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Comunicazioni destabilizzanti
Autore: Thomas.Grones | Categoria: E-commerce | Data: Mercoledì, 15 Giugno 2005 

Lettura di un comunicato stampa da un addetto ai lavori: Ecommerce

Ogni mese tradedoubler, nota società legata al mondo del pay per action esce con i propri report che lega all’andamento del mercato e-commerce. Sempre crescite a due cifre, sempre positivo il trend dell’e-commerce o interpretazioni a rischio. Sarebbe auspicabile che le aziende italiane operanti nei servizi web fossero così puntuali e sollecite nelle comunicazioni al pubblico, soprattutto perché in tal modo si eviterebbe la confusione che ogni mese tradedoubler crea nel mercato, soprattutto negli addetti stampa delle testate che si giovano dei comunicati per scrivere i propri pezzi.

Il punto è che tradedoubler comunica come dati di mercato i propri dati, rimanendo sulla labile differenza che intercorre tra mercato dei propri clienti sul circuito e mercato complessivo. La differenza è una sottile differenza non di poco conto.

Tradedoubler è una società di servizi il cui numero di clienti cresce di mese in mese su base internazionale e cambia di mese in mese la scena degli attori su base locale, ed è per lei un bene, segno che l’azienda è sana ed il proprio modello di business regge bene. Al contempo cresce il numero di inserzionisti che offre parte dei propri spazi di advertising al circuito di tradedoubler per monetizzare il traffico. E’ quindi ovvio che a fronte di queste crescite cresca il rapporto tra gli introiti maturati e generati dall’azienda nel mese trascorso rispetto allo stesso periodo di riferimento dell’anno precedente, ed ovvie anche le fluttuazioni determinate da entrate o uscite di scena dal suo panel di clienti.

Proprio ovvio pero’ questo non è. Sebbene l’azienda comunichi che “Il TradeDoubler Tracker™ è un report mensile che illustra volumi e trend delle vendite online in Europa sulla base dei dati di rilevazione raccolti da TradeDoubler all’interno del suo network europeo. I dati riportati dal Tracker illustrano i risultati tracciati e generati all’interno della rete di TradeDoubler, presente in 16 Paesi europei con clienti operanti in diversi settori.” …Ovvero si tratti di dati evinti dal proprio panel e non dal mercato di riferimento composto da tutti gli attori che ne fanno parte, molte testate poi omettono questo dato e molti lettori meno attenti al valore dell’informazione rilasciata leggono in tradedoubler il termometro del mercato del commercio elettronico.

Ecco quindi che l’informazione diventa distorta. Così non è poi infrequente ritrovarsi il giornalista che chiama per conferme, per sentire altre campane, ed ecco che va spiegato nuovamente il polso del mercato ecommerce italiano. Verifiche possono essere fatte sulle riprese di varie testate… che copiaincollano il comunicato senza assimilarlo, facendosi prendere dai numeri ovviamente positivissimi del mercato. Ma mi ripeto; le fluttuazioni, gli aumenti sono direttamente correlati all’azienda che comunica, non al mercato.

Il mercato è un'altra cosa e sarebbe auspicabile che tutti gli operatori del mercato ecommerce italiano realmente si associassero iniziando a comunicare in maniera puntuale il termometro dell’andamento del mercato. Sarebbe un bene per tutti.

Commenti

Gli operatori del mercato ecommerce italiano hanno iniziato ad associarsi.

Il problema e' che non e' facile far nascere una associazione come si deve.

Anzi, ne approfitto se ci ascolta qualcuno che voglia mettere un po' della sua competenza al servizio dell'associazione e' il benvenuto.

Inviato da: Stefano "Free.9" Scardovi @ 15.06.05 15:30

Caro Thomas, non credo che gli amici di TradeDoubler siano gli unici a distribuire questo genere di informazioni. Di comunicati così credo che ne esca ogni giorno un discreto volume. Il problema, in termini di comunicazione è duplice. Da una parte bisogna chiedersi se la "confusione" tra andamento del mercato e andamento aziendale sia in qualche modo "voluto" (per dare segnali positivi ad esempio) o semplicemente è una mancanza di chiarezza (qualità) nella costruzione della comunicazione, e quindi senza "dolo". Certo è anche ipotizzabile che l'obbiettivo sia quello di far emergere l'azienda come player di riferimento e quindi "il mercato in fondo siamo noi"

Circa la capacità di ricezione dei media, è chiaro che le modalità di diffusione dei comunicati fa sì che ci sono moltissime testate online che non fanno altro che riprendere (cut & paste)integralmente il testo che ricevono. Ed è su questo che, talvolta, conta una certa comunicazione non proprio "limpida". Mi confermi però ci sono anche giornalisti (esistono ancora vivaddio...) che a fronte di una informazione evidentemente non chiarissima sentono l'esigenza di approfondire.

Inviato da: Enrico Bianchessi @ 15.06.05 12:39

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