverso un linguaggio comune. In alcuni casi questi blog portano al formare comunità on line, simili alle relazioni peer to peer che si possono osservare nel mondo offline".

Ho più volte cercato di affermare che il dibattito in corso sui blog è fuorviante, perchè sono una galassia estremamente disomogenea, in cui si possono trovare blog professionali di giornalisti o di esperti di marketing (come nel caso Imlog), ma anche blog amatoriali che ovviamente vengono concepiti con logiche completamente diverse come lo studio rileva. E' quindi opportuno per giudicare compiere sempre comparazioni omogenee altrimenti il rischio è quello di partire per la tangente e non riuscire a comprendere quello che sarà un fenomeno sempre più importante nei prossimi anni: la comunicazione peer to peer. Le critiche che vengono mosse a certi blog costituiscono proprio i loro tratti distintivi, se essi si trasformassero, correrebbero il rischio di perdere la propria funzione. Non è un caso che Google si sta organizzando per un nuovo progetto di pubblicazione di personal video clips. Sarà banale ma a molti piace leggere contenuti di persone, colleghi o amici che si ritengono simili. Ecco perché ritengo un'idiozia affermare che il blog sia una tecnologia al pari di un CMS.

Yahoo si fonde con Google; e se non fosse un pesce d'aprile?
Autore: Federico.Riva | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 4 Aprile 2005 

Diciamo subito che molto probabilmente la notizia non è vera; diciamo che si tratta molto probabilmente di un pesce d'aprile; il primo di aprile, su SE Roundetable e poco dopo su SEW sono apparse notizie di un 'merge' tra Yahoo e Google.
Visto il tono scherzoso, è molto probabile che si tratti veramente di un April Fool's, ma è altrettanto vero che i pesci d'aprile debbono essere credibili. Come tutti sanno, i player della ricerca mondiale sono solo tre: Google, Yahoo e MSN; tutti e tre hanno un vantaggio competitivo sugli altri.

Google ha la qualità dei risultati
(a oggi ancora la migliore)
Yahoo ha gli utenti fidelizzati (molto più saldamente di Google)
MSN ha...La Microsoft ($, competenze, ma soprattuto 'desktop')

Dati recenti parlano di una sovrapposizione molto forte fra gli utenti dei tre siti. In sostanza, l'equilibrio attuale, che vede in testa Google, seguito da Yahoo e da MSN, potrebbe essere scomposto molto facilmente.

Di fatto, fra i tre player, Google e Yahoo hanno certamente 'più paura' di MSN e per un motivo molto semplice: MSN non può che migliorare la propria penetrazione. Inoltre, Eric Shmidt (Ceo di Google) conosce molto bene lo 'stile' di Bill Gates. Penso che pochi si scordino di come ha distrutto Netscape...Certo, in un motore di ricerca la differenza qualitativa è più importante che in un browser (dove contano di più altre variabili), ma di certo Microsoft non ha carenze di tecnici o di denarlo per comprarli.

C'è anche da dire che è evidente il tentativo di Google di 'portalizzarsi'; sicuramente Brin, Page e Schmidt hanno la consapevolezza che un motore di ricerca può 'passare di moda' con la stessa velocità con cui ha raggiunto il successo (due anni sarebbero dunque sufficienti...). E qual è il portale più visitato al mondo?

Contestualmente, Yahoo è ancora ben lungi dall'avere a disposizione uno spider della stessa qualità di Google. Google ha bisogno di tempo per diventare un portale e Yahoo per diventare un motore di ricerca competitivo. Nel frattempo, MSN potrebbe bruciare le tappe.

Per quanto è noto che le fusioni portino nel breve periodo delle notevoli difficoltà di gestione, è anche vero che nel lungo periodo una fusione di questo tipo farebbe risparmiare ad entrambe le società parecchi milioni l'anno (solo di spese tecnolgiche).

L'ultimo motivo, più 'esogeno' ma non meno importante è che storicamente abbiamo visto che i motori di ricerca procedono proprio per fusioni e acquisizioni. Certo, questa sarebbe una fusione veramente gigantesca e non paragonabile a quella di Altavista o di Overture, ma senza dubbio non è impossibile e comunque sarebbe ben comprensibile.

Le possibilità sono molte; la fusione potrebbe avvenire anche fra Yahoo e MSN o fra Google e MSN; quel che è certo è che il mercato non rimarrà così com'è per molto tempo.

Nel frattempo, Yahoo ha 'rubato' a MSN Scott Moore...La battaglia è solo agli inizi...

internet senza rumore
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 12 Marzo 2005 

C'è chi cerca la costante attenzione, fa di tutto per farsi notare, costruisce un portale quando tutti lo fanno senza una vera ragione, aggiunge al sito aziendale forum che rimangono deserti perché privi di interesse, costruisce form e ogni sorta di barriera all'accesso per contenuti pregiati inseriti solo per cercare (inutilmente) di profilare i propri visitatori, spesso ottenendo centinaia di visite da parte di pippo, pluto e paperino. E' l'esercito delle aziende che hanno scoperto che la brochure aziendale non porta lontano e che oggi sono alla costante ricerca di trucchi, trucchetti, giochi e cotillons per "generare traffico".

C'è chi invece utilizza internet in modo silenzioso, per dare servizio, per offrire informazioni di valore e per vincere battaglie importanti. Il mio pensiero va a Nicola Stock, che forse molti non conosceranno, un ostinato professionista, che sta combattendo una battaglia a tutela dei risparmiatori che hanno acquistato gli oramai noti "bond Argentina". Attraverso il suo sito l'Associazione per la tutela degli investitori in titoli argentini, compie da diversi anni uno straordinario lavoro di informazione, di relazione con gli investitori ed è riuscita a convincere la maggior parte dei detentori italiani di questi titoli a tenere duro e non accettare l'offerta ritenuta scandalosa di rimborso del Governo dell'Argentina.
Questo è uno dei tantissimi siti che non vinceranno mai un premio ne verranno mai citati dalle riviste specializzate, ma che stanno offrendo un reale valore ai navigatori della rete. Nicola Stock e la sua associazione popolano l'altra internet, quella senza rumore ne clamore e che ai giornalisti non interessa perchè non fa notizia.

A cosa serve avere sempre ragione?
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 5 Marzo 2005 

Le aziende come i privati quando ritengono di avere ragione in una disputa, ricorrono agli avvocati e vanno in tribunale. Tutti voi ricorderete la vicenda di Luca Armani di Treviglio titolare di un “negozio di timbri” che aveva registrato il dominio www.armani.it provocando l’inizio di una battaglia legale con la nota omonima azienda milanese. Dopo diversi anni di aspra lotta e tentativi di resistenza , tra i nuovi Davide e Golia della rete, nonostante l’intervento di un senatore della Repubblica e l’appoggio da parte di tantissimi utenti della rete, la vicenda si è conclusa con la cessione del dominio conteso da parte di Luca Armani alla blasonata casa di moda con grande disappunto di tante persone che si erano schierate a fianco del piccolo imprenditore lombardo.

Non sono un giurista e non posso e non voglio intervenire sulla vicenda giudiziaria, ma come Paolo Attivissimo, mi chiedo se era necessario arrivare ai tribunali quando si poteva risolvere il problema consensualmente. Guardate come è stato risolto il problema per il dominio Firefox da parte di diversi contendenti.

Sicuramente le diverse persone che si sono schierate a fianco di Luca Armani, non sono e non saranno mai clienti della Giorgio Armani, che ha avuto probabilmente quanto le spettava di diritto. Mi chiedo però se ai fini della valorizzazione di un brand, sia sempre utile avere ragione?

Grillo per la testa...
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 28 Febbraio 2005 

beppe_grillo.gifL'idea che Beppe Grillo ha della rete è utopistica, ottimistica, forse un po' ingenua ma anche, IMHO, condivisibile.
In un articolo sull'ultimo numero de L'Espresso (consultabile on-line soltanto a pagamento, purtroppo) il comico/tribuno genovese parla di Internet come dell'unico mezzo in grado di contrastare il dominio globale dell'informazione da parte delle multinazionali, dei governi e dei tycoon.
In effetti nessun altro mezzo dà un accesso bilaterale all'informazione come la rete: solo con Internet è possibile una vera e propria democrazia informativa, nel senso letterale del termine.
Certo, è un discorso fatto e rifatto da dieci anni, ma leggere la succitata intervista mi ha un po' risvegliato dalla sorta di trance che mi portava a pensare sempre al web come ad un mezzo per fare marketing e comunicare.

Se ne avete occasione vi consiglio di leggerlo.
update! l'articolo è leggibile interamente sul web: cliccate qui

Altri riferimenti:
-> Il blog di Beppe Grillo
-> Gli articoli di Beppe Grillo du Internazionale

Quale è il vero costo dell'infedeltà?
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 24 Febbraio 2005 

Molti studi hanno cercato di quantificare il costo dell'infedeltà di un cliente utilizzando concetti come il Life Time Value oppure il costo per il "negative referral" di chi sconsiglia vivamente un fornitore, avendo con esso avuto esperienze negative.

Raramente vengono conteggiati i comportamenti di rivalsa unica arma a disposizione dei consumatori troppo spesso bistrattati. In certe circostanze non si ha la possibilità di cambiare fornitore senza dover subire grossi costi di transazione o complicazioni burocratiche. Qui di seguito riporto una lista per nulla esaustiva di alcuni comportamenti provocati da clienti esasperati.

1) utilizzo smodato del call center per causare l'effetto irritazione fino a risoluzione del problema

2) prenotazione di più voli aerei in orari differenti non comunicando una disdetta quando si è deciso il volo da prendere.

3) ritardo intenzionale nel pagamento delle bollette

4) scambi di carte fedeltà per ingannare il marketing del supermercato sotto casa ma dal cattivo servizio

5) risposte volutamente errate a survey o a ricerche di marketing

Come si sa le grandi società si attivano solitamente quando è troppo tardi sui clienti persi. Le politiche antichurn vengono raramente seguite.

Molto spesso i clienti profondamente insoddisfatti rimangono lo stesso fedeli per apatia, per costi troppo elevati di cambiamento o per una percezione che non avrebbero alcun beneficio dal cambiamento perché i loro fornitori operano in una condizione di oligopolio in cui i comportamenti sono simili. (Linee aeree, società telefoniche ecc)

E' inutile progettare servizi web in ottica customer based, se dietro non vi è una vera cultura del servizio.

Le aziende dovrebbero capire che la fedeltà premia ma anche l'infedeltà ha un prezzo da pagare i cui costi sono per lo più occulti.

combattere lo spam
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 21 Febbraio 2005 

Una volta erano i siti pornografici i principali spammer, oggi come molti di voi sanno per averlo sperimentato, sono siti che promuovono prodotti farmaceutici, come i vari cialis, viagra ecc ad intasare le nostre caselle di posta elettronica con messaggi per nulla sollecitati.

Si tratta qualche volta di siti di commercio elettronico ma ancora più spesso di loro affiliati. Una prima misura internazionale per combattere questa forma di spam potrebbe essere la costruzione di contratti di affiliazione in cui ogni affiliato perde diritto ad ogni commissione passata o futura in caso di ricorso allo spam. Se molti siti di commercio elettronico non sono direttamente responsabili di invasione della privacy altrui, molto spesso sono conniventi e chiudono entrambi gli occhi.

CSR un’altra etichetta?
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 15 Febbraio 2005 

Tarde diceva che la moda è un processo di innovazione seguito da un processo di imitazione.

Tutto è oggi soggetto alla moda, anche nel business prevalgono trends che spesso hanno poco a che fare con la razionalità. Molti credono ancora che il CRM sia la panacea per i problemi delle aziende, che veramente un “software” sia in grado di “gestire le relazioni con i clienti”, mentre purtroppo la tecnologia serve solo ad “abilitare” e quindi costruire un “framework” nel quale le relazioni possono avere luogo.

Lo stesso discorso vale per un altro acronimo che oggi va tanto per la maggiore CSR che sta per Corporate Social Responsibilty. Si tratta molto di più che pubblicare un bilancio sociale od organizzare qualche campagna sociale per mettersi l’anima in pace. Interessante l’articolo dellEconomist che ci mostra come profitto e ruolo sociale di un’impresa non solo possono coesistere ma costituire un volano per lo sviluppo. Ma attenzione CSR è un tema molto complesso che deve essere ben approfondito. Le mode è meglio che le lasciamo agli stilisti.

E' questo il futuro digitale che vogliamo?
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Domenica, 13 Febbraio 2005 


Fonte: Wired

tv digitale, internet, mobile e MEdia interattivi
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Sabato, 5 Febbraio 2005 

Tv digitale, internet, mobile e MEdia interattivi. Attenzione Maurizio, c'è un errore di digitazione. No... per nulla scrivo MEdia perché intendo MEdia e non è certo una mia invenzione. Leggendo l'articolo di Cory Treffiletti what about me? what do I want? mi sembra di capire che non sono l'unico a pensare che la progressiva digitalizzazione dei media porterà a maggiori possibilità di scelta da parte dei diversi pubblici (visto che sempre di più si frammentano) e quindi l'esigenza di programmi, contenuti, progetti di comunicazione meno autoreferenziali; eppure mi sembra di vedere ancora troppi siti che parlano delle aziende, dei loro prodotti, quando invece, come molti, vorrei che parlassero di me. Ha ragione Cory, what about me?

Fare marketing oggi: il ruolo di un blog
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Venerdì, 28 Gennaio 2005 

Recentemente in un convegno che ho organizzato sulla televisione digitale terrestre, Michele Mezza, docente universitario e direttore Strategie Tecnologiche Rai ha aperto il suo intervento dicendo: "in un mondo di scarsezza tecnologica il problema era chi parla, nell'era dell'abbondanza il problema è invece chi ascolta".
Ovviamente questo non vale solo per il futuro della televisione digitale ma per tutti i mezzi e gli ambienti di comunicazione il cui futuro vedrà una frammentazione delle audience e una maggiore competizione per l'attenzione.

I blog sono uno strumento molto importante ma il loro ruolo è in profonda trasformazione, soprattutto quelli di tipo collettivo come Imlog, che non esprimono solamente il "pensiero" di un solo autore.

Per questo io mi chiedo e chiedo a voi, proprio perchè mi occupo di marketing, quale è il ruolo o comunque quello principale di un blog di marketing o per dire meglio quale fra le seguenti istanze dovrebbe portare avanti con maggiore enfasi?

1) aprire un dibattito sui temi (cosa può offrire più di una mailing list?)
2) offrire informazioni selezionate (costruire un filtro per chi non ha tempo)
3) segnalare opportunità di business o di lavoro?
4) evidenziare le principali tendenze in atto?
5) creare un network fra blog e opportunità di relazione
6) segnalare case histories di successo o insuccesso
7) rappresentare le voci di critica e dissenso e segnalare abusi sul consumatore

Non vi è dubbio che il blog sia uno strumento partecipativo, quindi mi domando, quali sono le migliori modalità di utilizzo di un blog specifico come quello del marketing?

Trenitalia ed il CRM
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 27 Gennaio 2005 

Con grande fatica Trenitalia si sta lentamente avvicinamento al concetto di "cliente". Hanno migliorato e potenziato il loro sito che offre un servizio molto utile come l'orario dei treni e la possibilità di richiedere la intercity card per partecipare ad un programma di fidelizzazione, in cui il web offre la possibilità di vedere il saldo dei punti accumulati, richiedere i premi e via discorrendo. Viaggio spesso per lavoro e ho in tasca una intercity card che oggi è totalmente inutilizzabile. Non so se sia per negligenza, per volontà di risparmiare o qualsiasi ragione che ignoro, il mio codice cliente non è inserito all'interno della striscia magnetica, ma apposto alla card tramite stampa; essendo oggi questa non più leggibile, rende del tuttoi inutilizzabile la mia "fidelity card".

E' proprio vero che come affermava nel 2000 Melissa Shore di Jupiter, loyalty is not only about loyalty progrrams.

Scusate se insisto ma credo che la "fedeltà" bisogna guadagnarsela. Voi che ne pensate?

Dagli all'untore!
Autore: M. Bancora | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Giovedì, 20 Gennaio 2005 

spam_can.jpgStiamo nel nostro piccolo lottando una strenua lotta contro lo spam. Non mi riferisco a quello classico, per cui il tasto canc si abbatte furiosamente su una serie di oggetti più o meno inutili, mi riferisco alla battaglia che stiamo combattendo contro i commenti spam che attanagliano i blog e quindi anche IMlog.

Ho provato ad installare un filtro Bayesiano che apprendendo dai comportamenti degli untori, avrebbe dovuto impedire di ritrovarsi con il blog ricolmo delle proposte più variegate. Dopo un certo periodo di felice convivenza questo filtro è diventato talmente intelligente che stava prendendo il sopravvento. Ha iniziato a postare interventi di sua iniziativa, a decidere che il commento di un lettore era più interessante di un altro, a pensare all'etica della selezione a priori. Era giunto il momento di cambiare, non per altro, ma la formattazione dei post lasciava molto a desiderare. Quando poi abbiamo letto il commento di IO ci siamo veramente spaventati :).

Ieri sera ho avuto il tempo per installare un nuovo filtro, più umano e meno euristico. Sei umano? Commenta. Non sei umano? Pazienta. Questo nuovo sistema rende i commenti un po' meno fluidi nella loro composizione, ma ci evita di dover continuamente controllare che i commenti sul Viagra non prendano il sopravvento su quelli della nuova versione della Chevrolet 69. Si deve inserire un codice numerico prima di inviare il commento, codice che solo un essere umano dovrebbe essere in grado di riconoscere. Dovrebbe...

Un bambino di nome Yahoo
Autore: Lorenzo.LaRegina | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Lunedì, 17 Gennaio 2005 

Dragoman Lucian Yahoo. È questo l'incredibile nome che una coppia di rumeni ha dato al proprio figlioletto nato il giorno di Natale. Secondo la madre il nome è un omaggio a Internet, uno dei punti di riferimento della sua vita.

Internet ha cambiato la nostra vita sentimentale: incontrarsi sul web, conoscersi, chattare non è più una novità ma ormai una realtà quotidiana che coinvolge milioni di pesone.
E, come talvolta capita, si scopre, un messaggio dopo l'altro, un certo feeling che a volte può sfociare in una storia d'amore che poi diventa reale "uscendo dal monitor".

Ci si incontra, ci si conosce, ci si sposa. Si fa un figlio... fin qui nulla di veramente straordinario... ma chiamarlo Yahoo?

La storia non è una metafora romanzata, nè una narrazione di stampo tecnologico, né tantomeno una favola futuristica basata sul Net. La storia è una storia vera, raccontata dagli stessi protagonisti, e nella sua paradossale semplicità, diventa vero e proprio emblema della crescente invasione (o invadenza?) del web nella realtà offline.

Cornelia e Nonu Dragoman, rumeni, cittadini della Transylvania. I due si sono incontrati online e, dopo tre mesi di chat ed incontri virtuali, hanno deciso di incontrarsi dal vivo. Sconfessando ogni teoria per la quale i rapporti online sono destinati a morire se portati fuori dallo schermo, la coppia è convolata a giuste nozze. Infine, il giorno di Natale, ecco il pargoletto.

Il bambino avrà sui propri documenti il seguente nome: Lucian Yahoo Dragoman. All'ovvia domanda circa l'origine del nome, la mamma del piccolo ha risposto con gran semplicità: «lo abbiamo chiamato Lucian Yahoo per mio padre e per il Net, i due veri fari della mia vita». Se non fosse tutto assolutamente reale bisognerebbe chiudere con "e vissero felici e contenti".

Cosa sarebbe successo in Italia? Forse avrebbero chiamato il figlio "Virgilio", altro noto sito con una trafficatissima chat dove, fra verità e "bufale", si incontrano quotidianamente migliaia di persone e, come spesso accade, il pilota di caccia alto e muscoloso con cui si è state in corrispondenza si rivela uno smilzo e noioso impiegato del fisco
Ma questi rischi ci sono sempre stati nel "dating ()": «Una donna può incontrare al bar qualcuno che afferma di essere un avvocato e poi magari è un disoccupato...vi è sempre un po' di sotterfugio nel mondo degli incontri amorosi, che sia online oppure no».


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